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Roma, 4 ago. (askanews) – Fallita la missione della delegazione Ecowas inviata a Niamey per negoziare il ripristino dell’ordine costituzionale, prosegue ad Abuja il vertice dei capi di stato maggiore della Difesa dell’organizzazione regionale chiamati a definire il piano per un’eventuale intervento militare qualora il Niger non rispettasse l’ultimatum concesso domenica scorsa per reinsediare il presidente Mohamed Bazoum. Detenuto dal 26 luglio nella residenza presidenziale, il presidente deposto ma non dimissionario ha sollecitato oggi dalle colonne del Washington Post “l’aiuto del governo Usa e di tutta la comunità internazionale”, ammonendo sul rischio che “l’intera regione centrale del Sahel finisca sotto l’influenza russa”. Intanto da Niamey la giunta militare ha fatto sapere che ci sarà “una risposta immediata in caso di aggressione”, ha denunciato gli accordi di cooperazione militare con la Francia e ha annunciato il ritiro degli ambasciatori nigerini da Francia, Stati Uniti, Nigeria e Togo.
FALLITA LA MISSIONE DELLA DELEGAZIONE ECOWAS
La delegazione inviata in Niger dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas), guidata dall’ex presidente nigeriano Abdulsalami Abubakar, ha lasciato oggi Niamey senza aver incontrato il leader della giunta, il generale Abdourahmane Tchiani, né il presidente Bazoum. Gli inviati dell’Ecowas sono ripartiti dopo aver incontrato all’aeroporto una delegazione della giunta guidata dal capo delle operazioni speciali nigerine.
PROSEGUE VERTICE AD ABUJA SU OPZIONE MILITARE
Intanto ad Abuja è ancora in corso la riunione straordinaria del Comitato dei capi di Stato Maggiore della Difesa dell’Ecowas, chiamata a definire “una risoluzione riguardo all’ultimatum di 7 giorni” concesso domenica scorsa dai leader Ecowas, che comprende il ricorso a “tutte le misure”, anche quelle militari, per ristabilire l’ordine costituzionale nel paese. Secondo quanto riportato oggi dall’emittente francese Rfi, “il concetto di operazione è stato scritto e i requisiti riguardo a uomini e attrezzature sono stati precisati”. L’azione, ha aggiunto Rfi, dovrebbe vedere coinvolti “migliaia di soldati, messi a disposizione, tra gli altri, da Senegal, Ghana, Benin e Nigeria”.
Due giorni fa, aprendo i lavori, il Commissario per gli Affari politici, la pace e la sicurezza dell’Ecowas, Abdel-Fatau Musah, ha dichiarato che “l’opzione militare è l’ultima opzione sul tavolo, l’ultima risorsa, ma dobbiamo essere pronti a questa eventualità”.
BAZOUM CHIEDE AIUTO E AMMONISCE SU RISCHI PER IL SAHEL
In un’intervento sul Wp, oggi il presidente Bazoum, sottolineando la sua condizione di “ostaggio”, ha sollecitato “l’aiuto del governo degli Stati Uniti e dell’intera comunità internazionale per ripristinare il nostro ordine costituzionale”, esprimendo apprezzamento per “le forti e inequivocabili condanne” espresse da Stati Uniti, Unione africana, Unione europea ed Ecowas. “Sono stati forti e chiari – ha sottolineato Bazoum – questo colpo di stato deve finire e la giunta deve liberare tutti coloro che ha arrestato illegalmente”.
Bazoum ha quindi messo in guarda sulle “conseguenze devastanti” che avrebbe nella regione il successo del golpe a Niamey, affermando che “nella travagliata regione africana del Sahel, il Niger rappresenta l’ultimo baluardo del rispetto dei diritti umani”.
“Con un invito aperto da parte dei golpisti e dei loro alleati regionali, l’intera regione centrale del Sahel potrebbe cadere sotto l’influenza russa attraverso il gruppo Wagner, il cui brutale terrorismo è stato chiaro in Ucraina”, ha affermato, aggiungendo che anche l’organizzazione “Boko Haram e altri movimenti terroristici trarranno sicuramente vantaggio dall’instabilità del Niger, usando il nostro paese come base per attaccare i paesi vicini e minare la pace, la sicurezza e la libertà in tutto il mondo”.
MONITO DI NIAMEY ALL’ECOWAS
Ieri, in occasione della Giornata dell’indipendenza del Niger, la giunta ha ammonito l’Ecowas sul fatto che “qualsiasi aggressione o tentata aggressione contro lo Stato del Niger vedrà una risposta immediata e senza preavviso da parte delle Forze di Difesa e Sicurezza nigerine verso uno dei suoi membri, ad eccezione dei Paesi amici sospesi”. Chiaro il riferimento a Burkina Faso e Mali, sospesi dopo i golpe degli scorsi anni, e dove si è recato in visita nei giorni scorsi il numero due della giunta nigerina, il generale Salifou Mody.
NIAMEY DENUNCIA ACCORDI COOPERAZIONE CON LA FRANCIA
La giunta militare ha anche denunciato “gli accordi di cooperazione nel campo della sicurezza e della difesa” con la Francia, “di fronte all’atteggiamento e alla reazione della Francia alla situazione” in Niger. In un comunicato, i militari hanno fatto sapere che la denuncia riguarda accordi conclusi nel 1977, nel 2013, nel 2015 e nel 2020, relativi ad alcuni punti dei rapporti bilaterali, tra cui la “cooperazione tecnica militare”, “il regime giuridico dell’intervento delle forze armate francesi in Niger per la sicurezza nel Sahel”, “lo stazionamento e le attività del distaccamento interesercito francese” sul territorio nigerino, e anche “lo status dei soldati francesi presenti in Niger”.
In un altro comunicato, la giunta ha anche annunciato il richiamo dei propri ambasciatori in Francia, Stati Uniti, Nigeria e Togo.
Francia e Stati Uniti contano rispettivamente 1.100 e 1.500
soldati nel Paese.
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