X
<
>

Share
3 minuti per la lettura

Roma, 16 lug. (askanews) – Leonardo è “fortemente attiva sulla catalizzazione di grandi alleanze europee” con altri gruppi di primo piano del settore di difesa e sicurezza, ma oltre che a livello industriale queste operazioni presentano complessità anche a livello politico e su quello dell’Antitrust europeo. Lo ha riferito Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo Finmeccanica durante un evento sul piano industriale del gruppo alla Camera dei deputati.

“Lo spazio europeo della difesa è una cosa complessa politicamente, ma è complessa anche industrialmente. Leonardo – ha detto – sta operando come catalizzatore di accordi e per discutere con i grandi pari europei, ma è molto complesso fare questa cosa, perché per quanto ci sia la volontà per l’industria, e significa dire ‘io smetto di fare una cosa perché il mio collega della Francia o della Germania la fa meglio e lui in cambio smette di fare una cosa perché la faccio meglio io’, ma questa è una cosa complicatissima. E poi al piano di sopra ci sta un vincolo politico, che gli Stati vogliono la sovranità nazionale, e poi c’è anche l’Antitrust Ue”.

“In questo momento siamo fortemente attivi sulla catalizzazione di grandi alleanze europee, avete sentito di Rheinmetall, stiamo lavorando con i nostri colleghi francesi di Tales, stiamo facendo cose grandi”, Cingolani ha anche citato Airbus. Ma “non è solo un problema industriale ma è anche un problema di natura politica e poi dell’Antitrust, che è sempre lì”, ha ribadito.

“Forse dovrebbe capire, il nostro Antitrust Ue, che il diritto dei cittadini ad avere il prezzo migliore è secondario rispetto al diritto dei cittadini a vivere sicuri. Ci sono alcune aree in cui bisognerebbe avere la capacità di dire che le priorità sono diverse, almeno in tempo di guerra”.

Su questi due aspetti – politico e di regole sulla concorrenza – “dai contatti che abbiamo avuto con i nostri pari c’è una convinzione generalizzata che le industrie europee hanno una responsabilità sociale enorme. E che non possono essere che loro a fare da ‘sherpa’. Quindi anticipando schemi di collaborazione industriale, di joint-venture, forme di sinergie e collaborazione che debbono diventare elementi di pressione dal basso verso l’alto per i governi”.

Perché secondo l’ex ministro “se noi aspettiamo che i 27 governi si mettano d’accordo su una strategia comune, mentre Orban va a fare un po’ in maniera antitetica certe azioni, pensare che loro si mettono d’accordo sulla difesa comune è molto difficile. Quindi la responsabilità sociale delle aziende è questa: noi dobbiamo creare dei percorsi, farli vedere ai governi e convincere i governi che questi percorsi, indipendentemente dalla matrice politica, sono percorsi che garantiscono maggiore sicurezza all’Europa. Dopodiché la legislazione e la regolamentazione europea deve anche favorire con l’Antitrust che si possa fare”.

“Perché se quando riusciremo a fare una joint-venture con Rheinmetall per il futuro carroarmato della difesa europea, se il problema sarà ‘no non lo potete fare perché sennò non fate il miglior prezzo al cittadino europeo’, forse dobbiamo pensare un po’ più in grande. “Questa è una questione che ha tre livelli”, ha ribadito Cingolani: industriale, politico e concorrenziale. “Non sono pessimista però – ha concluso – ho ben chiara la difficoltà e anche la lungaggine alla quale andiamo incontro”.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE