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Bruxelles, 22 mar. (askanews) – Dopo la proposta di Emmanuel Macron di inviare soldati in Ucraina, ma anche le dichiarazioni dei vertici Ue sulla guerra in atto, quello che si è chiuso oggi a Bruxelles era stato da alcuni definito un “Consiglio di guerra”. Complice anche un passaggio della bozza di conclusioni in cui, nel paragrafo relativo a sicurezza e difesa, si evidenziava la necessità di una “potenziata e coordinata preparazione militare e civile e una gestione strategica delle crisi in un panorama di minacce in evoluzione”. Lo stesso Viktor Orban, questa mattina, aveva parlato di una “atmosfera di guerra”.
Meloni, però, al termine dei lavori getta acqua sul fuoco. Il ‘clima di guerra’, assicura, “non è quello che ho visto. Certo siamo in un conflitto e nessuno affronta le questioni con leggerezza” ma non c’è un’atmosfera da “mettiamoci l’elmetto in testa per combattere”. Quanto al passaggio sulla necessità di una “preparazione” alle crisi, per la premier c’è stato un malinteso: in realtà si riferiva a “crisi sul piano della protezione civile” e per questo il punto è stato mantenuto, ma spostato nelle conclusioni. Ciò non toglie che l’Europa deve fare passi avanti sulla difesa comune e Meloni è “d’accordo con l’iniziativa della Commissione di rafforzare l’industria della difesa” anche se “bisogna fare i conti con le risorse a disposizione”. L’Italia caldeggia la proposta di eurobond per finanziare la difesa, bocciata dalla Germania ma sostenuta da Macron.
A proposito del presidente francese, Meloni l’ha incontrato oggi a margine dei lavori, dopo che nelle scorse settimane c’erano state delle ‘frizioni’, mai ammesse ufficialmente, sull’asse Roma-Parigi. Il presidente francese, infatti, non avrebbe gradito la riunione del G7 tenuta il 24 febbraio in videoconferenza da Kiev – che infatti ha disertato – e da parte sua Meloni sarebbe stata molto infastidita del successivo vertice sull’Ucraina organizzato a Parigi (a cui infatti ha inviato il vice ministro Edmondo Cirielli). Senza contare poi la ‘fuga in avanti’ sull’invio di truppe. Pur alloggiando nello stesso hotel del centro, ieri sera i due non si sono incrociati, forse per evitare una replica della “fotografia” dello scorso dicembra al bar dell’Amigo. Si sono visti invece oggi a margine del summit e alla fine, da fonti italiane, viene dipinto un quadro di “convergenza” su molti temi: Ucraina, Medio Oriente (con una “ritrovata unità” dei 27) difesa europea. “Particolare convergenza” viene sottolineata sul tema dei migranti, in particolare sulla “dimensione esterna” e sui “partenariati rafforzati con i Paesi di origine e transito”.
Sui migranti per la premier la dichiarazione finale è “perfettamente soddisfacente”, anche per il giudizio “positivo” sull’accordo raggiunto in Egitto e per il riferimento “all’alleanza globale contro i trafficanti”. Soddisfatta anche per il lavoro sull’agricoltura, tema molto importante per Roma: un “importantissimo passo avanti – sottolinea – è che nelle conclusioni si faccia riferimento alla proroga degli aiuti di Stato in campo agricolo, una delle principali rivendicazioni che venivano poste anche dalle associazioni di categoria”. Inoltre nel prossimo summit la Commissione europea dovrà proporre “ulteriori forme di sostegno per il comparto” e questo “si deve soprattutto al lavoro italiano”. Bene, per Meloni, anche il via libera all’avvio dei negoziati per l’ingresso della Bosnia Erzegovina nell’Ue.
Sullo sfondo del Consiglio anche le elezioni europee di giugno.
Nel giorno in cui Macron stronca la candidatura di Ursula von der Leyen, Meloni resta ancora ‘coperta’ su un possibile appoggio a un mandato bis della presidente della Commissione, spitzenkandidat del Ppe che però ha ‘nemici’ anche dentro il suo partito. “Aspetto di vedere chi votano gli italiani”, spiega, anche perchè “il tema che mi appassiona non è chi sarà il presidente della Commissione ma è per fare cosa.
Ursula von der Leyen o chiunque altro…quale è l’Europa che si vuole realizzare?”. Per lei però c’è anche il tema dei compagni di viaggio. Le posizioni di Orban creano qualche imbarazzo, ultima in ordine di tempo, ieri, le “congratulazioni” a Vladimir Putin per la rielezione. Il primo ministro ungherese punta a entrare dopo le elezioni nel gruppo Ecr guidato da Meloni, ma per il momento (e di comune accordo) fa corsa a sé. La presidente del Consiglio a Bruxelles lo ‘bacchetta’ dicendo di “non condividere” gli auguri, ma non chiude la porta a un successivo ingresso nei Conservatori e riformisti: “Adesso non è un dibattito all’ordine del giorno”, dice. Una frase in cui – viene spiegato – “adesso” è la parola chiave.
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