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Milano, 25 gen. (askanews) – Ci sono chiaramente più elettori indecisi che mai ora in Finlandia, mentre la democrazia liberale più orientale d’Europa si prepara ad andare a votare domenica per un nuovo presidente, il primo dell’era Nato. Helsinki è infatti entrata nell’Alleanza atlantica da meno di un anno, ma è ormai chiaro che la politica della neutralità è stata lasciata alle spalle, la Russia (con la quale condivide un confine lungo oltre 1300 km) è a un passo e le continue chiusure della frontiera per il Paese Ue dettano il ritmo di una politica di logoramento con l’ingombrante vicino. Ma anche quello della campagna presidenziale.

La posizione finlandese nei confronti dell’Ucraina è stata apertamente e coerentemente contraria all’invasione russa, ed è stata uno dei principali fornitori di armamenti e addestramento per l’esercito ucraino. Ed è così che nell’anno più elettorale che mai al mondo, la Finlandia – uno dei pochi membri dell’Ue ad aver combattuto una guerra con la Russia (Guerra d’inverno, 1939-1940) – fa da apripista in Europa mettendo sul piatto il mandato di sei anni più importante se si parla di Difesa e politica estera: le votazioni si terranno il 28 gennaio 2024, con eventuale ballottaggio l’11 febbraio. Si vota in entrambe le date dalle ore 8.00 alle 19.00 italiane. Risultati definitivi entro il 14 febbraio.

Il candidato Alexander Stubb, ex primo ministro (Partito di Coalizione Nazionale, centrodestra) è in testa al più recente sondaggio presidenziale diffuso dalla tv nazionale: la sua tattica è quella di tenere in tasca varie proposte che fa sembrare sue nuove invenzioni, anche se non lo sono. Tuttavia, il consenso per lui è diminuito rispetto a dicembre. Secondo un sondaggio condotto dall’istituto demoscopico Taloustutkima a gennaio, il 27% dei cittadini sostiene Stubb al primo turno delle elezioni presidenziali, mentre a dicembre il suo sostegno era del 31%.

A minacciare seriamente il primato c’è Pekka Haavisto, ex ministro degli Esteri: sostenuto dai Verdi, apertamente gay, è rimasto inchiodato al suo 23%. Ma potrebbe offrire qualche sorpresa. E negli ultimi metri possono verificarsi grandi cambiamenti. I sondaggisti locali promettono una domenica sera emozionante. Anche perché il terzo in classifica, Jussi Halla-aho si è avvicinato alla coppia di testa dopo aver criticato senza mezzi termini l’uscente Sauli Niinisto in un dibattito sul razzismo, assumendo posizioni discutibili per le quali ha poi ammesso di essere forse andato un po’ troppo oltre.

Ora Halla-aho è sostenuto dal 18%, rispetto al 10% di dicembre. Ex leader del Partito dei Finlandesi, ex europarlamentare, il terzo incomodo prende di mira un ventaglio molto esteso di soggetti nei dibattiti: dalla comunità LGBTQ+ finlandese all’Islam. C’è stato anche un lampo di umorismo quando in un confronto ha invitato il sultano del Brunei in sauna. Ma nell’ultimo dibattito, quando accomunava violenza delle bande, rapine e “traffico di droga nelle mani degli immigrati” è stato gelato da Haavisto: “Sono d’accordo con Halla-aho nel dire che dobbiamo intervenire nella violenza delle bande, ma non escluderei di intervenire anche sul linguaggio razzista”. È noto che Halla-aho appartiene all’associazione “Suomen Sisu”, descritta come un gruppo di “spirito nazista” da un quotidiano finlandese.

Il fenomeno Halla-aho ha comunque una dimensione crescente avendo nell’ultimo sondaggio superato il candidato di centro Olli Rehn, salito comunque al 14%, mentre a dicembre la sua popolarità era del 12%.

Ad aumentare la tensione c’è inoltre il fatto che la percentuale di elettori insicuri della propria posizione è chiaramente aumentata da dicembre, di 10-15 punti percentuali. Ora sono poco meno del 25% degli elettori.

La Finlandia ha avuto per gran parte della sua storia di indipendenza un sistema di governo semi-presidenziale, ma negli ultimi decenni i poteri del presidente sono diventati più circoscritti, e di conseguenza il Paese è ora considerato una repubblica parlamentare. Tuttavia il presidente finlandese rimane direttamente responsabile della difesa e della politica estera, come definito nella Costituzione. Partecipa ai vertici dell’Alleanza atlantica. E proprio con Niinisto, durante i suoi 12 anni di presidenza, c’è stata la svolta con l’adesione alla Nato. Firmata peraltro di persona da uno dei candidati: Haavisto, quando era ministro degli Esteri.

(di Cristina Giuliano)

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