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Parigi, 31 lug. (askanews) – È stata sconfitta nel singolare di tennis dalla slovacca Schmiedlova al termine di un match sicuramente negativo, con titoli di giornali che parlavano di “eliminazione clamorosa”. L’Olimpiade di Jasmine Paolini prosegue nel doppio con Sara Errani, ma la giornata di ieri è stata amara, al di là delle previsioni. “Non una delle mie migliori”, ha detto la vicecampionessa di Wimbledon e Roland Garros, che nel primo set era avanti 5-2 per poi cedere 5-7 e che nel terzo ha avuto le occasioni per arrivare alla vittoria, ma sono tutte sfumate, spesso con errori gratuiti. Dopo il forfait di Sinner, il tennis olimpico azzurro perde l’altra grande protagonista e le speranze di arrivare a medaglia si riducono significativamente.

Eppure dalle tribune del campo Suzanne-Lenglen si è (intra)visto anche altro, ossia una giocatrice capace, seppur ieri solo a sprazzi, di possedere il campo, di conoscerne le profondità e di sfruttarle. Una tennista animata da quella che sembra un’ossessione per il gioco stesso, per l’idea di avere il controllo delle operazioni in ogni momento, con una volontà, sportiva ovviamente, di dominio che è propria dei grandi. E non si tratta di una sensazione di “genio e sregolatezza”, che il tennis italiano ha conosciuto troppo a lungo, si tratta più di una potenzialità assoluta che ricorda la via contemporanea al gioco rappresentata in primo luogo da un atleta totale come Carlos Alcaraz, che ieri è sceso in campo subito dopo il match della Paolini, non a caso insieme al nume ispiratore di questo tennis, Rafa Nadal.

Jasmine ha commesso molti errori, i suoi colpi aggressivi sono spesso finiti in rete o lunghi, ma il modo in cui la si vede pensare la profondità della sua palla corrisponde al modo in cui pensa in profondità il suo tennis, con una sorta di “occupazione militare” del campo di gioco che probabilmente avrebbe affascinato uno scrittore come David Foster Wallace. Paolini è una tennista del presente, ha un fuoco che la alimenta e che a volte, come ieri, la può mandare anche fuori giri. Ma il fuoco c’è e averlo è quello che fa, ha fatto e potrà fare la vera differenza. (di Leonardo Merlini)

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