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Roma, 23 ott. (askanews) – Dopo ore di “pressing” da parte di
Palazzo Chigi si è dimesso oggi Francesco Spano, nominato appena
dieci giorni fa capo di gabinetto dal ministro della Cultura
Alessandro Giuli. Nella speranza di far calare in anticipo il
sipario (almeno per ora) sul nuovo caso che ha investito il
Collegio Romano, ancora scosso dopo l’affaire Sangiuliano-Boccia.
La nomina di Spano aveva già fatto storcere il naso al primo
piano di Palazzo Chigi e a via della Scrofa per il suo
background: arrivato al Maxxi con Giovanna Melandri, nel 2015
approdò alla guida dell’Unar, l’Ufficio Nazionale Anti
Discriminazioni Razziali che dovette lasciare due anni dopo, nel
2017, a causa di un’inchiesta delle ‘Iene’. Secondo la
trasmissione, Unar avrebbe finanziato l’Andoss, un’associazione
Lgbtq+ che però – era l’accusa – avrebbe anche favorito incontri
a pagamento. Sulla vicenda venne anche aperta un’inchiesta, da
cui non emersero irregolarità a carico di Spano. Ancora in una
trasmissione televisiva è ‘inciampata’ la carriera del manager.
Secondo ‘Report’, in onda domenica sera, infatti, Spano avrebbe
avuto un “importante conflitto di interessi” perchè mentre “era
segretario generale del Museo, il suo compagno Marco Carnabuci
risultava consulente legale del Maxxi”.
Alle accuse di ‘Report’ si è sommato un clima tutt’altro che
favorevole da parte di Fdi. “Buongiorno, voglio segnalare il
grosso malumore nel nostro partito per la nomina del pederasta
Spano da parte del ministro Giuli”, ha scritto in una chat del
partito di cui fanno parte circa 200 persone, compresa Arianna
Meloni, Fabrizio Busnengo, coordinatore di Fratelli d’Italia nel
Municipio IX. Subito redarguito, Busnego è stato invitato a
dimettersi, cosa che ha fatto.
Ormai però la chat era stata pubblicata, creando grande imbarazzo a via della Scrofa e un clima pesantissimo per Spano: “Il contesto venutosi a creare non privo di sgradevoli attacchi personali, non mi consente più di mantenere quella serenità di pensiero che è necessaria per svolgere questo ruolo così importante”, ha scritto nella lettera di dimissioni, accolte da Giuli con grande “rammarico” e anche con rabbia per il trattamento riservato al suo collaboratore dalla sua parte politica. “A lui – scrive il ministro – va la mia convinta solidarietà per il barbarico clima di mostrificazione cui è sottoposto in queste ore. Non da ultimo, ribadisco a Francesco Spano la mia completa stima e la mia gratitudine per la specchiata professionalità tecnica e per la qualità umana”.
Giuli, nel pomeriggio, dopo il question time è arrivato a Palazzo Chigi. Ufficialmente per un colloquio, di circa mezz’ora, con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, per discutere della parte della manovra che riguarda il Ministero della Cultura. “Non ho incontrato Giuli e ho capito abbastanza poco della vicenda, tendenzialmente non me ne sono occupata”, ha detto in serata alla festa del ‘Tempo’ Giorgia Meloni. La premier nega quindi che ci sia stato un ‘pressing’ ma ammette che per la nomina c’era stato “nervosismo” in Fratelli d’Italia. “Apprendo – ha detto ancora – che ci sarebbe una specie di presunto conflitto di interessi tra Spano e un’altra persona che risale al Maxxi, risale ai tempi della gestione di Melandri. Nessuna di queste persone è stata nominata da Giuli. Bene, ma bisogna chiedere conto a chi governava il Maxxi quando è accaduto. Perché si dice adesso? Se lavori con quelli di destra tutto è più complicato”.
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