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Roma, 9 feb. (askanews) – “Le foibe e l’esodo hanno rappresentato un trauma doloroso, una tragedia, che non può essere dimenticata” e quel confine orientale ha rappresentato “il nostro muro di Berlino. La cortina di ferro che separava in due Gorizia, allontanando e smembrando territori, famiglie, affetti, consuetudini, appartenenze”. E’ l’immagine scelta oggi per il Giorno del Ricordo da Sergio Mattarella che ospitando gli esuli al Quirinale ha offerto una visione storica a tutto tondo sulla vicenda che per anni è stata colpevolmente ignorata e dimenticata e indicato un obiettivo chiaro: l’Unione europea è l’antidoto alla barbarie dei totalitarismi.
Quest’anno sono venti anni dall’istituzione del Giorno del Ricordo, Ignazio La Russa, oggi presidente del Senato, la volle fortemente insieme al suo partito di allora Alleanza nazionale, è in prima fila per queste celebrazioni. “Giorno dedicato alla tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra”, dice il capo dello Stato. Per l’occasione è presente la premier Giorgia Meloni, diversi ministri: Crosetto, Sangiuliano, Piantedosi, Abodi. Interviene anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. La signora Egea Haffner, la bambina ritratta nella foto simbolo dell’esodo, ha portato la sua testimonianza.
Mattarella vede un tragico destino per “quelle martoriate ma vivacissime terre di confine”, lì infatti si trovano “due simboli della catastrofe dei totalitarismi, del razzismo e del fanatismo ideologico e nazionalista: la Risiera di San Sabba, campo di concentramento e di sterminio nazista, e la Foiba di Basovizza, uno dei luoghi dove si esercitò la ferocia titina contro la comunità italiana”. Insomma le conseguenze del nazifascismo e l’intaurazione della dittatura comunista che ne seguì colpirono anche dopo la guerra milioni di persone nell’Europa centro orientale “che si videro allora espulse dalla terra che avevano abitato, costrette a mettersi in cammino alla ricerca di una nuova patria”.
Quelle vicende per il capo dello Stato “costituiscono una tragedia, che non può essere dimenticata. Non si cancellano pagine di storia, tragiche e duramente sofferte. I tentativi di oblio, di negazione o di minimizzare – avverte – sono un affronto alle vittime e alle loro famiglie e un danno inestimabile per la coscienza collettiva di un popolo e di una nazione”.
“Il nostro Paese, per responsabilità del fascismo – ribadisce -, aveva contribuito a scatenare una guerra mondiale devastante e fratricida; e fu grazie anche al contributo dei civili e dei militari alla lotta di Liberazione e all’autorevolezza della nuova dirigenza democratica, che all’Italia fu risparmiata la sorte dell’alleato tedesco, il cui territorio e la cui popolazione vennero drammaticamente divisi in due”.
Ma quello che accadde dopo furono “sparizioni nelle foibe, uccisioni, le torture commesse contro gli italiani in quelle zone: colpirono funzionari e militari, sacerdoti, intellettuali, impiegati e semplici cittadini che non avevano nulla da spartire con la dittatura di Mussolini. E persino partigiani e antifascisti, la cui unica colpa era quella di essere italiani, di battersi o anche soltanto di aspirare a un futuro di democrazia e di libertà per loro e per i loro figli, di ostacolare l’annessione di quei territori sotto la dittatura comunista”.
Di qui l’importanza di aver istituito un Giorno del Ricordo, “giusto e doveroso” per il Presidente della Repubblica ma non sufficiente perchè “il ricordo, la memoria della persecuzione e delle tragedie, deve essere fecondo, deve produrre anticorpi, deve portarci a fare in modo che simili crudeli lacerazioni nei confronti della libertà, del rispetto dei diritti umani, della convivenza appartengano a un passato irripetibile”.
Anche oggi infatti rivediamo conflitti “in nome dell’odio, del nazionalismo esasperato, del razzismo. Dall’Ucraina al Medio Oriente ad altre zone del mondo, la convivenza, la tolleranza, la pace, il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale sono messi a dura prova” insomma “pagine buie della storia, anche d’Europa, sembrano volersi riproporre.
Disponiamo di un forte antidoto e dobbiamo consolidarlo e svilupparlo sempre di più” e per Mattarella questo antidoto è l’Unione europea che “pur con i suoi ritardi e le sue carenze, ha rappresentato il ripudio della barbarie provocata da tutti i totalitarismi del Novecento”. E perciò è importante non smarrire quel progetto e anzi ampliarlo “perché anche gli altri Paesi dei Balcani Occidentali candidati all’ingresso nell’Unione possano compiere le procedure di adesione senza indugi o ritardi”.
Per Mattarella “le divisioni, i conflitti, le ferite del passato – la cui memoria ci ferisce – ci ammoniscono. Onorare le vittime e promuovere la pace, il progresso, la collaborazione, l’integrazione, aiuta a impedire il ripetersi di tragici errori, causati da disumane ideologie e da nazionalismi esasperati; e a non rimanere prigionieri di inimicizie, rancori e dannose pretese di rivalsa. Se non possiamo cambiare il passato, possiamo contribuire a costruire un presente e un futuro migliori – dice -. All’Europa, e al suo modello di democrazia e di sviluppo avanzati, guardano milioni di persone nel mondo.
L’unità dei suoi popoli è la sua forza e la sua ricchezza.
Il buon senso e l’insegnamento della storia chiedono di non disperderla ma, al contrario, di potenziarla, nell’interesse delle nazioni europee e del futuro dei nostri giovani”.
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