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Bruxelles, 12 set. (askanews) – La Commissione europea ha respinto come insufficienti i prezzi minimi volontari (“price undertakings”) che alcuni esportatori di auto elettriche cinesi si erano offerti di applicare sul mercato europeo, per compensare gli effetti dei sussidi di Pechino, dannosi per l’industria dell’Ue.

L’offerta mirava a convincere la Commissione a desistere dal proporre la conferma definitiva per cinque anni dei dazi supplementari alle importazioni dei veicoli elettrici cinesi, che dal 5 luglio sono già in applicazione provvisoria per quattro mesi.

La conferma dei dazi provvisori (che vanno dal 7,8% al 35,3%, a seconda del produttore, e si aggiungono ai dazi già esistenti del 10%) dovrebbe avvenire con un voto del Consiglio Ue nelle prossime settimane. La proposta della Commissione potrà essere respinta solo se esiste una maggioranza qualificata degli Stati membri contraria. Questo significa il 55% dei paesi (almeno 15 su 27) che rappresentino almeno il 65% della popolazione dell’Unione.

Finora, era nota la contrarietà a questi dazi da parte della Germania, ma da ieri si sa che anche Madrid, inizialmente favorevole, è ora orientata a votare contro, dopo le dichiarazioni di ieri in questo senso da parte del premier spagnolo Pedro Sanchez, in visita a Pechino.

“Nel quadro dell’inchiesta anti sussidi in corso sulle importazione di veicoli elettrici a batteria dalla Cina, diversi esportatori di auto cinesi hanno sottoposto alla Commissione delle offerte di ‘price undertakings’, che sono impegni da parte degli esportatori di rispettare prezzi minimi all’importazione al fine di compensare i danni causati dai sussidi”, ha spiegato il portavoce per il Commercio estero della Commissione europea, Olof Gill, durante il briefing quotidiano per la stampa dell’Esecutivo comunitario oggi a Bruxelles.

“I dettagli delle offerte che abbiamo visto sono confidenziali, in quanto fanno parte del processo dell’inchiesta in corso. Tuttavia – ha riferito il portavoce – posso confermare che la Commissione ha analizzato attentamente queste offerte, basate sulle norme del Wto (l’Organizzazione mondiale del commercio, ndr) e sulle regole Ue anti sussidi. La nostra analisi si è concentrata sul punto se queste offerte avrebbero eliminato gli effetti dannosi individuati nella nostra inchiesta, e se questi impegni sui prezzi minimi potessero essere efficacemente monitorati e attuati. La Commissione – ha annunciato Gill – ha concluso che nessuna delle offerte soddisfaceva a questi requisiti”.

“La Commissione – ha ricordato il portavoce – resta aperta a soluzioni negoziate, ma qualunque soluzione intermedia (“sub-solution”, ndr) dovrà rispettare sia le regole del Wto e rimediare pienamente agli effetti dannosi dei sussidi che sono stati individuati nella nostra inchiesta. In questo spirito, la Commissione continua il suo dialogo con la Cina, e in questo contesto posso confermare che il vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis (responsabile per il Commercio estero, ndr) incontrerà la sua controparte cinese, il ministro per il commercio Wang Wentao, a Bruxelles la prossima settimana, il 19 settembre, per discutere questo e altri temi commerciali ed economici riguardanti i rapporti Ue-Cina”.

“Non sta a noi, ma alle autorità cinesi – ha puntualizzato ancora Gill, rispondendo ai giornalisti – descrivere in dettaglio una eventuale soluzione possibile in questa inchiesta. Sta alle autorità cinesi proporci – ha concluso il portavoce – una soluzione negoziata che risolva i problemi che abbiamo individuato nella nostra inchiesta”.

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