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Roma, 19 lug. (askanews) – “Le cose che si vogliono fare si fanno e del resto si può evitare di parlare. Sul concorso esterno Nordio ha risposto a una domanda, ma lui stesso ha detto che non è previsto dal programma di governo e infatti non c’è. Forse dovrebbe essere più politico”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, parlando in prefettura a Palermo al termine del Comitato per l’ordine e la sicurezza, nel giorno in cui si commemora la strage di via D’Amelio in cui persero la vita il giudice Borsellino e la sua scorta.

Per Meloni si tratta del caso di “una risposta personale” che diventa “un fatto quando un fatto non è, perchè i fatti sono che abbiamo salvato il carcere ostativo, che sono stati arrestati 1.300 mafiosi, che abbiamo difeso la legislazione antimafia. Sono opinioni che diventano fatti e le opinioni diventano fatti quando si vuol fare una polemica pretestuosa”.

“Il senso della mia presenza oggi non è solo memoria, perchè la memoria ha senso e ragione – ha detto Meloni ricordando Borsellino – solo se si raccoglie il testimone. Per questo abbiamo partecipato al Comitato per la sicurezza, per capire cosa altro serva e cosa il governo possa e debba fare per aiutare questi inquirenti straordinari e queste forze dell’ordine che negli ultimi mesi hanno arrestato 1.300 persone, 29 latitanti sono stati assicurati alla giustizia, un lavoro straordinario che va accompagnato”. “Io – ha ricordato ancora – ho cominciato a fare politica quando uccisero Borsellino e a poche settimane dall’omicidio di Falcone. Per me il tema di quell’esempio, di uomini delle istituzioni consapevoli dei rischi che continuano a fare il loro lavoro, rimane uno degli elementi più simbolici che mi ha spinto a fare politica”.

“Non c’è stato alcun allentamento nella lotta alla criminalità organizzata, anzi”, ha tenuto a sottolineare Meloni.

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