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Bruxelles, 28 feb. (askanews) – E’ stata una giornata memorabile per il Parlamento europeo, un giorno di commozione, indignazione, empatia, e soprattutto un momento rarissimo di vera unanimità per tutti gli eurodeputati, dall’estrema sinistra all’estrema destra: tutti ad ascoltare le parole terribili, accusatrici, dolorose, e nonostante tutto portatrici di speranza di Yulia Navalnaya, la vedova dell’oppositore russo Aleksei Navalny, ucciso in carcere dal regime di Vladimir Putin.

“Putin – ha affermato Navalnaya senza usare mezzi termini – ha ucciso mio marito”. Dopo averlo avvelenato, e dopo che Aleksei aveva voluto tornare in Russia, Putin “ha ordinato che fosse torturato per tre anni, che fosse ridotto alla fame in una cella di mattoni sottili, tagliato fuori dal mondo esterno, che gli fossero negate le visite, le telefonate, e persino le lettere. E alla fine lo hanno ucciso, e poi hanno oltraggiato il suo corpo e sua madre”.

“Sono qui a Strasburgo per rivolgermi a voi – ha detto agli eurodeputati – e attraverso di voi all’intera Europa. A 12 giorni dalla sua morte, pensavo che avrei avuto il tempo di preparare il mio discorso; ma prima abbiamo passato una settimana ad aspettare il corpo di Aleksei e a organizzare il funerale, a scegliere il cimitero e la bara. Il funerale sarà domani, e io non so ancora se sarà pacifico o se la polizia arresterà le persone venute a dire addio ad Aleksei”.

“Sono passati due anni da quando Putin ha lanciato la sua brutale, subdola guerra contro l’Ucraina”, e nonostante gli aiuti a Kiev da tutto il mondo, oggi “c’è molta stanchezza, molto sangue, molta delusione”. E purtroppo, ha lamentato Navalnaya, “è stato fatto di tutto: armi, denaro, sanzioni… Ma non funziona niente; ed è successo il peggio: tutti hanno fatto l’abitudine alla guerra, e qui e là ogni tanto si sente chi dice che ‘in ogni caso dobbiamo arrivare a un accordo con lui'”, con Putin.

Da un lato, “l’assassinio pubblico” di Aleksei “ha dimostrato ancora una volta a tutti che Putin è capace di tutto e che non si può negoziare con lui. Ma d’altra parte, posso vedere anche quanto siano tutti scioccati. Molte persone hanno la sensazione che Putin non possa proprio essere sconfitto. E, in questa disperazione, mi chiedono che cosa possono fare”.

Yulia Navalnaya ha risposto a questa domanda cercando di capire come avrebbe risposto suo marito, che in politica era “un innovatore”, immaginava e sperimentava soluzioni per riuscire a raggiungere i milioni di persone che ha ispirato in Russia, diventando il politico più famoso del Paese, nonostante il regime non gli permettesse di fare campagna, dare interviste, apparire in Tv, avere finanziamenti, fare pubblicità, votare. “Persino dal gulag in cui era rinchiuso, è riuscito a far passare idee e progetti che hanno mandato in panico il Cremlino”, ha ricordato.

“Non si può danneggiare Putin con un’altra risoluzione, o con un’altra serie di sanzioni, che non saranno diverse dalle precedenti. Non potete sconfiggerlo pensando che sia un uomo di princìpi, con una morale e delle regole. Non è così, e Aleksei lo aveva capito molto tempo fa. Non avete a che fare con un politico – ha sottolineato -, ma con un mafioso sanguinario. Putin è il leader di una banda della criminalità organizzata, che include avvelenatori e assassini; ma sono tutti solo burattini”.

La risposta dunque, secondo Navalnaya, è questa: colpire “le persone vicine a Putin, i suoi amici, collaboratori e custodi del denaro della mafia”. Si deve “combattere questa banda criminale. E l’innovazione politica, in questo caso, sta nell’applicare i metodi di lotta alla criminalità organizzata” al regime di Putin. “Non la competizione politica, non note diplomatiche, ma indagini sulle macchinazioni finanziarie. Non dichiarazioni preoccupate, ma una ricerca degli associati a questa mafia nei vostri paesi, degli avvocati e finanzieri che in segreto aiutano Putin e i suoi amici a nascondere i soldi”.

“Ci sono decine di milioni di russi che sono contro Putin, contro la sua guerra, contro il male di cui è portatore. Non dovete perseguitarli, al contrario, dovete lavorare con loro, con noi”, ha detto ancora agli eurodeputati la vedova di Aleksei Navalny.

“Putin deve rispondere di ciò che ha fatto al mio paese. Putin deve rispondere di ciò che ha fatto a un paese vicino e pacifico. E Putin deve rispondere di tutto ciò che ha fatto ad Aleksei. Mio marito non vedrà come sarà la Bella Russia del Futuro, ma noi dobbiamo vederla. E farò del mio meglio per realizzare il suo sogno, finché cadrà il male e arriverà questo bellissimo futuro”, ha concluso Yulia Navalnaya.

Tutti i capigruppo politici, per una volta assolutamente uniti, dopo il suo intervento le hanno espresso dopo la loro solidarietà per la sua sofferenza e l’ammirazione per l’enorme compito che si è assunto questa donna di continuare coraggiosamente la battaglia di suo marito per denunciare i crimini di Putin e riportare la democrazia in Russia.

E quando il dibattito in aula si è concluso, prima che se ne andasse, tutto il Parlamento europeo si è levato in piedi di fronte al suo sguardo triste, per applaudire commosso la vedova dell’uomo che da solo ha sfidato l’enorme potere criminale che soffoca la Russia, Aleksei Navalny, che quella stessa Assemblea nel 2021 aveva insignito del Premio Sakharov per la libertà di pensiero, e per la difesa dei diritti umani e della democrazia.

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