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Roma, 19 gen. (askanews) – Paola Angeli presenta il suo nuovo progetto discografico, “La vera me”, una donna diversa e uguale a tante. L’album, con l’omonimo singolo di lancio, sarà fuori il 22 gennaio.

Dodici brani arrangiati da Giancarlo Di Maria di cui undici originali e una cover di Bob Dylan per un disco fortemente voluto, in cui Paola Angeli, autrice completa di testi e musiche (eccetto due pezzi scritti a quattro mani con Giancarlo Di Maria e Anna Regazzoni, “La donna col pollice grande” e “La Signorina Marie”) usa la canzone come strumento introspettivo per analizzare alcuni spazi della propria interiorità.

Lo vediamo fin da subito nel singolo di lancio dell’album omonimo, con il suo testo squisitamente pirandelliano che suggerisce di gettare quelle maschere nate a protezione della parte più vera e delicata dell’Essere Umano, che finiscono però per soffocarlo e per tarpare le ali ai sogni più importanti. Un volo liberatorio fa assaporare all’ascoltatore la conquista di una libertà che è scoperta del vero Sé e radicamento in un’identità unica, scevra da resistenze e condizionamenti esterni: un volo di gioia, in cui tutte le vie sono aperte alla scoperta del nuovo, una rinascita necessaria che sottende la sottile percezione dell’infinito.

Lo stesso videoclip vuol enfatizzare il messaggio del brano, declinandolo all’attualità e alla tragica necessità di un’apparenza “di plastica”, che vive e si estrinseca in un mondo altro, virtuale, dove non è ammesso essere se stessi e mostrare la propria natura, ma diventa necessario sfoggiare una finta bellezza. Il video nasce da un’idea di Matteo Sambero, giovane e sensibile regista che ha saputo tradurre in immagini incisive il messaggio di Paola, il suo estremo bisogno di emergere per come è, facendo volare la sua vera natura, di qui il titolo “La vera me”. Il video si avvale anche della presenza dell’artista Gino Rodella che in una performance di pochi minuti, costruisce estemporaneamente su Paola un vestito con materiali di recupero e soprattutto plastica, a sottolineare una esistenza “fake”, innaturale ma tristemente diffusa; così il vestito diventa una una sorta di crisalide dalla quale Paola, nel finale, si libera per mostrare la sua essenza, la vera se stessa.

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