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Roma, 5 ago. (askanews) – A luglio la ripresa nelle aziende del settore dei servizi in Italia ha perso slancio, secondo il relativo indice Pmi (Purchasing managers index, una indagine condotta presso i responsabili degli approvvigionamenti) sceso a 51,7 punti, da 53.7 di giugno. Lo riporta S&P Global. L’indicatore ha la sua soglia di neutralità nei 50 punti: sopra è crescita dell’attività, sotto è contrazione.

Secondo l’inchiesta attività e nuovi ordini sono in aumento, ma a tassi più lenti, il clima di fiducia è sceso ai minimi da inizio anno e sebbene l’inflazione dei costi sia stata in rialzo, si è ridotta l’inflazione delle tariffe applicate ai clienti. I dati della attuale indagine sono stati raccolti tra l’11 ed il 26 luglio, precisa S&P con una nota. La fiducia sul futuro resta positiva, indicando però il valore più debole dell’anno in corso.

La crescita occupazionale ha registrato il nono mese consecutivo di incremento, ma ad un tasso moderato ed il più lento da marzo. Allo stesso tempo, la capacità operativa in eccesso è stata evidente visto che il lavoro inevaso è crollato, mantenendo un andamento al ribasso iniziato da ottobre dello scorso anno.

Secondo Tariq Kamal Chaudhry, economista della Hamburg Commercial Bank citato nel comunicato di S&P “tra timori di un rallentamento della crescita, i servizi restanno il motore principale dell’economia nazionale, anche se i recenti indicatori suggeriscono potenziali difficoltà. I prezzi restano alti e le aziende dei servizi continuano ad affrontare costi sempre più elevati, che superano gli aumenti riportati dei prezzi di vendita. Le aziende intervistate collegano questo incremento ai maggiori costi del lavoro, del carburante e dei materiali. Il monitoraggio delle crescenti tensioni nel Medio Oriente sarà cruciale, poiché gli operatori del mercato ne valuteranno gli effetti nei prossimi mesi”.

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