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Milano, 25 set. (askanews) – Robert Fico, ex premier slovacco e protagonista dell’attuale – e ferocissima – campagna elettorale, ha annunciato dopo il voto di settembre presenterà una mozione di impeachment contro la presidente della Repubblica Slovacca Zuzana Caputova, esponente del partito liberale ed europeista Slovacchia Progressista. Si tratta dell’ennesimo segnale di come i toni di queste legislative che si terranno il 30 settembre si siano alzati, sullo sfondo della possibilità di un ritorno di Fico e del partito socialdemocratico slovacco, nazionalista e populista di sinistra, noto come Smer-Sd. Oltre a rappresentare un problema per il fronte occidentale che sostiene l’Ucraina invasa.

IL VOTO

L’attuale governo in carica è nato dalla volontà della stessa Caputova, che a fronte della crisi, ha incaricato Ludovit Odor, economista e vice governatore della Banca nazionale di Slovacchia, di istituire un governo di tecnici per guidare il paese sino alle legislative, anticipate di un anno dalla scadenza naturale della legislatura, prevista per il 2024. A monte una situazione trascinata e generata da importanti dissidi e frammentazioni interne.

È in questo contesto che sabato si vota – con seggi aperti tradizionalmente dalle 7 alle 22 – per rinnovare i 150 membri del Consiglio nazionale, con metodo proporzionale basato sul voto di preferenza e soglia di sbarramento al 5% per i partiti, al 7% per le coalizioni di due partiti e al 10% per le colaizioni di tre o più partiti. Per ora i sondaggi vedono in testa lo Smer, poco sopra il 20%.

LE MINACCE DI FICO

Ma i sondaggi non danno garanzie e a quanto pare nessun partito è in grado di assicurarsi la maggioranza: creare un governo di coalizione potrebbe rivelarsi difficile e le minacce dell’ex premier potrebbero assumere peso. Lo Smer – fondato da Fico – sostiene che vi è stata una grave violazione della Costituzione della Repubblica slovacca da parte della Caputova. Proiettando così oltre l’esito delle urne il suo impegno nella politica slovacca che vorrebbe diversa.

Se infatti dal 22 febbraio 2022, giorno dell’invasione russa dell’Ucraina, Bratislava si è rivelata un fedele alleato del vicino orientale nella sua guerra di liberazione contro la Russia, Fico la pensa diversamente. “Siamo un paese pacifico. Non invieremo un solo proiettile in Ucraina”, sono state le sue dichiarazioni raccolte da Reuters. “La Russia non lascerà mai la Crimea, non lascerà mai i territori che controlla”, ha anche detto.

LA POSSIBILE INFLUENZA DI MOSCA

La nube di tensione che incombe su queste elezioni si fa sempre più densa, quindi. Politico proprio oggi scrive che in una serie di incontri a Bratislava, la Commissione Europea e il governo slovacco hanno chiesto ai colossi dei social – Alphabet, TikTok e Meta – di stanziare risorse aggiuntive per reprimere l’incitamento all’odio, la disinformazione e la propaganda filo-russa in vista del voto del 30 settembre. “Crescono le preoccupazioni tra i regolatori europei e slovacchi che la disinformazione e l’ideologia pro-Cremlino si stiano diffondendo tra gli utenti dei social media locali, compresi i sostenitori di Robert Fico, il controverso ex primo ministro” scrive Politico.

La Slovacchia alle urne è sotto il faro anche oltreoceano, dove il New York Times il 6 settembre registrava con preoccupazione che Fico è “favorito”, sottolineando già dal titolo che Bratislava “È uno dei più strenui alleati dell’Ucraina. Ma le elezioni potrebbero cambiare la situazione. Il voto in Slovacchia questo mese sarà un test dell’unità europea nei confronti dell’Ucraina e degli sforzi della Russia per indebolirla. Il favorito vuole fermare le forniture di armi a Kiev”.

VISEGRAD

Va notato inoltre che la Slovacchia è parte – e cuore – del Gruppo di Visegrad: con Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia in quanto alleati della NATO e Stati membri dell’UE, dovrebbero svolgere un ruolo importante nel rafforzamento dell’Europa centrale e dell’Alleanza transatlantica. Sin dalla prospettiva dell’iniziativa NATO 2030 per affrontare nuove minacce e sfide, anche da parte di una Russia e di una Cina più aggressive. Ma appunto il fronte si presenta sempre più sfaldato: la Polonia – anch’essa a ridosso di un voto chiave – è entrata in piena crisi diplomatica con Kiev in seguito alle dichiarazioni di Volodymyr Zelensky all’Onu e alla questione dello stop di Varsavia al grano ucraino; mentre l’Ungheria di Viktor Orban è già da tempo su posizioni dissonanti rispetto a quelle dell’Alleanza.

Scrive Visegrad Insight con toni decisamente allarmati: “La Slovacchia si trova di fronte a una decisione tra il rafforzamento della sua fragile democrazia o la potenziale virata verso l’autocrazia, guidata dalla xenofobia, dall’allineamento con la Russia e dai leader illiberali, che sentono che è il loro momento di consolidare la loro presa sul sistema per un periodo molto lungo”.

SVOLTE, CORRUZIONE E SFIDUCIA DEGLI ELETTORI

La svolta antioccidentale di Fico è iniziata nel 2018, dopo la sua rimozione dall’incarico. E oggi spinge apertamente una politica estera antiamericana e filorussa. Va anche detto che l’uscita di scena di Fico da premier era stata preceduta da eventi decisamente infausti come l’assassinio del giornalista investigativo slovacco Jan Kuciak e la sua fidanzata Martina Kusnirova, dopo che Kuciak aveva rivelato quanto profondamente la polizia, il sistema giudiziario e i politici slovacchi fossero collusi con i criminali, inclusa la ‘Ndrangheta. La morte del reporter portò in piazza decine di migliaia di cittadini slovacchi. Ma oggi il quadro non sembra più roseo. Recenti sondaggi, realizzati dal Bratislava Policy Institute nell’ambito del progetto RevivEU, finanziato dall’UE, indicano sfiducia nelle istituzioni e mancanza di coesione.

(di Cristina Giuliano)

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