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Milano, 10 giu. (askanews) – L’obiettivo di superare il dato delle Politiche è raggiunto, e il “suo” candidato Roberto Vannacci è il più votato “anche in Lombardia e Veneto”. Matteo Salvini è convinto di aver vinto lo scontro – neanche tanto sotterraneo – sul futuro della Lega. E prepara i prossimi passaggi per sancirlo ulteriormente: sul futuro di Umberto Bossi che vota contro il partito “sentirò i militanti” perchè “ha mancato di rispetto a una comunità” e “a me non piacciono i fuggiaschi e coloro che tradiscono”, mentre in autunno si terrà il congresso nazionale per “confermare che la scelta della Lega nazionale è quella del futuro”, come dicono anche “i risultati del Sud”.
Passata la grande paura delle prime ore di scrutinio, Salvini si ripresenta in sala stampa di prima mattina, e il sollievo è evidente. Nega di aver mai considerato l’ipotesi di un passo indeitro (“Andrò avanti finchè ho la passione di farlo”) e poi si sforza di presentare il quadro più roseo possibile. Gli aspetti negativi del voto li minimizza tutti: il sorpasso di Forza Italia (“Complimenti, ma cresciamo tutti”); l’emorragia di voti in termini assoluti, meno 400mila rispetto alle Politiche (“Contano le percentuali, l’astensionismo riguarda tutti”); il crollo rispetto alle Europee 2019, con un terzo degli europarlamentari eletti (“Conta il contesto, oggi si può cambiare l’Europa, cinque anni fa no”).
Il refrain riguarda la differenza rispetto ai primi exit poll: “Ci davano per morti, ci svegliamo sopra il 9%”; e il clima europeo che per Salvini è positivo: “I portavoce con l’elmetto, Macron e Scholz, sono stati puniti in Francia e Germania. E oggi la pace è più forte: le urne dicono che i cittadini vogliono una soluzione ai conflitti, non la terza guerra mondiale”. Nessun accenno al fatto che la “maggioranza Ursula” alla fine è sempre l’unica possibile. Profilo basso anche con gli alleati di governo, senza attacchi particolari a Forza Italia: “Il governo è l’unico in Europa che si rafforza. A Bruxelles io lavoro per il cambiamento in Europa, se qualcuno preferisce i Socialiti e Macron è libero di farlo”.
Il fronte su cui Salvini insiste è quello interno, con la sortita di Bossi a favore dell’ex leghista Marco Reguzzoni che diventa ora il pretesto per chiudere i conti con la fronda interna e con chi Ma anche con chi la scelta della Lega nazionale non l’ha mai digerita, e ancora meno quella di affidarsi a Roberto Vannacci per risollevare le sorti del partito, con la definitiva trasformazione del Carroccio in un partito della destra estrema. Ovvero Giancarlo Giorgetti e Luca Zaia, che hanno fatto sapere a più riprese di non votare per Vannacci preferendo i candidati del territorio. “Sia Zaia che Giorgetti hanno votato Lega, con le preferenze che hanno voluto. Il problema è di chi non vota Lega, non di chi fa le sue scelte sulle preferenze”, minimizza Salvini. Che poi però i suoi messaggi li manda chiaramente: “Il mezzo milione di voti per Vannacci arrivano in buona parte da Lombardia e Veneto e sono in buona parte elettori dalla Lega”. E per Zaia, prossimo alla scadenza del mandato in Veneto e impossibilitato a ricandidarsi, Salvini non chiede un posto al governo: “Per me non cambia nulla nella squadra del governo, poi c’è una presidente del Consiglio che farà le sue valutazioni. Zaia nel governo? Per me non è all’ordine del giorno: ha ancora parecchi mesi di mandato di fronte a sè, l’Autonomia da attuare, ci sono le Olimpiadi di Milano-Cortina da portare avanti. Per me non cambia nulla”. Del resto, per Salvini il 13% del Veneto non è poi così tanto in più rispetto al 9,1% della Calabria che rivendica in sala stampa. Nessun timore che la coabitazione con Vanancci possa risultare alla lunga faticosa: “Gli elettori leghisti hanno approvato l’idea di fare un pezzo di strada insieme, non so se prenderà le tessera ma non gliel’ho mai chiesto”.
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