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Varese, 14 apr. (askanews) – Ringrazia Umberto Bossi, che “ha iniziato tutto” e quindi “lui può dire tutto”. Ma ringrazia anche Roberto Maroni, che ha preso la Lega “nel momento più difficile, quando rischiavamo davvero la fine”. Ed è in questa frase la risposta di Matteo Salvini alla fronda che ieri a Gemonio si è radunata intorno al fondatore, e alle critiche severe rivoltegli dal Senatur. Sul palco di Varese, sotto le finestre della sezione storica del Carroccio, inaugurata nel 1987, al fianco del segretario c’è tutto lo stato maggiore della Lega: i capigruppo Romeo e Molinari, i 5 ministri. Con Giancarlo Giorgetti che assicura: “La storia della Lega ha regole anche non scritte e io le continuo a rispettare: gerarchia e disciplina, senza che diventi servilismo perché quello sarebbe un errore”.
Al raduno di Gemonio, Salvini risponde dunque tornando in un altro luogo del cuore della Lega Lombarda. E sul balcone della sezione, uno striscione che vuole segnare la continuità del percorso leghista: “Capo, Bobo e Matteo, una storia ci Lega”. Tre segretari in grado di “interpretare al meglio i tempi”, dice ancora Giorgetti, in un percorso fatto di “grandi intuizioni ma anche di errori, poi corretti e dai quali abbiamo imparato”. E anche adesso chiede “testa e coraggio sempre”, Giorgetti, evitando – spiegano i suoi – di “dire per comodità sempre sì”.
Un racconto, quello del percoso leghista, che anche Salvini declina: “Umberto Bossi ha costruito tutto”, ma poi – dopo la malattia e con il ‘Cerchio magico’ che circondava il leader – è servita la ‘Notte dello scope’ guidata da Bobo Maroni, per evitare “la fine” del movimento, che rischiava di essere travolto dagli scandali dei diamanti e della gestione delle casse del partito. Un messaggio chiaro, spiegano da via Bellerio, a coloro che “esclusi dalle ricandidature oggi raccontano a Bossi una situazione diversa da quella reale”. E un messaggio anche a chi prova a prendere voti ‘leghisti’ in altre liste, come l’ex capogruppo Marco Reguzzoni candidato alle Europee con Fi, che del ‘cerchio magico’ faceva parte. Sono loro il bersaglio, non Bossi che “può dire quello che vuole, per me sono sempre consigli utili”, anche quando indica in Giorgetti un leader potenzialmente migliore, risponde un diplomatico Salvini.
L’altra risposta è nei fatti, in quell’Autonomia che “dopo 40 anni arriva al passaggio finale”, rivendica Salvini. E in una dimensione più ampia: “Era l’anelito solo di alcuni territori ma ora può essere occasione di riscatto per tante regioni”, sottolinea il segretario, confermando così la necessità e l’utilità del passaggio alla Lega nazionale. Che ha portato il Carroccio addirittura al 34% delle Europee 2019, ricorda il lombardo Cecchetti, e che “ha fatto crescere una classe dirigente – rivendica Salvini – fatta di 500 sindaci, anche al Sud”, dice citando il sindaco di Potenza e il candidato leghista per Bari.
E allora rinserra le fila il Carroccio, consapevole che la percentuale delle Europee sarà sotto la doppia cifra, e col timore di veder sfumare all’ultimo l’Autonomia: “Già altre volte ci eravamo andati vicini, per poi restare disillusi”, avverte Giorgetti, che invita – bossianamente – a “non mollare mai”.
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