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Bruxelles, 18 dic. (askanews) – Le ragioni per cui l’Italia, unico Stato membro tra i Ventisette, ha votato contro l’orientamento generale del Consiglio Ue riguardo al regolamento sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggi, al Consiglio Ambiente dell’Ue oggi a Bruxelles, sono state indicate dal ministro dell’Ambiente e la Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, durante un breve incontro con la stampa nel pomeriggio. L’orientamento generale costituisce la posizione negoziale del Consiglio Ue nel negoziato sul testo finale del Regolamento che inizierà ora con il Parlamento europeo e con la Commissione (“trilogo”).
Pichetto ha spiegato che il testo di compromesso che ha ricevuto
oggi il sostegno del Consiglio Ue è molto più vicino a quello
della proposta originaria della Commissione, e quindi molto più
rigoroso ed esigente, in senso ambientalista, della posizione
negoziale che era stata approvata dal Parlamento europeo il 22
novembre scorso a Strasburgo.
La posizione dell’Eurocamera, invece, aveva accolto gran parte
delle richieste dell’Italia, in particolare cancellando diversi
obiettivi obbligatori di riuso degli imballaggi: quelli generali
per il 2040 (erano rimasti solo quelli più blandi del 2030);
quelli per gli alimenti da asporto del settore alberghiero e
della ristorazione e catering (il 10% nel 2030 e il 40% nel
2040); quelli per il riuso e la ricarica delle bottiglie per
bevande alcoliche (compreso il vino) e non alcoliche. Ed
eliminando praticamente tutti i divieti relativi agli imballaggi
monouso (art. 22, allegato V del regolamento) usati soprattutto
nel settore della distribuzione alimentare.
Un altro punto su cui l’Italia sperava che il Consiglio Ue
riprendesse la posizione dell’Europarlamento è quello che
introduce deroghe dall’obbligo di riutilizzo per i paesi che, a
livello nazionale, hanno una media molto alta di riciclaggio
degli imballaggi usati (l’Italia ha il 56%, tra le più alte).
Anche qui, tuttavia, il Consiglio ha preferito restare sul testo
originario della Commissione.
Pichetto ha anche criticato come insufficiente una delle ultime modifiche apportate al testo di compromesso dalla presidenza di turno spagnola del Consiglio Ue, quella che concede un anno in più (fino all’inizio del 2025) per l’entrata in vigore dell’obbligo di rendere biodegradabili e compostabili i materiali utilizzati negli imballaggi di prodotti di natura organica (art.8).
Il ministro si è anche espresso contro un’altre modifica proposta nelle ultime ore dalla presidenza spagnola di turno, riguardante l’articolo 26 sul riuso e ricarica delle bottiglie, affermando che discriminerebbe i piccoli esercizi commerciali e le Pmi, favorendo invece le grandi catene. In questo caso, tuttavia, il “no” italiano sembra essere motivato piuttosto dalla generale opposizione agli obblighi di riutilizzo e ricarica (con obiettivi al 2030 e 2040) delle bottiglie, soprattutto di quelle di vino.”Noi abbiamo preso una posizione con voto contrario sulla proposta di regolamento imballaggi da parte del Consiglio Ue, perché non soddisfa assolutamente quelle che sono le esigenze del nostro paese, perché noi siamo un paese che ha il 56,5% di raccolta differenziata; il resto d’Europa è su una media al 48%. Il 95% degli imballaggi a base nazionale sono imballaggi della plastica”, ha spiegato Pichetto Fratin ai giornalisti, dopo la decisione sulla posizione negoziale presa dai ministri oggi a Bruxelles.
“Noi – ha continuato il ministro italiano – chiedevamo alcune
modifiche sostanzialmente su tre articoli: uno che è quello che
riguarda i cosiddetti imballaggi compostabili”, che dovranno
essere obbligatori per certi prodotti di natura organica.
Nonostante in Consiglio avesse accolto favorevolmente la proroga
di un anno concessa su quest’obbligo, con i giornalisti Pichetto
si è lamentato che sia stato concesso solo un anno in più, “fino
al primo gennaio 2025”, osservando che “in questa situazione,
peraltro, con il trilogo che avverrà nel 2024”, arrivare al 2025
“è del tutto normale”.
Il secondo punto su cui l’Italia non ha ottenuto soddisfazione è quello relativo alle deroghe dagli obiettivi di riuso, basate sull’alta percentuale di raccolta differenziata e riciclaggio che il Paese può vantare. “Volevamo su base nazionale, visto il nostro livello di differenziata, dei parametri diversi per riuso e riciclo” richiedendo “che laddove il riciclo raggiungeva percentuale superiori al 75-80% ci fosse lo spazio di deroga al riuso. Ma non è avvenuto”, ha constatato il ministro.
“Per quanto riguarda l’articolo 26 (su riuso e ricarica, ndr), il Consiglio ha accolto l’istanza della Germania sulla possibilità di valutazione di gruppo, il ‘pooling'”, di due diverse imprese o diversi distributori finali per valutare che abbiano raggiunto gli obiettivi di riutilizzo. Ma questo, ha rilevato Pichetto, “riguarda solo la parte del ‘beverage’ (le bevande, ndr), e non complessivamente tutto il sistema. Questo significa che si vanno ad agevolare alcune situazioni di grandi imprese, e non invece le caratteristiche di un mercato, di una realtà come quella italiana dove la struttura è essenzialmente fatta di Pmi. Su questo ho anche manifestato, con la dichiarazione di voto, una eccezione di ordine giuridico che saranno poi gli uffici legali della Commissione a valutare, perché si va a incrinare quello che è l’equilibrio del mercato interno”.
“Noi siamo – ha sottolineato il ministro – totalmente sulla posizione del Parlamento, che rappresenta i cittadini europei.
Peraltro, la differenza è notevole: la scelta di oggi del Consiglio è molto più rigida, e molto più vicina alla proposta della Commissione europea”, e questo in particolare “sul fatto di porre dei vincoli molto rigidi sul riuso, fin dall’immediato, e con dei target vincolanti, mentre il Parlamento lascia degli spazi di flessibilità maggiori”.
E poi “c’è tutto il fronte della plastica monouso”, con i divieti degli imballaggi usa e getta che il Parlamento aveva eliminato, e che invece il Consiglio ha confermato, con “una scelta rigida”. Per tutto questo, “io mi auguro che nel ‘trilogo’ prevalga la posizione del Parlamento europeo”, ha insistito Pichetto Fratin.
A un giornalista che chiedeva perché si consideri che gli obiettivi di riuso rischino di compromettere quelli sul riciclaggio, come sostiene il governo italiano, dal momento che viene riciclato meno del 60% degli imballaggi, e la produzione di rifiuti in quest’area è in continuo aumento, perché i due target non possano essere complementari, il ministro ha risposto: “Infatti noi chiedevamo che stessero assieme”. C’è “il dato di fatto” per cui “non si può imporre l’obbligo del riuso, in particolare in un paese come l’Italia, con le sue caratteristiche della distribuzione. Pensiamo al food”, al settore agroalimentare, “che a livello italiano è qualcosa di enorme, e non è standardizzato sulle grandi catene”.
“Ecco perché chiedevamo proprio quello, la possibilità di tenere
insieme riciclo e riuso, naturalmente, se vogliamo, anche con
regole rigide nel controllo, ma non con l’obbligo del riuso”, ha
concluso Pichetto Fratin.
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