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Bruxelles, 7 nov. (askanews) – Per finanziare gli investimenti necessari nei prossimi anni per perseguire gli obiettivi prioritari comuni decisi dall’Ue (in particolare transizione verde e digitale, sicurezza e difesa, competitività) non basteranno gli investimenti del settore privato, ma serviranno anche quelli pubblici nazionali e del bilancio comunitario; e, se gli Stati membri si accorderanno su questo, non va escluso nemmeno il possibile ricorso a nuove emissioni di debito comune.
E’ quanto ha detto, in sostanza, questo pomeriggio a Bruxelles l’attuale vicepresidente esecutivo della Commissione europea uscente, Valdis Dombrovskis (lettone, Ppe), durante la sua audizione di conferma al Parlamento europeo come prossimo commissario Ue designato agli Affari economici e alla Produttività. L’apertura di Dombrovskis verso la possibilità di nuovo debito comune, sebbene tirata a forza dalle ripetute domande di alcuni europarlamentari, contraddice la netta chiusura che era stata espressa la settimana scorsa, il 30 ottobre, dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen in una conferenza stampa a Bruxelles.
Durante l’audizione di Dombrovskis, la prima domanda su questo tema gli è stata rivolta dall’eurodeputata del Pd Irene Tinagli, che nella scorsa legislatura era stata presidente della commissione Affari economici del Parlamento europeo.
“Secondo la Bce – ha riferito Tinagli – per perseguire le sue priorità l’Unione europea avrebbe bisogno di investimenti annuali per centinaia di miliardi di euro. E questi soldi non possono venire tutti dal settore privato, e neanche dall’Unione dei mercati dei capitali dell’Ue, per la quale ci vorrà ancora tempo. Quindi – ha chiesto – non saranno necessari fondi pubblici per completare gli investimenti insufficienti del settore privato?”.
“La trasformazione verde e digitale, gli investimenti nella sicurezza e nelle capacità di difesa, tutto questo – ha risposto Dombrovskis – richiederà di mobilitare investimenti sia privati che pubblici. Dobbiamo valutare quali sono le nostre esigenze finanziarie. Dobbiamo completare l’Unione dei mercati dei capitali, e poi abbiamo il nuovo quadro Ue di governance finanziaria (il nuovo Patto di stabilità, ndr) che dà agli Stati membri la possibilità di avere percorsi di aggiustamento di bilancio che arrivano a 7 anni, più graduali, se scelgono di fare riforme e investimenti. Inoltre, ci sono i fondi Ue, come i Fondi di coesione, quelli del programma ‘InvestEU’, quelli del Pnrr, e poi ci sarà il nuovo quadro di bilancio pluriennale (per gli anni dopo il 2027, ndr) che la Commissione proporrà l’anno prossimo”.
Tinagli gli ha allora rivolto un’altra domanda più diretta: “Lei sottoporrà – ha chiesto – una proposta per colmare il divario finanziario dopo il 2026? È possibile immaginare nuove emissioni Ue di debito comune?”.
“Dopo la scadenza del Fondo Rrf (che finanzia i Pnrr nazionali, ndr) dovremo vedere come potenziare le capacità d’investimento”, ha replicato Dombrovskis, e questo, ha ricordato, è un lavoro che dovrà fare soprattutto il nuovo commissario Ue designato al Bilancio, il polacco Piotr Serafin. “Dovremo trovare come finanziare gli investimenti: attraverso nuove risorse proprie (del bilancio comunitario, ndr) che saranno proposte l’anno prossimo, attraverso contributi più grandi da parte degli Stati membri (sempre al bilancio Ue, ndr), oppure – ha detto finalmente Domvbrovskis – attraverso prestiti comuni. Tutto questo sarà discusso nell’ambito del nuovo quadro pluriennale di bilancio”.
Il commissario designato è tornato sull’argomento poco più tardi, rispondendo a un altro eurodeputato che insisteva sul tema del debito comune.
“Penso – ha osservato Dombrovskis – che la questione principale non sia tanto il ‘come’ finanziare gli investimenti” per le nostre priorità. “Prima di tutto bisogna determinare le priorità, concordare quali sono le esigenze di finanziamento, per che cosa e di quanto abbiamo bisogno, e successivamente decidere sulle modalità di finanziamento. E qui il commissario designato ha ripetuto la domanda sulle tre modalità possibili (che non sono alternative): “Con nuove ‘risorse proprie’? Con contributi degli Stati membri? Con un prestito comune?”.
“Ma il primo punto importante – ha insistito – è decidere cosa vogliamo finanziare, e se ci mettiamo d’accordp su questo, per quali importi. A quel punto possiamo discutere su come esattamente finanziarli. E penso – ha concluso Dombrovskis – che nessuna opzione sia esclusa”.
Poprio quest’ultima frase contraddice chiaramente la conclusione opposta che aveva affermato von der Leyen il 30 ottobre. “L’approccio che dobbiamo avere – aveva detto la presidente della Commissione – è il seguente: dobbiamo prima discutere se ci sono grandi progetti di comune interesse europeo, ad esempio uno scudo di difesa aerea. Se questo è il caso e si tratta di un progetto transfrontaliero, lo consideriamo allora un progetto europeo comune che vogliamo portare avanti insieme?” In questo caso, ha continuato von der Leyen, “penso che ci siano due modi per finanziarlo: o con contributi nazionali o con nuove risorse proprie” per il bilancio comunitario. “Quindi su uno di questi due elementi dobbiamo decidere come andare avanti”.
“Qualunque meccanismo di finanziamento si scelga, alla fine deve essere ripagato. E voglio insistere: ci sono solo due modi per pagarlo: o contributi nazionali o nuove risorse proprie per il bilancio europeo: non ci sono altri modi per finanziare progetti futuri”, aveva concluso la presidente della Commissione.
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