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Roma, 8 feb. (askanews) – A 2 anni dall’inizio di uno delle più brutali conflitti degli ultimi anni, oltre 3 milioni e mezzo di persone nella regione etiope del Tigray sono sull’orlo della carestia. Quasi 400 persone – soprattutto bambini e anziani – sono morte letteralmente di fame solo negli ultimi sei mesi, in un contesto in cui alla guerra si è unita la totale assenza di piogge che rischia di compromettere i raccolti nei prossimi mesi.
È l’allarme lanciato oggi da Oxfam, di fronte ad una situazione che nelle prossime settimane rischia di precipitare ulteriormente.
Nonostante il cessate il fuoco nel novembre 2022, tra il governo etiope e le forze del Tigray, la guerra in corso in alcune parti della regione dell’Amhara ha infatti già costretto oltre 1,55 milioni di persone a fuggire dalle proprie case, lasciando 9,4 milioni di persone nel nord dell’Etiopia in condizioni di fame estrema, circa 1 persona su 3.
L’impatto della crisi climatica tra siccità e invasioni di locuste ha dimezzato i raccolti
Alle conseguenze del conflitto si è aggiunto l’effetto della crisi climatica: la siccità, la carenza di sementi e l’invasione di locuste, tra la fine del 2023 e l’inizio di quest’anno, hanno causato la perdita della metà dei raccolti: da 1,32 milioni di ettari disponibili a 660 mila. 132 mila ettari di coltivazioni sono state letteralmente arse dalla mancanza di precipitazioni e decine di migliaia di capi di bestiame sono morti.
Se la stagione delle piogge tarderà ancora, la situazione potrebbe precipitare ulteriormente colpendo altri milioni di persone.
Il calo della produzione alimentare ha inoltre fatto schizzare alle stelle i prezzi dei generi alimentari, ai livelli più alti degli ultimi 5 anni. La conseguenza è che milioni di persone non possono più permettersi l’acquisto dei beni alimentari di base e la gran parte degli agricoltori non ha più nulla.
“La situazione nel Tigray sta precipitando. – ha detto Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia – Oltre 1 persona su 3 è alla fame, senza un aumento immediato e massiccio degli aiuti internazionali, molte altre persone rischiano di morire nei prossimi mesi”.
“Siamo costretti a far dormire il più possibile i nostri figli per lenire i morsi della fame”
“La fame è insopportabile, i nostri figli non hanno niente da mangiare per giorni e giorni, al punto che l’unica soluzione possibile è far dormire il più possibile i bambini o nutrirli con le radici che diamo agli animali”, racconta Hareyat (50 anni), madre di quattro ragazze che si trova con altri sfollati a Kola Tambien presso la scuola Meles Preparatory.
“L’emergenza che sta colpendo l’Etiopia settentrionale è una delle più gravi al mondo – conclude Pezzati – Il calo dei finanziamenti per la risposta umanitaria, compresa la sospensione dell’invio di aiuti alimentari per 6 mesi l’anno scorso, da parte di USAID e World Food Program, ha aggravato ulteriormente la situazione: l’appello delle Nazioni Unite per l’Etiopia nel 2023 è stato finanziato solo per il 34%, con 1,3 miliardi di dollari su un totale di 4 miliardi di dollari necessari. E sebbene gli aiuti abbiano ripreso adesso ad arrivare la situazione resta disperata, soprattutto perché in Etiopia in questo momento ci sono quasi 1 milione di rifugiati e circa 4 milioni di sfollati interni allo stremo. Senza un cambio di passo nella risposta all’emergenza, tantissimi potrebbero essere investiti da una vera e propria carestia”.

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