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Bruxelles, 18 giu. (askanews) – “L’Italia deve veder riconosciuto il proprio ruolo”. Giorgia Meloni lo ribadisce durante la cena dei leader europei, terminata questa sera a Bruxelles senza aver raggiunto un’intesa sui top jobs.

Una riunione informale iniziata con oltre due ore di ritardo, a causa degli incontri tra i mediatori dei partiti di maggioranza: Emmanuel Macron e Mark Rutte per i Liberali; Donald Tusk e Kyriakos Mitsotakis per il Ppe; Olaf Scholz e Pedro Sanchez per il Pse. Uno ‘slittamento’ che ha creato qualche irritazione tra i capi di Stato e di governo – Italia compresa – al di fuori dei tre partiti di maggioranza, che nei loro interventi non hanno mancato di rimarcare il problema di un “metodo” che esclude di fatto alcuni Paesi dal processo decisionale.

La riunione ha visto prima l’intervento dell”ospite’ Roberta Metsola, poi quello di Ursula von der Leyen, la presidente uscente della Commissione che il Ppe ha proposto per la riconferma. Lei ha tracciato un bilancio di 5 anni di attività e delineato alcune proposte per i prossimi anni. Poi ha lasciato la sala, dando ai membri del Consiglio la possibilità di parlare liberamente. Un po’ tutti i leader hanno preso la parola, esprimendo la propria opinione sul percorso. Molto duro Viktor Orban, che questa mattina aveva incontrato la premier italiana.
“La volontà del popolo europeo è stata ignorata”, secondo il premier ungherese che invita le destre a unirsi “contro i burocrati”.

Da parte sua, secondo quanto riferiscono fonti diplomatiche, Meloni ha evidenziato problemi di “metodo e di merito”. In particolare, secondo lei, non sarebbe un iter corretto presentare un pacchetto già confezionato di nomi, senza prima aver effettuato una discussione collegiale e complessiva sull’idea di Unione per i prossimi anni. Una linea su cui ha trovato il supporto di alcuni ‘colleghi’. La premier ha anche ribadito che l’Italia chiede di vedersi “riconosciuto il giusto peso”, come Paese fondatore, seconda manifattura d’Europa, terzo Stato per abitanti. La premier non è scesa nel dettaglio, ma la richiesta era già stata recapitata oggi da lei stessa in un incontro con il presidente del Consiglio Charles Michel e dal ministro degli Esteri Antonio Tajani con la compagna di partito Ursula von der Leyen: Roma vuole una vicepresidenza e un commissario con deleghe di peso, ancora da discutere.

A rendere più complessa la situazione di stallo anche la diversità di vedute tra Ppe e Socialisti sul presidente del Consiglio. Il Pse sostiene Antonio Costa, ex premier portoghese, su cui però i Popolari mostrano perplessità, chiedendo di affidargli un mandato di soli 2 anni e mezzo. Una richiesta che i Socialisti non intendono accettare. In questa situazione di stallo è stato ritenuto meglio chiudere la seduta. Se ne riparlerà tra 10 giorni, al Consiglio formale del 27 e 28.

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