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Roma, 18 gen. (askanews) – E’ arrivato verso mezzanotte e mezzo il via libera delle commissioni Affari costituzionali ed Esteri della Camera al ddl di ratifica del protocollo Italia-Albania sui centri per migranti. Con le opposizioni che hanno abbandonato l’aula per protestare contro la chiusura di governo e maggioranza a qualsiasi modifica. Lunedì il provvedimento approda in aula.
Le opposizioni, ha spiegato Matteo Mauri del Pd, hanno selezionato un pacchetto di 20 proposte, “nessuna delle quali avrebbe stravolto il testo ma inserito specifiche, cose che il governo a voce ha garantito che rispetterà senza però volerle scrivere nero su bianco” neanche la richiesta di riconoscere “il diritto delle grandi organizzazioni internazionali a visitare i centri proponendo una riformulazione riduttiva e inaccettabile.
La contraddizione come la malafede – ha attaccato Mauri – sono evidenti”.
Unica modifica approvata, targata esecutivo, per precisare che la Commissione territoriale d’asilo sarà quella che ha sede a Roma. Blindato dunque l’impianto dell’operazione voluta dalla premier Giorgia Meloni e dal suo omologo Edi Rama.
Il protocollo prevede che vengano realizzate in territorio albanese due aree, con una capienza complessiva per non più di 3mila migranti, dove condurre stranieri salvati in operazioni di soccorso e dove espletare le procedure di identificazione e accertamento dei requisiti di protezione internazionale e, nel caso di diniego, le procedure per il rimpatrio. Secondo quanto riferito dal viceministro agli Esteri Edmondo Cirielli (Fdi), durante i lavori, l’intenzione sarebbe quella di fare un primo screening a bordo delle navi dello Stato italiano, in acque internazionali.
In Albania non andranno soggetti vulnerabili (“minori, minori non accompagnati, disabili, anziani, donne, genitori singoli con figli minori, vittime della tratta di esseri umani, persondovrebbee affette da gravi malattie o da disturbi mentali, persone per le quali è accertato che hanno subito torture, stupri o altre forme gravi di violenza psicologica, fisica o sessuale, vittime di mutilazioni genitali”, ha spiegato Cirielli). I migranti destinati ai due centri di detenzione amministrativa (uno presso il porto di Shengjin e l’altro nell’entroterra presso Gjder) dovrebbero dunque essere uomini considerati, “prima facie”, a prima vista, non vulnerabili. Scelta non banale e non priva di rischi se non effettuata da personale adeguatamente formato e con la dovuta tempistica.
Sotto accusa delle opposizioni anche la previsione che le strutture avranno tre diverse aree. Oltre a una parte del centro che avrà funzione di hotspot, una parte funzioni di Cpr e una una struttura detentiva, sotto giurisdizione penale italiana, per eventuali delitti commessi da un ospite dei due centri di detenzione amministrativa. La richiesta di prevedere un ufficio del Garante per i detenuti è stata respinta.
Il ddl di ratifica dà piena esecuzione al protocollo e introduce anche alcune norme per il coordinamento e la gestione, stabilisce le autorità coinvolte, precisa che nei due centri potranno essere condotte solo persone imbarcate “anche a seguito di operazioni di soccorso” extra-Ue (né acque italiane né di altri Stati membri).
Il provvedimento equipara le aree concesse in uso all’Italia, di cui il nostro Paese avrà la concessione, la responsabilità e la gestione, e tutti i costi a carico, a zone di frontiera e di transito dove è prevista la procedura accelerata. Si specifica inoltre che ai migranti dovrà applicarsi la normativa italiana ed europea in materia.
Il testo è in prima lettura e dopo Montecitorio il provvedimento passerà all’esame del Senato.
Resta intanto sospesa la ratifica del protocollo da parte dell’Albania, bloccata da uno stop della Corte costituzionale albanese. Oggi la Corte avvierà l’esame e dovrà esprimersi nel merito entro il 6 marzo. Non è escluso che il verdetto arrivi prima.
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