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Roma, 4 set. (askanews) – In quello che probabilmente è il più affollato vertice diplomatico dell’anno, la Cina sta ospitando a Pechino i leader e rappresentanti di 53 dei 54 paesi dell’Africa (unica eccezione è il regno di eSwatini, l’ex Swaziland) per il Forum di cooperazione sino-africana FOCAC, che si tiene ogni tre anni alternativamente in Cina e in un paese africano. Una dimostrazione ulteriore di volontà di Pechino di aumentare il suo grip sul continente africano, cruciale per le sue materie prime che sono necessarie allo sviluppo tecnologico.
Il presidente cinese Xi Jinping, in questi giorni, ha ricevuto un numero notevole di presidenti e leader africani, facendo nuove promesse d’investimento, anche se l’esposizione debitoria della Cina in questo momento pone dei dubbi sulla reale possibilità di Pechino di mantenere un livello d’impegno così significativo.
Inoltre, attorno all’Africa si è creato un clima di corteggiamento che vede impegnati anche diversi altri paesi. Questa settimana, per esempio, l’Indonesia ha tenuto un proprio forum di cooperazoone con 22 paesi africani e il suo presidente, Joko Widodo, ha promesso di “difendere gi interessi del Sud globale”. Anche l’India sta cercando di sfruttare il suo crescente peso economico per mettere piede in Africa. Al forum Future of Asia di Nikkei a maggio, il ministro degli Esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar ha dichiarato che l'”impegno dell’India con l’Africa si è intensificato, soprattutto lungo la costa orientale africana”. Il Giappone, inoltre, ospita la Conferenza internazionale di Tokyo sullo Sviluppo Africano (TICAD) dal 1993.
La Cina, però, è stata il più grande partner commerciale dell’Africa negli ultimi 15 anni, con un volume commerciale che nel 2023 ha raggiunto un record di 282,1 miliardi di dollari. Il deficit commerciale complessivo dell’Africa rispetto alla Cina è aumentato l’anno scorso a 64 miliardi di dollari, anche se il divario si è ridotto nella prima metà del 2024 grazie alle importazioni in rapida crescita dall’Africa di prodotti agricoli, metalli, materie prime critiche per i nuovi settori energetici cinesi. Gli investimenti diretti dalla Cina hanno raggiunto i 40 miliardi di dollari nel 2023, rendendola una delle principali fonti di investimenti esteri in Africa.
Ancora, le istituzioni finanziarie cinesi hanno fornito più di 170 miliardi di dollari in crediti, prestiti e sovvenzioni alle nazioni africane tra il 2001 e il 2022, principalmente per finanziare progetti infrastrutturali legati all’Iniziativa Belt
and Road, voluta dal Xi.
Tuttavia tutto questo attivismo presenta anche un lato negativo. L’esposizione dei paesi africani verso la Cina pone dei problemi a cui le classi dirigenti dei paesi africani non sono insensibili. Lo scorso anno la Cina ha registrato un avanzo commerciale di oltre 63 miliardi di dollari con l’Africa, in una dinamica per cui importa materie prime e vende prodotti finiti. Non a caso il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, incontrando Xi, ha chiesto di ridurre questo divario e di investire nel manifatturiero per creare posti di lavoro.
In questi giorni Xi ha anche incontrato il presidente della Repubblica democratica del Congo, Félix Tshisekedi, promettendo di approfondire la cooperazione nei settori dell’agricoltura e della lavorazione dei metalli, per aiutare il paese a “trasformare le risorse in slancio per lo sviluppo”. Il leader cinese ha inoltre promesso di consolidare la “fiducia politica reciproca”, affermando che i due paesi sono “compagni di viaggio sulla strada della modernizzazione e dovrebbero essere amici stretti con aspirazioni simili e benefici reciproci”.
La RDC fornisce oltre il 60% del cobalto della Cina, un componente chiave nelle batterie per veicoli elettrici ed elettronica, rendendola un attore chiave nella transizione dell’Asia verso l’energia verde.
All’inizio di quest’anno, due società cinesi – Sinohydro Corp e China Railway Group – hanno accettato di investire fino a 7 miliardi di dollari in infrastrutture per sostenere la joint venture Sicomines per rame e cobalto.
Xi ha ricevuto anche i leader di Gibuti, Comore, Mali e Togo, paesi che hanno elevato i loro rispettivi partenariati bilaterali al livello di “partenariato strategico”.
Ismail Omar Guelleh, presidente di Gibuti, ha detto a Xi che il suo paese attende con impazienza di “rafforzare la comunicazione e la collaborazione nell’attuale situazione internazionale e regionale” per “promuovere la sicurezza e lo sviluppo regionale”. Gibuti è un paese particolarmente importante per Pechino nel Corno d’Africa, perché ospita l’unica base navale della marina cinese al di fuori del territorio nazionale.
Incontrando il colonnello Assimi Goita, presidente ad interim del Mali controllato da una giunta militare, Xi ha dichiarato che la Cina ha “sostenuto l’autodeterminazione del popolo africano nel decidere il proprio destino futuro”. Goita, dal canto suo, ha lodato la posizione di Pechino di “opposizione all’interferenza negli affari interni di altri paesi”.
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