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ROMA (ITALPRESS) – Le risorse per i prossimi anni e il dibattito politico sull’aumento delle risorse per finanziare la sanità rischiano di essere insufficienti se il sistema non sarà messo nelle condizioni di essere davvero sostenibile.
“Il SSN deve dichiarare la sua vision e collegarla alle risorse”, ha detto Tonino Aceti, presidente di Salutequità che oggi a Roma nel suo Summit annuale “Equità e Salute in Italia”, ha presentato sette leve indispensabili per rendere il Servizio sanitario davvero efficace ed efficiente con un focus sulla sostenibilità in una prospettiva che va oltre quella meramente economica e che include il contrasto alle disuguaglianze e la tutela del diritto alla salute.
Al confronto promosso sono presenti le più alte cariche della sanità nazionale, regionale e i principali stakeholder scientifici, del mondo civico ed esperti che si sono confrontati sul modello necessario a garantire un SSN sostenibile, equo e rispondente alle esigenze in continua evoluzione della società perchè la difesa di una sanità equa e universale sia una delle priorità nella discussione della Legge di Bilancio.
Tonino Aceti, Presidente di Salutequità, ha dichiarato: “Il primo banco di prova per la sostenibilità del SSN è la legge di bilancio attualmente in discussione e i rilievi sulle risorse destinate alla sanità di Corte dei Conti, Ufficio Parlamentare di Bilancio e CNEL sono preoccupanti e vanno subito affrontati. Il SSN deve dichiarare la sua vision e collegarla alle risorse. Per questo abbiamo dubbi sull’efficacia delle misure che destinano circa 1 miliardo di euro all’incremento di risorse per il raggiungimento degli obiettivi di piano sanitario nazionale (PSN) sia perchè l’ultimo PSN approvato risale al 2006, sia perchè dopo l’annuncio dello scorso anno del Ministro di volerlo finalmente aggiornare, ad oggi non se ne sa ancora nulla. E se il Piano non si aggiorna, si continuerà a finanziare il SSN senza avere una programmazione sanitaria e una visione chiara su priorità, obiettivi e azioni da mettere in campo. E un altro grande assente è il Patto per la Salute fermo al 2021. Anche sull’emergenza liste d’attesa 50 milioni di euro per il 2025 e 100 milioni per il 2026 rischiano di non incidere come potrebbero sull’accessibilità alle cure se le Regioni continueranno ad essere misurate su indicatori vecchi sui quali quasi tutte risultano già adempienti. Allo stesso modo i nuovi finanziamenti vincolati per l’aggiornamento dei LEA potrebbero non essere utilizzati come già accaduto per l’entrata in vigore dei nuovi LEA con ben 7 anni di ritardo. A rischio l’accesso all’innovazione terapeutica per i pazienti a causa delle misure che precludono nuove valutazioni di innovatività su nuove indicazioni terapeutiche per farmaci che l’hanno già ottenuta 6 anni prima. Così come l’eventuale avanzo del fondo dei farmaci innovativi deve rimanere nella farmaceutica e non nel calderone indistinto del Fondo Sanitario Regionale. Anche sull’umanizzazione il segnale è insufficiente: troppo pochi 10 milioni per le cure palliative, considerando che 8 regioni al 2021 non avevano istituito una rete di cure palliative pediatriche. Bene il potenziamento del Nuovo Sistema di Garanzia dei LEA che raccoglie una specifica proposta di Salutequità. Proprio perchè è una partita troppo importante per la sostenibilità e l’equità del SSN abbiamo voluto consegnare le nostre proposte, con dati di analisi ed azioni sintetizzate nelle 7 leve per la sostenibilità”.
Le proposte discusse si articolano in sette leve, ciascuna delle quali identifica delle azioni concrete per far fronte a quelle che sono state identificate come le principali sfide del Servizio Sanitario Nazionale.
Prima leva: Definizione, allocazione e gestione delle risorse. E’ necessaria una metodologia di calcolo del fabbisogno sanitario standard, superando lo «storico» e la sola «negoziazione politica» passando a criteri più oggettivi e aggiornati, come i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), il tasso rinuncia alle cure e di povertà, le caratteristiche della popolazione, l’epidemiologia, l’innovazione tecnologica, personale e infrastrutture adeguati, standard organizzativi/strutturali/tecnologici, mobilità sanitaria, caratteristiche orografiche del territorio. Il finanziamento del SSN deve essere agganciato a una strategia pluriennale per la salute e il rafforzamento del Ssn, attraverso la definizione e l’approvazione di un nuovo Piano Sanitario Nazionale, adottato con una procedura più ‘fortè rispetto a quella prevista nel 2006.
Si devono modificare i criteri di riparto del Fondo Sanitario, dando più peso alla deprivazione sociale e quelli della quota premiale (644 milioni nel 2023) passando dalla negoziazione tra Regioni a criteri trasparenti, obiettivi e vincolanti. E ancora, passare da un sistema di pagamento per prestazione a uno che finanzi percorsi terapeutici e i loro risultati di salute superando il silos budget e mettendo al centro il valore delle cure. Poi, semplificare l’accesso ai fondi per l’edilizia sanitaria e incentivare la ricerca e l’innovazione per rendere il Ssn più efficace e sostenibile a lungo termine.
Seconda leva: Monitoraggio, misurazione e valutazione delle performance. E’ prioritario agire su potenziamento e innovazione di monitoraggio e valutazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) erogati dalle Regioni attraverso nuovi indicatori -anche nella dimensione intra-regionale- e una governance più dinamica. Si prevede di modernizzare il sistema degli adempimenti LEA, migliorando la tempestività nella pubblicazione dei dati e introducendo nuovi criteri di valutazione per elementi critici come le liste di attesa, il Fascicolo Sanitario Elettronico e l’implementazione degli Accordi Stato-Regioni successivi a quelli del 2001. Un ruolo centrale deve essere assegnato alla piattaforma Agenas per monitorare il rispetto dei tempi massimi di attesa e le agende chiuse, mentre il Programma Nazionale Esiti deve essere potenziato per valutare meglio gli outcome dell’assistenza territoriale. Infine, tra le proposte vi è quella di introdurre strumenti per misurare l’impatto delle innovazioni farmacologiche, tecnologiche, organizzative e professionali e ri-allocare le economie correlate anche promuovendo una collaborazione efficace tra pubblico e privato.
Terza leva: Innovazione nell’organizzazione e nella governance. Per rendere le aziende sanitarie più efficienti e flessibili, si propone una reingegnerizzazione del modello di funzionamento, affrontando le rigidità normative e contrattuali (lavoro, partnership, etc.). E ancora tra le azioni proposte, la creazione di un programma pluriennale per migliorare la valorizzazione e l’attrattività del personale del SSN con interventi su retribuzioni, formazione e assunzioni. Inoltre, occorre approvare tempestivamente i decreti per la definizione della metodologia di calcolo del fabbisogno di personale e applicare rapidamente il DM 77/2022 e le misure di sanità digitale del PNRR. Necessario anche finanziare l’aggiornamento del Piano Nazionale della Cronicità includendo nuove patologie (es. psoriasi, neoplasie ematologiche croniche, etc.) e garantirne un più efficace monitoraggio, così come assicurare nelle procedure di acquisto qualità, personalizzazione e continuità terapeutica.
Quarta leva: Aggiornamento dinamico dei LEA – Livelli Essenziali di Assistenza. Si propone di aggiornare annualmente i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) utilizzando i fondi stanziati dalle leggi di bilancio, rendendo il processo più rapido, partecipato e trasparente. Inoltre, è necessario definire e monitorare nuovi standard assistenziali, strutturali e tecnologici in settori ancora non disciplinati.
Quinta leva: Governo delle liste di attesa. La riduzione e il governo delle liste di attesa devono diventare obiettivi prioritari di un nuovo Piano Sanitario Nazionale, con fondi vincolati annualmente per le Regioni. Si propone di rafforzare il monitoraggio dei LEA con nuovi indicatori, emanare i decreti attuativi della legge sulle liste di attesa. Inoltre è urgente lavorare sull’appropriatezza delle prescrizioni e delle pratiche cliniche attraverso il Sistema Nazionale Linee Guida (SNLG) e le Buone Pratiche Clinico Assistenziali Organizzative dell’ ISS per supportare professionisti e amministratori nelle scelte e garantire sostenibilità e qualità.
Sesta leva: Qualità dei processi decisionali per equità e la sostenibilità del SSN. Migliorare la qualità dei processi decisionali in sanità dando centralità alle evidenze e alla partecipazione di associazioni pazienti e stakeholder, oltre che attraverso la rilettura del principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni, per garantire migliore condivisione delle scelte, maggiore velocità delle decisioni e della loro implementazione.
Settima leva: Consapevolezza del valore del SSN. Sviluppare iniziative, programmi e campagne, a partire dalle scuole, per sensibilizzare i cittadini sul valore positivo del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e sul ruolo attivo che possono assumere nella tutela della propria salute e concorrere alla sostenibilità.
-foto ufficio stampa Salutequità-
(ITALPRESS).

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