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Roma, 15 feb. (askanews) – Il prodotto interno lordo del Giappone nel periodo ottobre-dicembre si è ridotto per il secondo trimestre consecutivo, confermando che l’economia nipponica nel 2023 è scivolata dietro alla Germania, diventando la quarta più grande del mondo, nonostante anche il paese europeo sia in recessione e il Giappone sull’intero anno vanti una crescita dell’1,9%.

Il Giappone – secondo i dati preliminari diffusi dal governo di Tokyo – ha registrato una contrazione del Pil pari allo 0,4% nel trimestre ottobre-dicembre rispetto ai tre mesi precedenti, dopo un calo rivisto del 3,3% nel periodo luglio-settembre.

Secondo l’Ufficio di Gabinetto, il Pil nominale del Giappone nel 2023 è stato pari a 4.210,6 miliardi di dollari – al tasso di cambio medio – mentre quello della germania è stato di 4.456,1 miliardi di dollari.

L’economia del Giappone diventò la seconda più grande al mondo nel 1968, per poi essere superata dalla Cina nel 2010. Da allora era rimasta sistematicamente al terzo posto, per poi essere superata da quella tedesca nel 2023.

In questa classifica, tuttavia, ha un impatto importante il fatto che la valuta giapponese – lo yen – si sia fortemente deprezzato rispetto al dollaro, mentre l’euro – la valuta unica europea – sia stabile nei confronti del biglietto verde. Questo fa sì che la crescita nominale del Pil tedesco sia stata più alta.

L’altro grande fattore dell’arretramento economico giapponese è l’incertezza degli ultimi anni, a partire dalla crisi pandemica e continuata con la conflittualità geopolitca con la crescita dei prezzi e la perdita di potere di spesa, che ha portato le famiglie a consumare e investire poco e ha invece incentivato il risparmio.

Durante il quarto trimestre 2023, i consumi privati sono calati dello 0,9% su base annua e gli investimenti aziendali sono dello 0,3%. Le esportazioni sono aumentate dell’11%, mentre le importazioni sono aumentate del 7,0%.

Secondo l’Ufficio di Gabinetto, il tasso di risparmio, che era di circa il 3% nel 2019 prima del COVID-19, è cresciuto fino a quasi l’11% nel 2020. Da allora, i consumi non si sono ripresi come previsto e l’inflazione ha eroso il potere d’acquisto delle famiglie. Per questo il governo ha chiesto che nello “shunto” (trattative primaverili tra le parti sociali, ndr.) i datori di lavori aprano le corde della borsa per dare aumenti senza precedenti ai loro dipendenti in maniera da rilanciare i consumi. E anche la banca centrale (BoJ) attende l’esito di queste trattative per porre termine alla politica di tassi d’interesse negativi che continua da decenni in ottica anti-deflazionistica.

Il governo in questo senso non sembra pessimista. Il capo di di gabinetto Yoshimasa Hayashi – che fa da portavoce dell’esecutivo – ha detto in una conferenza stampa: “È necessario prestare attenzione al fatto che il Pil in dollari Usa è fortemente influenzato dall’andamento dei prezzi e dei tassi di cambio, ma dopo il crollo della ‘bubble economy’ (la bolla economica degli anni ’80), le aziende hanno calato i loro investimenti, con conseguente stagnazione dei consumi e dinamica debole dei prezzi “. Tuttavia, ha continuato, “si sono – ha continuato – segnali positivi come l’aumento dei salari, l’investimento di capitali e la crescita del mercato azionario ai livelli più elevati degli ultimi 30 anni. E’ importante accelerare ulteriormente questa tendenza per realizzare un ciclo virtuoso di crescita economica e crescita del reddito. Creeremo sicuramente una situazione in cui la crescita del reddito supera l’aumento dei prezzi e ciò porterà a una nuova espansione dei consumi”.

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