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Bruxelles, 10 ott. (askanews) – Il tweet con cui il commissario europeo alla Politica di vicinato e all’allargamento, l’ungherese Oliver Varhelyi, ieri aveva annunciato l’immediata sospensione di tutti i pagamenti dell’Ue per gli aiuti allo sviluppo della popolazione palestinese per un totale di 691 milioni di euro “non era stato preceduto dalla consultazione di nessun membro del Collegio” dei commissari. Lo ha riferito oggi a Bruxelles il portavoce capo della Commissione, Eric Mamer, rispondendo ai giornalisti durante il briefing quotidiano per la stampa dell’Esecutivo comunitario.

Mamer, dopo aver puntualizzato che i portavoce non parlano a nome di un commissario ma di tutta la Commissione (ammettendo implicitamente che ciò che dice un commissario può non corrispondere alla linea della Commissione) ha anche spiegato, in sostanza, che la sospensione di tutti i pagamenti degli aiuti allo sviluppo per la popolazione palestinese non avrebbe potuto comunque essere oggetto di una “decisione tecnica”, ma che sarebbe necessaria per questo una “decisione politica”, presa cioè da tutta la Commissione e il coinvolgimento anche degli Stati membri.

A livello tecnico, si può sospendere l’erogazione di uno specifico pagamento per uno specifico progetto se il funzionario della Commissione abilitato ad autorizzare l’esborso ha dei sospetti riguardo a possibili abusi o a un utilizzo dei fondi per fini diversi da quelli previsti, ha spiegato ancora il portavoce. “Ma qui – ha precisato Mamer – è completamente diverso, la sospensione ha un significato politico. Sospendere tutto l’aiuto allo sviluppo in Palestina, di tutti i programmi e di tutti i progetti è una decisione politica che necessariamente deve essere presa dal collegio dei commissari, e in consultazione con i nostri partner in altre istituzioni, che svolgono un ruolo nei programmi”.

Ieri Varhelyi, dopo aver affermato che “la portata del terrore e della brutalità contro Israele e il suo popolo rappresenta un punto di svolta” e per questo “non si può continuare con l’ordinaria amministrazione (‘business as usual’, ndr)”, aveva annunciato che, “in quanto maggior donatore dei palestinesi, la Commissione europea sta rivedendo il suo intero portafoglio di aiuti allo sviluppo, per un valore totale di 691 milioni di euro”. Il commissario aveva quindi elencato in un tweet successivo misure che dava per già prese: “Tutti i pagamenti immediatamente sospesi. Tutti i progetti messi sotto revisione. Tutte le nuove proposte di bilancio, anche per il 2023, sono rinviate fino a nuovo avviso. Valutazione globale dell’intero portafoglio”.

Il portavoce capo della Commissione ha ribadito oggi, come aveva puntualizzato ieri il commissario alla Gestione delle crisi, Janez Lenarcic, che continuano gli aiuti umanitari per i palestinesi, incanalati attraverso le agenzie Onu e le Ong, (e “continueranno per tutto il tempo che saranno necessari”, ha precisato un altro portavoce, Balazs Ujvari). “Noi distinguiamo – ha aggiunto Mamer – l’aiuto umanitario dal sostegno allo sviluppo per il popolo palestinese e l’Autorità palestinese. L’aiuto umanitario riguarda i bisogni essenziali: cibo, riparo, acqua, assistenza medica. Questo continua fino a quando abbiamo dei partner sul terreno”.

Mamer, inoltre, ha riferito che dopo il tweet di Varhelyi i capi di gabinetto della Commissione, che erano riuniti ieri pomeriggio per decidere l’agenda della riunione del Collegio dei commissari di domani, si sono occupati della questione. “Hanno constatato che la situazione sul terreno (in Israele e a Gaza, ndr) è in evoluzione e che dobbiamo fare dei nuovi controlli” sul modo in cui sono usati gli aiuti allo sviluppo per i palestinesi. “Questo significa fare una revisione, e mentre la revisione è in corso non sarà sospeso nulla. Poi vedremo se considerare altre decisioni. Per ora non ci sono pagamenti previsti”, ha concluso il portavoce capo della Commissione.

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