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Roma, 8 mar. (askanews) – Il ‘predecessore’. Joe Biden non ha mai fatto il nome di Donald Trump durante il suo discorso sullo Stato dell’Unione. Ma lo ha citato più volte nel corso del tradizionale intervento presidenziale al Congresso riunito. ‘Il mio predecessore, un ex presidente repubblicano, dice a (Vladimir) Putin: fai quello che vuoi… Il mio predecessore è entrato in carica determinato a far ribaltare la (sentenza) Roe contro Wade. Il mio predecessore è venuto meno al suo dovere più elementare durante la pandemia…prendersi cura del popolo americano’.
Per più di una decina di volte, Biden ha attaccato Trump, ancora una volta suo avversario alle elezioni presidenziali. Per più di un’ora, Biden ha cercato di dimostrare di avere ancora l’energia e l’acutezza necessarie per un secondo mandato, in un momento in cui i sondaggi sono al minimo e la maggioranza degli elettori si chiede se abbia la forza di affrontare un nuovo mandato.
‘So che non sembra, ma sono qui da molto tempo’, ha cercato di rispondere ironicamente alla domanda. ‘Alla mia età, alcune cose diventano più chiare che mai. Conosco la storia americana…la lotta tra forze concorrenti nella battaglia per l’anima della nostra nazione, tra coloro che vogliono riportare l’America al passato e coloro che vogliono portarla avanti verso il futuro’.
Citando i valori fondamentali che secondo lui hanno definito l’America, ‘onestà, decenza, dignità, uguaglianza’, si è scagliato ancora una volta contro Trump: ‘Oggi, altre persone della mia età vedono le cose in modo diverso, una storia americana di risentimento, vendetta e punizione. Io no’.
‘Nel corso della mia carriera, mi è stato detto che ero troppo giovane e poi troppo vecchio’, ha scherzato Biden, che è stato uno dei senatori più giovani quando è stato eletto nel 1973, prima di essere eletto come presidente più anziano nel 2020. ‘Amici americani, il problema della nostra nazione non è l’età, ma l’età delle nostre idee. L’odio, la rabbia, la vendetta e la punizione sono tra le idee più vecchie. E non possiamo guidare l’America con idee vecchie che ci portano soltanto indietro’.
Nel suo lungo discorso, Biden ha difeso il suo operato, prendendo al contempo di mira i suoi avversari repubblicani, rivolgendosi talvolta direttamente ai senatori e ai rappresentanti seduti in tribuna. In particolare, li ha esortati ad agire e a votare per la ripresa degli aiuti all’Ucraina, bloccati dai repubblicani su richiesta di Trump. ‘Siamo di fronte a un momento senza precedenti nella storia dell’Unione’, ha detto, citando un discorso pronunciato da Franklin Roosevelt nel gennaio 1941, quando il Congresso si rifiutò di entrare in guerra contro Adolf Hitler. ‘La libertà e la democrazia erano sotto attacco in tutto il mondo… Il mio scopo stasera è quello di svegliare questo Congresso e di allertare il popolo americano sul fatto che questo non è un momento ordinario… La libertà e la democrazia sono sotto attacco, contemporaneamente in patria e all’estero. All’estero, la Russia di Putin è in marcia, invadendo l’Ucraina e seminando il caos in Europa e oltre… L’Ucraina può fermare Putin se la sosteniamo e le forniamo le armi di cui ha bisogno per difendersi… Ma oggi gli aiuti all’Ucraina sono bloccati da coloro che vogliono che abbandoniamo il nostro ruolo nel mondo!’.
‘La storia ci guarda’, ha detto Biden ai deputati repubblicani, ‘proprio come ci ha osservato tre anni fa, il 6 gennaio 2021, quando gli insorti hanno preso d’assalto lo stesso Campidoglio e hanno messo un pugnale alla gola della democrazia americana. Molti di voi erano presenti in quel giorno più buio’, ha ricordato nella stessa aula del Senato dove i rappresentanti eletti erano assediati dai rivoltosi, ‘tutti abbiamo visto con i nostri occhi che questi insorti non erano patrioti. Erano venuti per impedire la transizione pacifica del potere e per rovesciare la volontà del popolo’.
‘Hanno fallito’, ha continuato Biden, ‘l’America è rimasta forte e la democrazia ha prevalso, ma la minaccia rimane e la democrazia deve essere difesa. Il mio predecessore e alcuni di voi qui presenti cercano di seppellire la verità del 6 gennaio. Non io… Ed ecco la verità più semplice: non si può amare il proprio Paese solo quando si vince!’.
‘Ricordate che avete giurato di difendere il nostro Paese contro tutte le minacce, estere e nazionali’, ha detto Biden rivolgendosi ai rappresentanti repubblicani, alcuni dei quali hanno votato contro la certificazione della sua stessa elezione in quel fatidico giorno. ‘Rispettate elezioni libere ed eque! Ripristinate la fiducia nelle nostre istituzioni! E dite con chiarezza che la violenza politica non ha assolutamente posto in America!’.
Per oltre un’ora, Biden ha alternato l’arringa nei confronti degli avversari alla celebrazione dei risultati della sua amministrazione. I democratici lo hanno applaudito. I repubblicani sono rimasti impassibili, a parte le grida di Marjorie Taylor Greene, la trumpiana di ferro della Georgia, che indossava un berretto ‘Maga’ rosso. Biden ha affrontato uno dopo l’altro i temi principali della sua campagna elettorale. Ha criticato i repubblicani per aver rovesciato le garanzie costituzionali sull’aborto e ha promesso di ripristinarle.
‘Quali sono le prossime libertà che toglierete? È chiaro che coloro che si vantano di aver rovesciato la Roe contro Wade non hanno idea del potere delle donne in America’, ha detto Biden. ‘Lo hanno scoperto nel 2022 e lo scopriranno di nuovo nel 2024. Se il popolo americano mi darà un Congresso che sostiene il diritto di scelta, vi prometto che ripristinerò la Roe contro Wade come legge del Paese!’.
L’inquilino della Casa Bianca ha inoltre elogiato i successi economici della sua amministrazione, di cui la maggioranza degli americani non sembra convinta secondo i sondaggi. Biden ha ricordato la terribile pandemia di Covid e come l’economia americana si sia ripresa oltre ogni aspettativa; le leggi approvate sotto il suo mandato, gli investimenti nelle infrastrutture e nella ricerca scientifica. Prendendo a volte in prestito i temi protezionistici di Trump: ‘Adesso, invece di importare prodotti stranieri ed esportare posti di lavoro americani, esportiamo prodotti americani e creiamo posti di lavoro americani: proprio qui in America, dove è il loro posto!’.
Sul tema dell’immigrazione clandestina e della preoccupante crisi al confine con il Messico, Biden ha chiamato in causa i repubblicani per il rifiuto di approvare una legge che inasprisca le misure contro gli immigrati clandestini. ‘Purtroppo mi è stato riferito che il mio predecessore ha chiamato i repubblicani al Congresso e ha chiesto loro di bloccare la legge. Crede che questa sarebbe una vittoria politica per me e una sconfitta politica per lui. Ma non si tratta di lui o di me: sarebbe una vittoria per l’America!’.
Ha inoltre colto l’occasione per criticare le diatribe di Trump contro i migranti. ‘A differenza del mio predecessore, io so chi siamo come americani… veniamo tutti da qualche parte, ma dove siamo tutti americani’.
Ci sono stati alcuni momenti in cui i parlamentari repubblicani hanno applaudito il presidente, come quando ha parlato del suo sostegno a Israele. Alcuni deputati democratici hanno portato cartelli che chiedevano un cessate-il-fuoco. Biden ha anche parlato della sorte degli ostaggi a Gaza e ha ribadito che ‘l’unica vera soluzione è quella dei due Stati. Lo dico come sostenitore di lunga data di Israele e come unico presidente americano ad aver visitato Israele in tempo di guerra: non c’è altro modo per garantire la sicurezza e la democrazia di Israele’.
Palesemente a suo agio nell’aula del Senato dove ha trascorso diversi decenni della sua carriera politica, Biden si è soffermato a lungo a salutare e a chiacchierare con i rappresentanti democratici, facendosi fotografare o scambiando commenti sulla sua ‘performance’. I democratici sono sembrati in qualche modo rassicurati dalla dimostrazione di spirito combattivo del presidente. I deputati repubblicani avevano già lasciato la sala. Appena terminato il discorso, la campagna di Trump ha lanciato una serie di comunicati stampa per denunciare le ‘bugie’ di Biden e i suoi ‘attacchi alla democrazia’. Il discorso sullo Stato dell’Unione, pronunciato al termine di una settimana che ha visto la conclusione delle primarie democratiche e repubblicane, ha rappresentato anche il ‘calcio d’inizio’ formale della campagna presidenziale.
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