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Bruxelles, 9 apr. (askanews) – Botta e risposta con toni duri tra il presidente del Ppe, Manfred Weber, e il capo delegazione del Pd, Brando Benifei, sul Patto Ue immigrazione asilo, che verrà votato dalla plenaria del Parlamento europeo domani a Bruxelles.
Con una presa di posizione inusuale, Weber ha diramato questo pomeriggio un comunicato stampa in italiano, rivolto direttamente al Pd, in cui afferma testualmente: “I socialdemocratici italiani non devono sottrarsi alle loro responsabilità. L’Italia è il paese più colpito” dalle crisi migratorie. “Se il patto migratorio fallisse, causerebbe danni enormi all’Europa e in particolare all’Italia. Questo non deve accadere”.
“Il voto sul pacchetto dell’Ue sull’asilo e la migrazione è uno dei più importanti di questa legislatura”, e “i cittadini europei si aspettano che i politici forniscano risposte a questa grande sfida. Dopo anni di dibattiti angoscianti, ora sono necessarie soluzioni”.
“Abbiamo bisogno – sottolinea il presidente del Ppe – di una procedura ordinata per ridurre l’immigrazione, di controlli rigorosi alle frontiere esterne dell’Unione europea, e di lotta contro l’immigrazione clandestina, contro il modello imprenditoriale dei trafficanti e della criminalità organizzata”
“Il voto di domani – conclude Weber – deciderà se il Pd continuerà a essere un partito europeista”.
La risposta di Benifei non si è fatta attendere: “Il Partito Democratico non si fa dare lezioni di europeismo dal Presidente del Ppe, Manfred Weber, che lavora sistematicamente da mesi per smantellare il Green Deal europeo, o per annacquare le proposte di riforma per superare il diritto di veto” nelle decisioni di politica estera del Consiglio Ue, “dimostrando di essere completamente asservito alla destra ultra nazionalista”, ha scritto il capo delegazione del Pd al Parlamento europeo in una nota stampa, sempre nel pomeriggio.
“Il Ppe vuole trasformare la politica europea in materia di asilo e migrazione in una pura questione di sicurezza, usare i fondi europei per costruire muri e recinzioni alle frontiere dell’Unione e per l’esternalizzazione secondo il ‘modello Ruanda'”, aggiunge Benifei, con riferimento al tentativo del Regno Unito di subappaltare al Paese africano la gestione dei richiedenti asilo che arrivano irregolarmente sul loro territorio, che somiglia molto a un punto sostenuto dal Ppe nel suo “Manifesto” per le elezioni europee.
“La questione – ricorda il capo delegazione del Pd – è ovviamente complessa, e i gruppi parlamentari europei si divideranno perché c’è chi pensa legittimamente che questo compromesso sia meglio di nessun compromesso; ma per noi, da italiani del Pd, è davvero troppo poco, e per questo voteremo contro”, ha annunciato.
“Il Patto sulle migrazioni che esce dall’accordo fatto col Consiglio Ue, infatti – spiega Benifei -, danneggia l’Italia, perché vuole trasformare il nostro paese in un Cpr (un Centro di permanenza per i rimpatri, le strutture di trattenimento per i migranti irregolari, ndr) all’aria aperta”, e “spinge verso i paesi terzi la gestione dei rifugiati e dei richiedenti asilo, invece che promuovere un’autentica ripartizione delle responsabilità” tra i diversi Stati membri dell’Ue.
“Per noi i diritti umani e la solidarietà europea sono fondamentali; non avalliamo un accordo che lascia troppo sola l’Italia e non è sufficientemente solido sui diritti delle persone più fragili”, conclude il capo delegazione del Pd.
Il “Patto migratorio” consiste di dieci diversi testi legislativi (sette proposti dalla Commissione il 23 settembre 2020, e tre ripresi da proposte del 2016 rimaste a lungo bloccate in Consiglio Ue), che verranno votati dalla plenaria in rapida successione nel pomeriggio di domani, a partire dalle 17, dopo un dibattito in aula a partire dalle 12.30.
I dieci testi sono stati negoziati in una logica di pacchetto, prima tra i diversi gruppi europarlamentari e poi tra il Parlamento europeo e il Consiglio Ue. Ma domani potrebbe benissimo succedere che il voto dell’aula non approvi tutti i testi, “spacchettando” così il Patto.
Almeno due proposte di regolamento rischiano di essere bocciate, secondo diverse fonti del Parlamento europeo: il regolamento sulle Procedure per l’Asilo (“Asylum Procedure Regulation”) e quello riguardante le “situazioni di crisi e di forza maggiore” nel campo migratorio.
Il voto contrario del Pd (16 eurodeputati), annunciato da Benifei, potrebbe in realtà non riguardare tutti i testi del Patto migratorio. A quanto si apprende a Bruxelles, infatti, su almeno un regolamento, quello sulla gestione dell’Asilo e della migrazione (Ramm), il giudizio degli eurodeputati democratici è piuttosto positivo.
Il regolamento Ramm prevede un meccanismo di solidarietà tra gli Stati membri con un numero annuale di almeno 30.000 migranti irregolari redistribuiti in paesi diversi da quelli di primo arrivo; questi “ricollocamenti” saranno sotto il controllo di un coordinatore per l’Ue, una figura che non esisteva finora. Inoltre, ci saranno garanzie rafforzate per i minori non accompagnati, ed è previsto che tutte le persone con familiari sottoposti a protezione internazionale in uno Stato membro potranno ricongiungersi a loro, ovunque si trovino nell’Ue (in deroga dal controverso principio del “paese di primo arrivo” del Regolamento di Dublino).
La delegazione del Pd, inoltre, dovrebbe votare a favore di altri tre testi legislativi, basati su vecchie proposte del 2016 che sono state aggiornate e inserite nel pacchetto: innanzitutto la “direttiva accoglienza”, che stabilisce le norme relative alle condizioni che devono essere assicurate negli Stati membri ai richiedenti la protezione internazionale per quanto riguarda alloggio, istruzione, assistenza sanitaria, accesso alle misure di integrazione, al mercato del lavoro e alla libertà di circolazione. La direttiva fissa anche le regole per mantenere in stato di detenzione i richiedenti asilo durante l’esame della domanda.
Gli altri due testi a cui il Pd non dovrebbe opporsi sono il regolamento sui “Reinsediamenti” (ammissione umanitaria e volontaria negli Stati membri di persone, provenienti da paesi terzi, con diritto alla protezione internazionale); e il regolamento sull’attribuzione delle qualifiche di rifugiati e di beneficiari della protezione internazionale o sussidiaria, sul loro status uniforme e sul contenuto della protezione riconosciuta.
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