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Milano, 3 gen. (askanews) – Il Museo Guggenheim di Bilbao ha chiuso il 2023 con numeri da record, anche per uno dei luoghi di cultura contemporanea più noti al mondo: nell’anno appena passato i visitatori sono stati 1.324.221, con una crescita di oltre 35mila presenze rispetto al 2022. In particolare, sottolineano dal museo, 1.152.072 persone sono venute da fuori i Paesi Baschi, ed è un dato significativo perché negli alti due anni di grandi risultati, il 2017 e il 2022, decine di migliaia di visitatori erano venuti dalla stessa regione del museo, per via di iniziative di gratuità riservate ai residenti. In qualche modo il bilancio del 2023 sancisce anche un ritorno all’effettiva valutazione del peso dell’istituzione culturale sulla scena del mercato.

Il numero di visitatori stranieri nel 2023 è tornato ai livelli pre pandemia: ora ammontano al 60% del totale, 10% in più rispetto all’anno precedente. Nel dettaglio sono al 16% francesi, al 7% tedeschi, al 6% britannici e stessa percentuale per gli statunitensi. Dall’Italia arriva invece a Bilbao il 4% dei visitatori. Sul fronte digitale il museo Guggenheim parla di una continua crescita sui social media e di oltre 3,2 milioni di visite al sito Web.

In crescita rispetto al 2022 anche i dati sull’impatto economico del Guggenheim Bilbao per il territorio. Nel dettaglio la domanda generata dalle attività del museo nei Paesi Baschi è ammontata a 762,2 milioni di euro; il contributo del museo al PIL è arrivato a 657,6 milioni: questi dati hanno portato a generare ulteriori entrate per il Tesoro della regione pari a 103,4 milioni. E sul fronte occupazionale l’attività del museo ha contribuito a mantenere 13.855 posti di lavoro. Nel 2023 infine il museo Guggenheim ha raggiunto circa il 78% di auto finanziamento, risultato che lo pone ai vertici tra le istituzioni culturali europee.

Dopo questa pioggia di numeri si può anche azzardare una lettura più trasversale di come si è arrivati ai risultati del 2023, ovviamente partendo dalle mostre principali che, per l’anno appena concluso sono state sei, dedicate a Juan Mirò, a Oskar Kokoschka, a Lynette Yiadom-Boakye, a Yayoi Kusama, a Picasso scultore e a Gego. Queste ultime due sono ancora in corso e si concluderanno tra gennaio e inizio febbraio. A tutte queste va aggiunta anche la grande esposizione sulle opere della collezione realizzata per il 25esimo anniversario del museo che si era aperta nell’agosto del 2022 per durare fino a fine febbraio 2023 e, successivamente, il nuovo display di una parte di queste, visitabili sostanzialmente per tutto il 2023 e 2024.

Altro elemento di attrattività culturale che non può non essere considerato è quello delle opere esposte in maniera permanente: dalle famosissime sculture che stanno all’esterno del museo come il “Puppy” di fiori di Jeff Koons o il grande ragno-madre di Louise Bourgeois, fino soprattutto alle installazioni interne al museo come il “Soffitto spaziale” di Lucio Fontana, le scritte luminose di Jenny Holzer e le enormi strutture de “La materia del tempo” di Richard Serra.

E’ chiaro che parte dell’attrattività globale del museo Guggenheim di Bilbao deriva dalla sua iconicità come edificio e come collezione – il grande Rothko giallo e rosso, gli enormi dipinti pop, il mare prodigioso di El Anatsui, per non dire poi degli immensi Kiefer, peraltro ora non esposti – ma le mostre temporanee sono allo stesso modo decisive per mantenere alto l’interesse del pubblico, oltre che la vivacità culturale dell’offerta. In questo senso è sempre affascinante vedere come il museo equilibra le scelte proponendo, per esempio per il 2023 due artisti spagnoli di fama storicizzata e universale (Mirò e Picasso), un’artista internazionale che va per la maggiore oggi e che attira pubblici assolutamente trasversali (Kusama, come vediamo anche in Italia con la mostra a Bergamo sempre sold out), un’artista già importante sul mercato e tra la critica, ma ancora non così nota al grande pubblico (Yiadom-Boakye, mostra meravigliosa) e un nome storicizzato, ma per certi versi di “seconda fila” dell’arte di fine Ottocento e inizio Novecento, che viene in qualche modo riscoperto (Kokoschka). Come si vede, e questa è una tendenza che si riscontra praticamente in tutti i grandi musei internazionali, la parola chiave è equilibrio, che implica poi una riflessione sui diversi pubblici e le diverse domande che le esposizioni vanno a porre e a stimolare. Ed è grazie a questi incastri e bilanciamenti che i musei di arte moderna e contemporanea riescono a parlare a sempre più persone, nel caso del Guggenheim Bilbao a oltre 1,3 milioni di visitatori.

(Leonardo Merlini)

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