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Roma, 10 ott. (askanews) – L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unhcr), la Corte internazionale di giustizia e il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres sono tra i favoriti per il premio Nobel per la pace 2024, un anno segnato dalle guerre a Gaza e in Ucraina. Una scelta che potrebbe non essere esente da sorprese, come spesso accaduto in passato, quando l’apposito Comitato norvegese ha attribuito il premio ad outsider, seppur di prestigio.
E così, nella lista dei papabili dei bookmaker figura anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, sebbene la sua scelta sia considerata molto difficile, visto che si tratta del presidente di un paese in guerra. Proprio per la sua attività in favore delle popolazioni colpite dai conflitti, buone chance di vittoria sono attribuite invece all’Unhcr e al suo alto commissario Philippe Lazzarini. Un premio all’Unrwa sarebbe comunque controverso, date le accuse mosse da Israele secondo cui parte del suo personale avrebbe preso parte all’attacco del 7 ottobre 2023 al sud di Israele da parte di Hamas, che ha innescato la guerra a Gaza. Alcuni paesi hanno sospeso i finanziamenti all’agenzia Onu a seguito delle accuse e dopo l’inchiesta indipendente guidata dall’ex ministro degli Esteri francese Catherine Colonna, la maggior parte dei donatori ha ripreso la donazione dei suoi contributi.
Il Comitato per il Nobel, composto da cinque membri e nominato dal parlamento norvegese, potrebbe anche volersi concentrare sulla necessità di rafforzare l’ordine mondiale internazionale costruito dopo la Seconda guerra mondiale e la sua istituzione principale, le Nazioni Unite. Ciò potrebbe significare un premio al suo segretario generale, Antonio Guterres, con o senza la sua Corte suprema, la Corte internazionale di giustizia, che ha condannato l’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia e ha chiesto a Israele di garantire che non venga commesso alcun genocidio a Gaza in un caso presentato dal Sudafrica, ancora in corso, che Israele ha ripetutamente respinto come infondato.
Tra le ipotesi fatte dai bookmakers figura anche quella del dissidente russo Alexei Navalny, morto in una colonia penale artica a febbraio, a cui dunque sarebbe assegnato un (alquanto improbabile) premio postumo. Tra i candidati noti ci sono poi anche Papa Francesco e il naturalista britannico David Attenborough. Qualche chance, secondo gli esperti, avrebbero anche l’Unesco e il Consiglio d’Europa, l’esponente dell’opposizione bielorussa Svetlana Tsikhanoskaya, l’attivista per i diritti umani Ilham Tohti.
L’ultima ipotesi sarebbe poi la più clamorosa. Secondo alcuni esperti, in un 2024 segnato da conflitti cruenti, decine di migliaia di morti, milioni di sfollati e crisi umanitarie, economiche e sociali senza precedenti, il Comitato potrebbe scegliere di non assegnare il premio, inviando un messaggio chiaro al mondo. Non sarebbe la prima volta: il Nobel per la Pace non è stato assegnato in 19 occasioni: durante la Prima guerra mondiale, nel primo dopoguerra, durante la Seconda guerra mondiale, negli anni della Guerra fredda e della Guerra del Vietnam.
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