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Roma, 20 dic. (askanews) – Un “grande successo” sui migranti, un
“compromesso inevitabile” sul Patto di stabilità. Finisce con un
‘pareggio’ la giornata europea del governo.

Nella notte i 27 (ma pesa l’opposizione dell’Ungheria di Viktor
Orban) hanno raggiunto l’accordo sulla riforma della legge
europea sugli immigrati e sui richiedenti asilo, che prevede tra
l’altro l’accelerazione dei controlli all’ingresso e la
possibilità di istituire centri di attesa nelle zone di
frontiera, oltre a un meccanismo obbligatorio di solidarietà tra
i Paesi membri a beneficio degli Stati sotto pressione
migratoria. “E’ un grande successo per l’Europa e per l’Italia
che ora potrà contare su nuove regole per gestire i flussi
migratori e contrastare i trafficanti di esseri umani”, ha
commentato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.

Tutt’altro che trionfalistici, invece, i toni sul nuovo Patto di
stabilità che ha avuto via libera nel pomeriggio nel corso di una
riunione in videoconferenza dei ministri dell’Ecofin. Ieri, e
anche questa mattina, da Palazzo Chigi era filtrata “irritazione”
per la ‘fuga in avanti’ della Francia, che ieri aveva annunciato
l’accordo raggiunto con la Germania. Una brutta sorpresa per
Giorgia Meloni, a maggior ragione dopo il lungo colloquio con
Emmanuel Macron mercoledì a Bruxelles. Alla fine, però, il
governo non ha potuto far altro che buon viso a cattivo gioco: la
premier, a casa per una persistente influenza, è stata in stretto
contatto con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, fino
al via libera finale, che certo non può essere presentato come
pienamente soddisfacente, come del resto lascia intendere il
silenzio di Palazzo Chigi. Il commento sull’intesa è affidato al
titolare di via XX settembre: “Abbiamo partecipato all’accordo
politico per il nuovo patto di stabilità e crescita con lo
spirito del compromesso inevitabile in un’Europa che richiede il
consenso di 27 Paesi. Ci sono – precisa Giorgetti – alcune cose
positive e altre meno. L’Italia ha ottenuto però molto e
soprattutto quello che sottoscriviamo è un accordo sostenibile
per il nostro Paese volto da una parte a una realistica e
graduale riduzione del debito mentre dall’altra guarda agli
investimenti specialmente del Pnrr con spirito costruttivo. Ci
sono regole più realistiche di quelle attualmente in vigore”.

In particolare, per il ministro, è “positivo” il “recepimento
delle nostre iniziali richieste di estensione automatica del
piano connessa agli investimenti del Pnrr, l’aver considerato un
fattore rilevante la difesa, lo scomputo della spesa per
interessi dal deficit strutturale fino al 2027”. Critica
l’opposizione, con Giuseppe Conte che parla di “cappio al collo”
ed Elly Schlein che accusa il governo di prendere “atto a testa
bassa” delle decisioni di Parigi e Berlino.

Dopo il via libera al Patto, arriva al pettine (ma non si sa
ancora quando) il ‘nodo’ della ratifica del Mes, che Meloni ha
sempre subordinato all’intesa sulla governance europea.
Formalmente il tema è all’ordine del giorno della seduta di
domani dell’Aula della Camera ma manca ancora il parere della
commissione bilancio e fonti della maggioranza confermano che ci
sarà un nuovo rinvio. “Non ci sono alibi, la ricreazione è
finita. Si proceda alla votazione e il Parlamento sovrano si
esprimerà liberamente”, chiede Luigi Marattin (Iv), mentre il Pd
parla di “una manfrina inguardabile”.

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