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Milano, 27 mar. (askanews) – Uno scultore che usava il metallo, l’acciaio ossidato, per realizzare non solo forme, ma spazi: spazi reali e metaforici, di senso e di sentimento. Con la morte di Richard Serra a 85 anni – era nato a San Francisco nel 1938 – il mondo dell’arte perde un gigante, ma continua a godere della sua lezione, dei suoi lavori e della sua idea di una forma, come nel caso del monumentale complesso di sculture ospitato al Guggenheim di Bilbao, che ha saputo ripensare e cambiare il tempo stesso. Entrando in quei passaggi ricurvi, muovendosi al ritmo della struttura, diventandone parte, i visitatori sperimentano un luogo altro, dove libertà e possibilità si dilatano, offrendo l’occasione di una più intensa percezione di noi stessi. Che in un’epoca di costante urgenza e, come ha scritto Mark Fisher di “privatizzazione dello stress”, è un’opportunità che diventa ancora più significativa e carica di valore.
Richard Serra ha accostato fogli d’acciaio, ha usato pietre e luoghi naturali, ha occupato fino a saturarli gli spazi delle grandi gallerie newyorchesi, ha usato il cuoio e il carbone. Ma soprattutto ha saputo ridare profondità, complessità e mistero allo spazio pubblico. Vale per le grandi installazioni museali, che comunque, pure all’interno di luoghi che sono codificati nell’immaginario collettivo, generano della diversità e della consapevole dissonanza, ma soprattutto vale per gli spazi aperti, come nel caso dei monoliti installati nel deserto del Qatar, fuori dalla capitale Doha. Un’opera che definisce il paesaggio stesso, che gli permette di essere pienamente se stesso, che gli conferisce una profondità, anche in questo caso, che è temporale e perdurante. Dove prima c’era una distesa di sabbia le sculture di Serra hanno portato un luogo, hanno definito la natura di uno spazio. E, soprattutto, hanno costruito le condizioni per modificare la nostra percezione dello stare in quel luogo, e quindi gettato le basi per cambiare il senso del tempo, la sua processione e il nostro esserne parte.
Le strutture di Serra, nel loro essere pienamente e consapevolmente arte pubblica, sono presenti in moltissimi luoghi del mondo: a Liverpool, nella Ruhr, a Berlino, in Olanda, a Pistoia… Opere che, proprio per la loro forza spazio-temporale, danno la sensazione di essere sempre state lì e quindi la stessa lezione dell’artista sembra non avere tempo, sembra esistere insieme alle cose stesse.
Questo forse ci aveva portati a pensare che Richard Serra fosse immortale.
(Leonardo Merlini)
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