3 minuti per la lettura
Roma, 10 nov. (askanews) – Insegnare la storia con i videogiochi. Se ne è parlato a Bari all’Apulia Digital Experience (Ade), la prima conferenza internazionale made-in-Italy dedicata all’innovazione digitale nelle industrie creative, apertasi oggi e in programma fino a domenica 12. Nei panel odierni si è discusso di “videogiochi e alta cultura”, “storia e game development”, “historia ludens” e “storia militare (video) ludens”. Tra i partecipanti storici, accademici e imprenditori del settore. Che i videogiochi siano strumenti in grado non di sostituire i libri, ma di affiancarli nella didattica storica, ne è convinto Fabio Belsanti, ceo e founder di AgeOfGames, una software house indipendente pugliese.
Lui stesso è approdato dagli studi storici all’ideazione e realizzazione di videogames. Ad askanews ha raccontato il suo singolare percorso: “Tutto nasce dalla mia tesi di laurea sperimentale sulla digitalizzazione delle fonti archivistiche dei libri contabili della compagna di ventura di Michele Attendolo. E’ stata una delle prime opere di digitalizzazione dei nostri archivi. Il professore, all’Università di Siena, mi affidò questa tesi di ricerca sperimentale, e fondamentalmente il piano era di finire la laurea e poi fare una società di multimedializzazione della storia collegata all’Università di Siena”. Il progetto però non andò in porto e Belsanti tornò quindi a Bari, da dove era partito. “Qui incontrai dei giovanissimi ragazzi pazzi che più o meno volevano fare giochi, non avevano nessuno che li organizzasse, io ero quello più strutturato, ero laureato, feci il manager; e con 500 mila lire e cinque comuputer di casa abbiamo dato vita a questa società indipendente. Adesso sono 23 anni che sviluppiamo videogiochi. Abbiamo la soddisfazione di fare in lavoro che amiamo”.
“Da subito – ha aggiunto Belsanti – la società ha avuto tre settori di interesse principali: uno ovviamente dell’intrattenimento incentrato sulla narrazione; un altro dedicato alla cultura, alla parte educational, e un altro invece alla ricerca un po’ più speculativa che in questi anni si è concretizzata con il progetto ‘Videogiochi e alta cultura’, giunto quest’anno alla sesta edizione”.
“Il videogioco – ha spiegato a sua volta Francesco Biasi, giovane studioso di storia militare dell’Università di Salerno – diventa utile nel momento in cui riesce a raccontare la complessità delle esperienze storiche del passato, delle dinamiche umane; in questo senso è una esperienza videoludica, e diventa una esperienza didattica se guidata dall’insegnante. Non sostituisce comunque il manuale, la parte di contestualizzazione storica, ma aiuta a rendere ancora più importante il ruolo della storicizzazione degli eventi attraverso un impatto visivo più diretto. Tramite la storicizzazione, appunto, va a rompere gli stereotipi del passato, e soprattutto racconta la complessità che c’è intorno alle vicende storiche e alle sue interpretazioni”.
Inoltre, ha osservato Fabio Saksida, dell’Università di Torino, “il videogioco offre anche un supporto visivo, rende reale qualcosa che magari si è finora studiato, ti permette di sentire come concreto qualcosa che prima percepivi come astratto. Sempre più spesso, dunque, gli storici accademici vengono impiegati come consulenti per realizzare videogame e film storici. Mentre il game designer, essendo il videogame un medium che non nasce unicamente per divulgazione, a volte risponde a delle sue logiche che a volte possono entrare anche in conflitto con la rappresentazione storica di un determinato fatto”.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA