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Roma, 18 nov. (askanews) – La storia di 40 famiglie “spezzate”, i video girati dagli ospiti prima della tragedia, l’angoscia, i soccorsi, il dolore di chi resta e i molti interrogativi che ancora restano aperti. Dopo il successo del podcast dal titolo omonimo, il 20, 21 e 22 novembre arriva la docuserie Sky Original “E poi il silenzio. Il disastro di Rigopiano – La serie”, in 5 episodi (i primi due il 20) in esclusiva su Sky TG24, Sky Documentaries e Sky Crime, in streaming su NOW.
Sullo schermo si rivive la tragedia della valanga che il 18 gennaio 2017 travolse l’Hotel Rigopiano, in Abruzzo, provocando 29 morti; il prima, con l’atmosfera di festa, il racconto degli ospiti che avevano scelto di concedersi una vacanza, nonostante le difficoltà meteo per raggiungere la struttura, poi gli attimi della valanga e il dopo, le disperate ricerche di aiuto, i soccorsi, il dolore di parenti e sopravvissuti e soprattutto il ricordo.
La serie, ideata da Paolo Negro, che ne cura anche la regia, Pablo Trincia e Debora Campanella, è stata presentata a Pescara davanti a diversi familiari delle vittime e sopravvissuti, a pochi giorni dall’udienza, fissata per il 27 novembre, davanti ai giudici della Corte Suprema di Roma, per discutere del ricorso sulla sentenza di secondo grado che ha portato a 22 assoluzioni e 8 condanne. “Puntavamo molto sul fatto di raccontare questa storia dal punto di vista umano, è una storia di famiglie e di legami spezzati, abbiamo pensato che in quell’hotel ci potesse essere chiunque di noi – ha spiegato Pablo Trincia – è una storia di esseri umani, di tante famiglie che erano andate lì per svagarsi e rilassarsi, il loro dramma doveva arrivare a tutti”.
“La richiesta di realizzarla ci è arrivata dal pubblico – ha detto ancora – molte persone mi hanno scritto, anche non abruzzesi, volevano sapere di più di Rigopiano e di questa storia, volevano il racconto, c’era questa esigenza, e allora ho pensato di andare a capire perché questa storia era così richiesta”. La cosa più difficile, ha raccontato Trincia, è stata “affrontare così tante storie, tanti dolori, ognuna era diversa, ogni volta entrare in una famiglia e farsi raccontare il loro dramma e la loro perdita è stato emotivamente difficile”.
Tra materiale d’archivio dei soccorsi, interviste ai familiari e ai sopravvissuti, immagini dell’albergo devastato, oggi, ci sono molti video girati dagli ospiti, che sono stati riproiettati sulle pareti di quel che resta dell’Hotel Rigopiano.
Il regista Paolo Negro ha spiegato: “Guardando i video mi sono accorto che chi fa i selfie guarda e parla in macchina allo spettatore, è una cosa banale ma se sono di persone che non ci sono più, è una cosa che turba profondamente; ho pensato che quelle immagini sono come fantasmi, persone che tornano nei luoghi a ripetere le stesse cose, come a chiedere giustizia, mi è sembrato utile e necessario proiettarli lì, nell’ultimo luogo che hanno abitato, anche per il loro bisogno di giustizia”.
A quasi otto anni dalla valanga, la serie fa interrogare sulle eventuali responsabilità non ancora chiarite, ponendo l’accento su una Regione paralizzata dalla neve, isolata, e sulle richieste d’aiuto inascoltate. “A Rigopiano c’era stato un precedente importante un anno e mezzo prima – ha detto ancora Trincia – ma nulla è stato fatto”.
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