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Roma, 10 giu. (askanews) – Il Pd festeggia, il risultato del partito va oltre le aspettative, i democratici tornano intorno al 25% e accorciano le distanze da Fdi, che pure cresce. I primi exit poll sono accolti con scaramanzia, per un’ora abbondante nessun dirigente si fa vedere nella sala ‘David Sassoli al Nazareno, dove è allestito lo spazio per i giornalisti. La cautela, però, dura poco, perché le proiezioni calcolate sui dati reali confermano le prime indicazioni e a un certo punto praticamente l’intera segreteria si presenta in sala stampa, annunciando l’arrivo della segretaria. Elly Schlein entra accompagnata da Stefano Bonaccini, indossa una giacca rossa e viene accolta da un fragoroso applauso: “Per noi è un risultato straordinario”, esordisce.

“Siamo il partito che cresce di più dalle politiche – rivendica – la distanza con Fdi e Giorgia Meloni si restringe, era uno dei nostri obiettivi. La campagna palmo a palmo sul territorio e una squadra forte e plurale hanno premiato”. Certo, il dato che emerge dalle urne è complesso, non c’è solo il successo del Pd: l’estrema destra avanza in Francia, Germania, Austria, in Italia tra gli alleati – reali o potenziali – solo quelli di Verdi-Sinistra sorridono con 7% circa che rappresenta un vero exploit. Ma va male Giuseppe Conte con M5s, sfuma il sogno di affiancare o addirittura superare il Pd. Annaspano i centristi che sfiorano la soglia del 4% e vedono bocciata l’idea di un posizionamento “né di qua, né di là”, l’ambizione di scompaginare gli attuali schieramenti.

Un risultato che, da un lato, può chiudere la fase ‘tutti contro tutti nel centrosinistra, ma che obbliga comunque ad un attento lavoro di tessitura per tenere insieme tutti i pezzi. Schlein lo dice chiaramente, una constatazione che suona come un avvertimento ai potenziali alleati: “Il voto delle forze di opposizione supera quello delle forze di maggioranza al governo.
Noi continueremo ad essere testardamente unitari e a sentire la responsabilità, da questa sera, di costruire l’alternativa”.
Parole chiare: i numeri dicono che il centrodestra si può battere, a condizione che tutti mettano da parte le rivalità e si convincano che l’unità delle opposizioni è un elemento fondamentale.

Anche perché se è vero che il Pd dimezza lo scarto da Fdi, bisogna anche fare i conti con una ulteriore crescita del partito di Giorgia Meloni, che supera il 28%. E se l’operazione-Vannacci non sembra aver portato il guizzo sperato da Matteo Salvini, Fi si conferma in buona salute. Il centrodestra nel suo complesso, insomma, tiene e Fdi cresce, non si vedono segnali di debolezza della maggioranza. Il voto europeo conferma, se ce ne fosse stato bisogno, che solo un fronte compatto delle opposizioni può competere alle prossime politiche.

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