X
<
>

Share
8 minuti per la lettura

Milano, 10 apr. (askanews) – Alla fine, il voto con cui la plenaria del Parlamento europeo ha approvato il pacchetto dell’Ue sull’asilo e la migrazione, oggi a Bruxelles, è stato meno serrato e più netto di quanto fosse previsto (o temuto) solo poche ore prima. Con dieci votazioni successive sono passati senza sorprese tutti i nove regolamenti e la direttiva che costituiscono il pacchetto (su cui c’era già stato un accordo con il Consiglio Ue il 20 dicembre scorso).

Nel pomeriggio, durante il dibattito in aula, la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson, e il vicepresidente della Commissione Margaritis Schinas avevano lanciato un accorato appello al senso di responsabilità degli eurodeputati, per non perdere quest’occasione storica, un’opportunità da cogliere assolutamente, avevano sottolineato, per dare finalmente all’Unione un quadro strutturale di regole comuni per la gestione della politica migratoria. ‘La storia ci guarda, gli elettori ci guardano. Se il voto sul Patto fallisce, falliremo tutti’, aveva detto Johansson, mentre Schinas aveva ammonito cheun voto contro il Patto è un voto contro l’Europa delle soluzioni.

I dieci diversi testi legislativi erano stati negoziati in una logica di pacchetto, prima tra i diversi gruppi europarlamentari e poi tra il Parlamento europeo e il Consiglio Ue. E si temeva, in particolare, che almeno una di queste misure potesse non passare (la più a rischio sembrava il regolamento sulle situazioni di crisi); in questo caso, aveva avvertito la commissaria agli Affari interni, il pacchetto sarebbe stato bloccato: ‘E’ una decisione su tutto o niente: tutte le misure devono passare, o non passerà nessuna misura, aveva affermato.

I Verdi, la Sinistra, il M5s e il gruppo di estrema destra Id (con dentro la Lega) avevano dichiarato che avrebbero votato contro gran parte dei testi, così come i Conservatori del gruppo Ecr (con dentro Fdi) avevano indicato l’intenzione di appoggiare solo alcune delle misure. A favore di tutto il pacchetto erano in generale i tre gruppo maggiori, Ppe (con Forza Italia), Socialisti e Democratici (S&D) e i Liberali di Renew. Nel gruppo S&D, tuttavia, gli italiani del Pd avevano annunciato il loro voto contrario su sei delle dieci misure.

Alla fine, gli eurodeputati di Fdi e della Lega hanno differenziato il proprio voto a seconda di ciascun regolamento, con posizioni a volte simili, a volte divergenti
Al primo voto, riguardante un regolamento sulla procedura comune per la protezione internazionale nell’Ue (relatrice Fabienne Keller, Renew), si sono espressi a favore 301 eurodeputati contro 272 contrari e 46 astenuti (con l’astensione di Fdi e il voto contrario di Lega e Pd). In tutta l’Unione sarà introdotta una nuova procedura per il riconoscimento e la revoca della protezione internazionale. Con le nuove regole, il trattamento delle domande di asilo alle frontiere dovrà diventare più rapido, con scadenze più brevi per le domande infondate o inammissibili.

In questo regolamento sono particolarmente controversi due punti: il ricorso generalizzato alla ‘procedure speciali alle frontiere’ e il concetto di ‘Paese terzo sicuro’, in cui possono essere rinviati i migranti. Le procedure di frontiera accelerate riguarderanno tutti i migranti provenienti da paesi terzi con tassi di riconoscimento del diritto d’asilo inferiori al 20% per i loro cittadini, quelli (compresi i minori e le famiglie con minori) che si presume presentino un rischio per la sicurezza, e coloro che hanno tentato di ingannare le autorità.

Al secondo voto è passato il regolamento sulle ‘situazioni di crisi e di forza maggiore’, che istituisce un meccanismo di risposta agli aumenti improvvisi degli arrivi, garantendo solidarietà e sostegno agli Stati membri che devono far fronte a un afflusso eccezionale di migranti irregolari. Il regolamento (relatore Juan Fernando López Aguilar, S&D) è stato approvato con 301 voti favorevoli, 272 contrari e 46 astensioni (il Pd ha votato contro, mentre Lega e Fdi si sono astenuti).

Le nuove norme affronteranno anche il tema della ‘strumentalizzazione’ dei migranti (come è successo qualche anno fa alla frontiera polacca da parte della Bielorussia), ossia il loro uso da parte di paesi terzi o attori non statali ostili, con l’obiettivo di destabilizzare l’Ue.

In questo testo i punti controversi riguardano in particolare la possibile ambiguità del concetto di ‘strumentalizzazione’ (si teme che possa essere usato, ad esempio, contro le Ong), e la possibilità degli Stati membri di sospendere i normali diritti dei migranti quando viene dichiarato lo stato di crisi.

Il terzo voto, uno dei testi più importanti, riguardava il regolamento ‘Ramm’ sulla gestione della migrazione e dell’asilo (relatore Tomas Tobé, Ppe): è passato con 322 voti a favore, 266 contrari e 31 astenuti (la Lega e Fdi hanno votato contro, il Pd a favore).

Il regolamento prevede un meccanismo di solidarietà tra gli Stati membri con un numero annuale di almeno 30.000 richiedenti asilo ricollocati in paesi diversi da quelli più esposti alle pressioni migratorie in cui arrivano. Gli Stati membri potranno non accettare i ricollocamenti loro assegnati, ma allora dovranno fornire un contributo finanziario di 20.000 euro per migrante, o un ‘sostegno operativo’). Questi ricollocamenti saranno fatti sotto il controllo di un coordinatore per l’Ue, una figura che non esisteva finora.

Inoltre, ci saranno garanzie rafforzate per i minori non accompagnati, ed è previsto che tutte le persone con familiari sottoposti a protezione internazionale in uno Stato membro potranno ricongiungersi a questi parenti, ovunque si trovino nell’Ue (in deroga dal controverso principio del ‘paese di primo arrivo’ del Regolamento di Dublino).

Il quarto voto riguardava un regolamento che istituisce una procedura per il ‘rimpatrio alle frontiere’ a seguito di una decisione negativa riguardo a una richiesta di asilo o di protezione internazionale. Il migrante in questo caso non è autorizzato a entrare nel territorio dello Stato membro che ne ha esaminato la domanda, e deve essere rimpatriato. Il regolamento (relatrice di) nuovo Fabienne Keller, Renew), è stato approvato con 329 voti favorevoli, 253 contrari e 40 astensioni (Lega e Fdi hanno votato a favore, il Pd contro).

Con il suo quinto voto sul pacchetto, la plenaria ha approvato il regolamento ‘screening’ sugli accertamenti preliminari sulle persone alle frontiere dell’Ue, della durata massima di sette giorni, che comprenderanno identificazione, raccolta di dati biometrici e controlli sanitari e di sicurezza. Gli Stati membri dovranno istituire meccanismi di controllo indipendenti per garantire il rispetto dei diritti fondamentali delle persone sottoposte allo screening. Il regolamento (relatrice Birgit Sippel S&D), è stato approvato con 366 voti favorevoli, 229 contrari e 26 astensioni (Fdi ha votato a favore, Lega e Pd contro)
Gli eurodeputati hanno approvato, alla sesta votazione, anche un nuovo regolamento sul sistema centralizzato di informazioni sulle fedine penali per i cittadini dei paesi terzi (relatrice sempre Birgit Sippel) con 414 voti favorevoli, 182 contrari e 29 astensioni (Lega e Fdi favorevoli, Pd contrario).

La settima votazione ha riguardato il regolamento Eurodac, riguardante la banca dati per le persone che entrano irregolarmente nell’Ue. I dati sulle impronte digitali e il riconoscimento facciale degli individui sopra i sei anni, saranno memorizzati nella banca dati Eurodac aggiornata. Le autorità potranno anche segnalare gli individui aggressivi, armati o che reputano rappresentino una minaccia alla sicurezza.
Il regolamento, presentato dal relatore Jorge Buxadé Villalba, Ecr), è stato approvato con 404 voti favorevoli, 202 contrari e 16 astensioni (anche qui Fdi e Lega favorevoli, Pd contrario).

Con l’ottava votazione è stato approvato il regolamento sul nuovo quadro per il ‘reinsediamento’ e l’ammissione umanitaria nell’Ue di rifugiati provenienti da paesi terzi. Gli Stati membri possano offrirsi (si tratta di uno schema volontario) di ospitare i cittadini di paesi terzi riconosciuti dall’Onu come rifugiati, ai quali sarà garantito un accesso legale, organizzato e sicuro al loro territorio. Il regolamento (relatrice Malin Bjork, La Sinistra), è stato approvato con 452 voti favorevoli, 154 contrari e 14 astensioni.

La nona votazione ha riguardato nuove regoli comuni per tutti gli Stati membri sul riconoscimento dello status di rifugiato, o di persona che gode di protezione sussidiaria, e sui diritti applicabili a queste persone. Gli Stati membri avranno il compito di valutare la situazione nel paese di origine del rifugiato, sulla base dei dati forniti dall’Agenzia Ue per l’asilo. Dopo essere stato concesso, lo status di rifugiato sarà sottoposto a verifiche regolari. Chi ha richiesto la protezione dovrà rimanere nel territorio dello Stato membro responsabile di esaminare la domanda o dello Stato che ha concesso la protezione. Il regolamento (relatore Matjaz Nemec S&D) è stato approvato con 340 voti favorevoli, 249 contrari e 34 astensioni.

Infine, con il decimo voto, la plenaria ha approvato la nuova direttiva sull’accoglienza dei richiedenti asilo, che richiede agli Stati membri di garantire che gli standard di accoglienza dei richiedenti asilo per quanto riguarda alloggio, istruzione, assistenza sanitaria, accesso alle misure di integrazione e al mercato del lavoro. I richiedenti asilo registrati potranno iniziare a lavorare al più tardi entro sei mesi dalla data di presentazione della domanda.

La direttiva fissa anche le regole per mantenere in stato di detenzione i richiedenti asilo durante l’esame della domanda, e quelle per limitare la libertà di circolazione nell’Ue, in modo da disincentivare gli spostamenti in altri Stati membri. La direttiva (relatrice Sophia in’t Veld, Renew), è stata approvata con 398 voti favorevoli, 162 contrari e 60 astensioni.

Nelle ultime tre votazioni, che riguardavano misure proposte non nel 2020 con il Patto su migrazione a asilo, ma otto anni fa, nel 2016, con una precedente proposta di riforma della politica migratoria, il Pd ha votato sempre a favore e Lega e Fdi sempre contro.

Una volta approvate formalmente anche dal Consiglio Ue, tutte le nuove normative entreranno in vigore dopo essere state pubblicate nella Gazzetta ufficiale dell’Ue. L’applicazione dei regolamenti è prevista dopo due anni. Per quanto riguarda la direttiva sulle condizioni di accoglienza, gli Stati membri avranno invece due anni di tempo per recepirla, introducendo delle misure specifiche nella loro legislazione nazionale.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE