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Milano, 4 nov. (askanews) – Come promesso di bandiere della Lega in largo Cairoli non se ne sono viste e Matteo Salvini ha rivendicato il carattere “non di partito” della manifestazione pro Israele “Senza paura” organizzata per “la difesa dell’Occidente e delle libertà”. Eppure sul palco si sono avvicendati soprattutto ministri, governatori e sindaci leghisti, prima che lo stesso Salvini cominciasse il suo comizio con un attacco agli avversari dell’altra manifestazione, quella pro Palestina, che hanno sfilato in contemporanea da Porta Venezia: “A qualche centinaio di metri da qui c’è un’altra manifestazione di cosiddetti antifascisti che stanno attaccando Israele”, ma “gli ultimi fascisti rimasti” sono questi “nostalgici dell’odio e della paura”.

Una sfida a distanza che Salvini ha cercato di evitare venisse intesa come un esempio di “scontro di civiltà” in atto perché, ha ribadito, “il nemico non è l’Islam, ma il fanatismo, l’estremismo” e il terrorismo islamico che “è la piaga di questo secolo”. Occorre però ricordare, ha proseguito, che “l’antisemitismo è una piaga virulenta, un cancro, qualcosa di disgustoso”, un problema da affrontare “con serenità e determinazione anche in casa nostra, nessuno spazio, nessuna compassione per quelli che educano all’odio”.

L’ambasciatore di Israele in Italia, Alon Bar, ha inviato un messaggio nel quale ha ringraziato il vicepremier e “tutto il
governo italiano” per la “forte solidarietà espressa” dopo gli
attacchi di Hamas del 7 ottobre “che ci ha profondamente
commossi”. Un operaio musulmano, Ayoub Ouassif, ha poi attaccato Hamas e il suo uso strumentale della religione islamica per i propri fini. Ma ad alzare i toni è stata la sindaca di Monfalcone, Annamaria Cisint, secondo la quale occorre “lavorare insieme” per fermare “l’islamizzazione” della società italiana:
“Da noi oggi l’Imam ti dice: non siamo interessati all’integrazione, perché noi vogliamo sostituirvi” per cui occorre “bloccare subito questo processo” perché “il buonismo ci porterà alla sostituzione”.

Per Salvini la piazza di oggi è stata comunque e soprattutto “la dimostrazione fisica che noi non abbiamo paura”. Rappresentanza di una parte della società “che reclama la libertà di pensiero e di parola. Una piazza contro l’odio, la violenza e contro il cancro disgustoso dell’antisemitismo. Una piazza a difesa dell’esistenza dello Stato di Israele e che chiede come obiettivo finale due popoli e due Stati”, ha ribadito. Il filo conduttore mediorientale è infine l’occasione per qualche riferimento casalingo, a favore di chi chiede maggiore sicurezza a Milano e contro la “politica che strizza l’occhio allo sballo e alle droghe”.

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