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Roma, 21 ott. (askanews) – A un anno esatto dall’insediamento, Fratelli d’Italia celebra domenica il primo ‘compleanno’ del governo di Giorgia Meloni, l”underdog’ (sua definizione) divenuta la prima donna al timone di Palazzo Chigi.
‘L’Italia vincente. Un anno di risultati. Come il governo Meloni sta facendo ripartire la Nazione’ è l’iniziativa organizzata dai gruppi parlamentari di Fdi: al centro degli appuntamenti quello al teatro Brancaccio di Roma, che culminerà con l’intervento della presidente del Consiglio, previsto per le 10.30, trasmesso in videocollegamento nelle sedi delle iniziative regionali. L’intervento sarà preceduto, a partire dalle 9, da una tavola rotonda alla quale parteciperanno il il copresidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo, Nicola Procaccini, il vice presidente della Camera, Fabio Rampelli, il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida.
Economia e migranti sono stati i due punti al centro dell’agenda della premier, condizionata dalla guerra in Ucraina e dalle sue conseguenze (a partire dall’inflazione e dai problemi di approvvigionamento energetico) e – da pochi giorni – dalla crisi in Medio Oriente.
In economia la prima manovra del governo è stata in sostanziale continuità (visti i tempi strettissimi) con il governo Draghi. Subito dopo, però, Meloni ha smantellato le misure ‘bandiera’ del M5s, il reddito di cittadinanza e il superbonus, accusato di essere un ‘fardello’ da 130 miliardi sui conti pubblici. I provvedimenti contro il caro energia (costati circa 22 miliardi) e per il sostegno al reddito hanno occupato gran parte delle risorse dispobili. Anche nella manovra da 24 miliardi appena varata, la priorità è stata la conferma per un anno del taglio del cuneo fiscale per i redditi più bassi e gli interventi sulle pensioni. Per quanto riguarda la riforma fiscale, il governo ha dovuto fare i conti con la scarsità di risorse. Nella legge di bilancio è previsto un primo passo, con l’estensione dell’aliquota del 23% dal primo al secondo scaglione. Un miliardo di euro è stato destinato alla famiglia e alla natalità, con fondi per gli asili nido e la de-contribuzione per le madri lavoratrici con due o più figli.
Strettamente legata alla politica economica è l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ereditato dal precedente esecutivo. Meloni ha affidato la gestione del dossier al ministro Raffaele Fitto e varato una riorganizzazione della governance, decidendo in sostanza un ‘accentramento’ della guida a Palazzo Chigi, dove è stata insediata una cabina di regia che si riunisce periodicamente. Il cambio in corsa ha causato inizialmente qualche ritardo, sommato alla necessità di rivedere alcune parti del Pnrr a causa del mutato contesto internazionale (prezzi dell’energia, inflazione). Attualmente sono state incassate le prime tre rate e sono in corso le interlocuzioni con Bruxelles per ottenere la quarta, da 16,5 mld, entro la fine dell’anno.
Sui migranti, l’avvio dell’esecutivo è stato segnato dalla tragedia di Cutro, dove nella notte tra il 25 e il 26 febbraio un barchino partito dalla Turchia è affondato. Nel naufragio hanno perso la vita oltre 90 persone, anche donne e bambini. Dopo molte polemiche (per alcune dichiarazioni del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi) e qualche tentennamento, Meloni ha riunito il 9 marzo nella cittadina calabrese il Consiglio dei ministri, varando il cosiddetto decreto Cutro, che tra le altre misure prevedeva norme più dure nei confronti dei trafficanti di esseri umani, con l’obiettivo di perseguirli in tutto il ‘globo terracqueo’. Per il resto il cuore dell’azione di Meloni sul tema è stato un pressing sull’Europa per un intervento condiviso e coordinato in due direzioni: da un lato il contrasto all’immigrazione clandestina, con la ‘difesa dei confini esterni’, dall’altro un nuovo rapporto con l’Africa, per una collaborazione ‘da pari a pari e non predatoria’. Un principio che sarà inserito nel ‘Piano Mattei’ che dovrebbe essere presentato all’inizio del prossimo anno e che ha come ‘modello’ il Memorandum con la Tunisia, ancora in via di attuazione non senza resistenze a Bruxelles ma anche nella stessa Tunisi. Il 17 settembre scorso Meloni è poi arrivata a Lampedusa con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che ha annunciato un piano in 10 punti per il contrasto all’immigrazione clandestina. Un progetto positivo per la premier, che però ora deve lavorare con i partner per renderlo ‘concreto e operativo’.
In Europa l’arrivo di Meloni è stato visto con curiosità. Oltre allo stretto rapporto con i ‘compagni’ conservatori Mateusz Morawiecki, premier della Polonia, e Viktor Orban, primo ministro ungherese, Meloni ha trovato un inaspettato alleato nell’olandese Mark Rutte. Sia Morawiecki che Rutte, però, a breve non saranno più membri del Consiglio. Altalenante il rapporto con Emmanuel Macron, con cui ha avuto più di una frizione, in particolare sulla vicenda delle Ong impegnate nel salvataggio di migranti. Uno scontro che, sia in pubblico che in privato, ha avuto toni anche accesi. La ricomposizione è stata poi trovata, anche grazie alla ‘mediazione’ del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e in questa fase il presidente francese sta sostenendo l’iniziativa italiana sui migranti. Sempre sulle Ong, nelle ultime settimane, Meloni ha avuto contrasti con il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Alla fine tra i due la ‘tregua’ è stata raggiunta a Granada. Nella città spagnola, a margine della Comunità politica europea, Meloni ha lanciato insieme al premier britannico Rishi Sunak un nuovo formato ‘aperto’ con l’obiettivo di unire Paesi (tra gli altri l’Albania di Edi Rama) europei ma anche al di fuori dall’Unione. Il nuovo Patto di stabilità sarà un banco di prova decisivo per verificare la capacità della premier di creare alleanze con gli altri Paesi Ue.
In questo primo anno Meloni ha anche viaggiato molto, con un occhio particolare al bacino del Mediterraneo, sia sulla sponda europea che su quella africana. Dopo il debutto in un vertice internazionale alla Cop27 di Sharm el Sheik, la premier ha partecipato al G7 di Hiroshima e ai G20 di Bali e Nuova Delhi.
Due volte negli Stati Uniti (a Washington per incontrare Joe Biden alla Casa Bianca e a New York per l’assemblea generale dell’Onu) e una volta a Kiev, ha poi dedicato grande attenzione all’Africa, con due missioni in Tunisia, il viaggio in Algeria, la recente visita lampo di Mozambico e Congo. Grande attenzione anche ad Est, con viaggi in Polonia, Albania (di cui sostiene l’adesione all’Ue), Lituania, Lettonia, Ungheria. A breve dovrebbe partecipare alla Cop28 di Dubai mentre un territorio – dal punto di vista inesplorato – è il Sud America, dove potrebbe recarsi nel 2024. Di oggi la doppia tappa in un giorno al Cairo e a Tel Aviv, per sostenere Israele ma allo stesso tempo cercare di arrivare a una de-escalation della crisi.
Sulla sicurezza il governo in carica aveva debuttato dedicando il primo decreto alle norme contro i rave party, seguito a breve da un decreto con una stretta su migranti e Ong.
Altre norme restrittive erano contenute nel decreto Cutro, che prevedeva tra l’altro la possibilità di trattenere nei Cpr i richiedenti asilo. Una norma ‘smontata’ (tra grandi polemiche) dal Tribunale di Catania. Una stretta sulla sicurezza è arrivata con il decreto Caivano, che prevede tra le altre cose il daspo urbano anche per i quattordicenni, un inasprimento delle pene per il porto abusivo di armi, pene per i genitori per l’abbandono scolastico dei figli. A Caivano l’esecutivo lavora però anche a un progetto di rigenerazione urbana, puntando a farne un modello di recupero di aree degradate.
Tra le altre cose Meloni, nell’ultimo anno, si è dovuta occupare anche dell’alluvione in Emilia-Romagna e dei suoi strascichi polemici con le amministrazioni locali e in particolare con il governatore Stefano Bonaccini. Alla fine la gestione dell’emergenza e della ricostruzione è stata affidata al generale Francesco Paolo Figliuolo, già ‘sperimentato’ come commissario per l’emergenza pandemica.
Per quanto riguarda quello che ancora c’è da fare, Meloni ha annunciato che il 2024 sarà ‘l’anno delle riforme’. Tra quelle in cantiere, che vorrebbe portare a compimento, ci sono l’Autonomia differenziata (l’iter parlamentare è in corso) e la riforma costituzionale, con l’elezione diretta del presidente del Consiglio e il rafforzamento dell’esecutivo. Il modello preferito dalla premier è sempre stato il presidenzialismo, su cui però è difficile trovare un largo consenso. Dunque la strada dovrebbe essere quella del premierato. Altra riforma importante in ballo è quella della giustizia, a cui lavora il ministro Carlo Nordio.
Per Meloni leader politico, invece, l’appuntamento è quello delle Europee, in una tripla veste. Come presidente del Consiglio sarà un test rilevante per l’esecutivo dopo un anno e mezzo di lavoro. Come leader di Fdi vorrà consolidare il risultato delle politiche, anche rispetto agli alleati di governo, in primo luogo la Lega di Matteo Salvini, con cui il rapporto è complicato. Per quanto riguarda Forza Italia, dopo la morte di Silvio Berlusconi la premier spera in un buon risultato, consapevole che la dissoluzione del partito azzurro potrebbe destabilizzare tutto il governo. Infine, come presidente dei conservatori europei di Ecr, dovrà fare delle scelte (non facili) nelle alleanze a Bruxelles e Strasburgo.
Infine una nota personale, sicuramente dolorosa, è la fine della relazione con il compagno Andrea Giambruno, dopo i fuori onda di striscia la notizia. ‘Difenderò quello che siamo stati, difenderò la nostra amicizia, e difenderò, a ogni costo, una bambina di sette anni che ama la madre e ama il padre, come io non ho potuto amare il mio’, ha scritto venerdì su Facebook, pubblicando una foto che la ritrae con Giambruno e la piccola Ginevra, spesso accanto a lei in questi mesi nei viaggi all’estero.
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