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Roma, 26 set. (askanews) – Chiusa una partita, se ne apre una completamente nuova. Il centrodestra la vede così e, dopo aver portato a casa l’elezione del nuovo consiglio di amministrazione della Rai puntando tutto sulla indisponibilità a ulteriori rinvii, adesso spera di superare lo scoglio della Vigilanza proprio prendendo tempo.

Il primo step si è completato con l’elezione dei quattro consiglieri di nomina parlamentare: Federica Frangi (in quota Fdi), Antonio Marano (Lega), Alessandro Di Majo (M5s) e Roberto Natale (Avs). E con l’indicazione da parte del Mef di Giampaolo Rossi (destinato a essere amministratore delegato) e, soprattutto, di Simona Agnes, che Forza Italia ha difeso strenuamente e fino in fondo pur consapevole che sul suo nome, al momento, non ci sono i due terzi dei voti necessari in commissione di Vigilanza per la ratifica della nomina a presidente.

Ed è a questo punto, si ragiona nella maggioranza, che scatta il secondo tempo della partita. Il primo, d’altra parte, si è chiuso con una spaccatura delle opposizioni che fino a una settimana fa sembrava lontana. Complice una apertura sulla riforma della governance, con tanto di convocazione degli Stati generali per discuterne, oltre che dell’impegno ad avviare la settimana prossima l’esame delle proposte di legge già depositate in Parlamento, il centrodestra è riuscito ad aprire un canale prima con il M5s e poi con la sinistra che hanno così deciso di partecipare al voto sul consiglio di amministrazione nonostante il Pd di Elly Schlein abbia deciso di optare per l’aventino in nome della propria “coerenza”, ovvero dell’assunto ‘niente nomine senza riforma’. Sulla stessa linea dem si sono schierati invece Italia viva e Azione.

Né i pentastellati né Bonelli e Fratoianni, tuttavia, si dichiarano disponibili a fare da sponda alla nomina di Agnes come presidente. La loro richiesta è quella di avere un nome di garanzia, diversamente – ripetono – si torna allo schema iniziale: disertare – questa volta con il centrosinistra tutto unito – il voto della Vigilanza dove alla maggioranza, dopo il ritorno di Mariastella Gelmini, mancano due voti.

E, tuttavia, nella coalizione di governo si continua a non escludere la possibilità di far cambiare posizione al M5s, magari con la lusinga di qualche direzione (si ipotizza quella di Rainews24 ma addirittura del Tg3). Persino nelle forze di minoranza, in pochi sono pronti a mettere la mano sul fuoco sulla solidità del niet di Giuseppe Conte. “Se saremo compatti? Dovete chiederlo a loro”, la risposta.

Perché questo schema abbia possibilità di realizzarsi, però, la maggioranza ha bisogno di più tempo. In particolare, è il ragionamento, è più difficile fare una nuova incursione nel ‘campo largo’ a ridosso del voto in Liguria. Ecco perché si sta ragionando sul ‘dilatare’ per quanto possibile lo svolgimento dei prossimi passaggi. Il primo è la convocazione dell’assemblea dei soci (che dovrebbe essere messa in calendario martedì o mercoledì prossimi), successivamente viene convocato il cda stesso per l’indicazione di amministratore delegato e presidente. A quel punto la palla passa all’ufficio di presidenza della Vigilanza cui spetta il compito di fissare la data della riunione della commissione stessa per il voto sul presidente. “Il percorso – spiega un meloniano – potrebbe non concludersi prima di due, tre settimane. Magari anche di più”.

Resta sempre l’ipotesi che il nome di Simona Agnes venga prima bocciato e poi riproposto, come già accadde a Marcello Foa. Uno smacco che però Forza Italia vorrebbe evitare. Nel caso presidente di diritto diventerebbe Antonio Marano, in quanto consigliere anziano. E chissà quanto questo argomento usato dagli azzurri potrà fare breccia nelle opposizioni: “Preferite che a indicare il presidente alla fine sia la Lega?”.

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