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Bruxelles, 16 mag. (askanews) – In un intervento oggi al “Brussels Economic Forum” di Bruxelles, il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, ha sottolineato che, a venti giorni dalle elezioni europee, bisogna chiarire la necessità di continuare sulla strada del Green Deal, senza fare una marcia indietro che sarebbe “un errore storico”.
Il commissario ha anche insistito sull’urgenza, per finanziare almeno una parte della transizione green e digitale, di stabilire “strumenti comuni per obiettivi comuni” europei, come è stato fatto per la risposta alla pandemia con il “NextGenerationEU” che termina a fine 2026, per mobilitare investimenti pubblici a livello Ue, e non solo a livello degli Stati membri (ciò che andrebbe a scapito della coesione del mercato unico).

“Siamo alla fine della legislatura europea e dell’attuale Commissione. E penso – ha osservato Gentiloni – che sia il momento giusto per ricordare il fatto che quando è nata l’attuale Commissione, il Green Deal europeo era il suo carattere distintivo. Poi ovviamente in questi cinque anni sono successe tante cose, la pandemia e l’invasione russa dell’Ucraina; ma a distanza di cinque anni credo sia giusto chiederci se ci stiamo pentendo della decisione presa quattro-cinque anni fa, di avere il Green Deal come profilo principale dell’attuale Commissione. E la mia risposta è decisamente no: non ci pentiamo, o almeno non dovremmo pentirci”.

Le motivazioni di questo “no” sono sostanzialmente due: “In primo luogo, a causa dell’urgenza della crisi climatica. La settimana scorsa – ha evidenziato il commissario – sono usciti i dati Copernicus su ciò che è accaduto nell’aprile di quest’anno, che è stato di 1,58°C più caldo” rispetto alla media di aprile per il periodo preindustriale 1850-1900. “Quindi, per quanto riguarda l’aumento della temperatura a livello globale, siamo già oltre il limite di 1,5 gradi”, la soglia da non superare secondo l’Accordo di Parigi sul clima.

“Ma non è solo l’urgenza; c’è anche il fatto – ha aggiunto Gentiloni – che noi siamo in grado di realizzare la transizione verde. Vorrei solo ricordare un paio di dati. Innanzitutto come stanno andando le emissioni: nell’Ue la riduzione del 2023 rispetto al 2022 è stata del 15,5%, che è ovviamente un numero significativo. Un secondo numero significativo, nel 2023 è stato quello della capacità di energia solare installata nell’Ue: 56 GW di energia solare, qualcosa di simile a 56 impianti nucleari di medie dimensioni in un anno”.

Insomma, “le cose si stanno muovendo. Ma ovviamente – ha riconosciuto il commissario – noi, l’Ue, rappresentiamo solo il 7% delle emissioni globali. Cosa succede nel restante 93%? Ciò che accade per il restante 93% ci porta alla geopolitica, al modo in cui raggiungiamo gli accordi a livello internazionale e anche a come adottare misure per evitare che gli europei, che sono più avanzati” riguardo alle politiche contro il cambiamento climatico “debbano subire gravi conseguenze economiche per questo. E qui è, ad esempio, la logica di misure come il Meccanismo di dazi sul carbonio alle frontiere (Cbam, ndr), una specie di carbon tax ‘all’europea'”.

Poi c’è un altro problema, ha continuato Gentiloni, quello dei “costi di questa transizione: noi calcoliamo sempre il fabbisogno di investimenti, e il nostro calcolo più recente è che serviranno 620 miliardi di investimenti aggiuntivi all’anno per la transizione verde e digitale nell’Ue da ora al 2030”.

“Da dove proverranno – ha chiesto il commissario – queste enormi montagne di investimenti? Ieri – ha ricordato – abbiamo presentato le nostre Previsioni economiche di primavera, e ciò che è chiaro è che il livello degli investimenti privati nell’Unione europea è stabile, non aumenta a sufficienza. Invece gli investimenti pubblici, a differenza di quanto accadde nel periodo della crisi finanziaria, continuano a essere forti, e addirittura in aumento”.

“Il livello degli investimenti privati – ha riferito ancora Gentiloni – è stato piuttosto contenuto nell’ultimo periodo, a causa della crisi economica e di altri fattori che sappiamo; quindi abbiamo bisogno di questo contributo più forte da parte degli investimenti privati. E dobbiamo ovviamente pensare a cosa accadrà agli investimenti pubblici dopo la fine del “NextGenerationEU” (ovvero del Pnrr, ndr) nel 2026″.

Comunque, “nel complesso dobbiamo essere pragmatici, dobbiamo guardare all’equità sociale e regionale della transizione, ma non possiamo – ha sottolineato Gentiloni – commettere l’errore storico di fare marcia indietro sulla transizione”.

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