X
<
>

Share
3 minuti per la lettura

Roma, 17 lug. (askanews) – Il 2023 sarà un anno di crescita negativa per la Germania, l’economia europea più importante, con una incertezza “insolitamente elevata” e con le prospettive di ritorno alla crescita spostate al 2024.

E’ il giudizio del Fondo Monetario Internazionale, formulato al termine della consueta ispezione annuale nell’ambito dell’articolo 4 dello statuto dell’istituzione di Washington.

“L’economia tedesca – sottolinea il Fmi nel comunicato finale – ha dimostrato resilienza dopo la chiusura del mercato russo fornitura di gas lo scorso anno. Si sono verificati scenari altamente avversi di diffusa scarsità di energia evitato a causa dei forti sforzi per conservare il gas e garantire l’approvvigionamento energetico, nonché la mancanza del rigido clima invernale. Tuttavia, gli effetti negativi dello shock energetico e dell’inasprimento le condizioni finanziarie sono state sufficienti a far precipitare l’economia in recessione negli ultimi mesi. Anche l’inflazione è aumentata poiché lo shock dei prezzi dell’energia si è aggiunto a quelli già esistenti legati alla pandemia colli di bottiglia, anche se ora l’inflazione sta diminuendo con l’attenuarsi di questi effetti”.

Secondo il rapporto “il capitale complessivo e le posizioni di liquidità dei sistemi bancario e assicurativo tedesco rimangono a livelli solidi, ma le turbolenze bancarie in altre economie avanzate all’inizio di quest’anno hanno accresciuto l’attenzione su potenziali rischi per la stabilità finanziaria associati all’aumento dei tassi di interesse”.

Gli economisti di Washington rilevano poi che “lo shock energetico e l’inasprimento delle condizioni finanziarie dovrebbero mantenere il PIL annuo in crescita leggermente negativa nel 2023. La crescita dovrebbe riprendere gradualmente slancio nel 2024-25, poiché gli effetti ritardati della stretta monetaria si dissipano gradualmente e l’economia si adatta allo shock energetico. Si prevede che l’inflazione continuerà a scendere a causa dell’indebolimento dell’energia i prezzi e l’inasprimento della politica fiscale, ma con l’inflazione di fondo che scende più lentamente del valore nominale a causa delle crescenti pressioni sui salari nominali e del ritardato passaggio di materie prime globali inferiori prezzi all’inflazione core. Nel medio termine, la crescita media del PIL dovrebbe rallentare al di sotto dell’1% a causa dell’accelerazione dei venti contrari dovuti all’invecchiamento della popolazione e di assenze significative di aumenti della produttività e/o della crescita dell’offerta di lavoro”.

Secondo il Fmi “L’incertezza è insolitamente elevata, con rischi sostanziali sia in entrambe le direzioni che in avanti l’equilibrio è inclinato verso il basso per la crescita. L’incertezza sulla persistenza dell’inflazione core è particolarmente elevata, in quanto non è stato osservato un rapido aumento dell’inflazione core ai livelli attuali in Germania o nella maggior parte delle altre economie avanzate per decenni. Un rischio a breve termine è per quel nucleo l’inflazione potrebbe rimanere elevata più a lungo del previsto, richiedendo una politica monetaria più restrittiva o altro mentre le rinnovate turbolenze dei mercati globali potrebbero ulteriormente inasprire le condizioni finanziarie, con effetti avversi effetti sulla crescita e sui mercati immobiliari. Anche un brusco rallentamento globale sarebbe negativo influenzando l’attività, soprattutto nel settore delle esportazioni. I rischi al rialzo includono un possibile più forte di recupero atteso della domanda esterna o un calo più rapido del previsto dell’inflazione core. A medio termine, i rischi principali includono l’incertezza sul ritmo della produttività e della crescita dell’offerta di lavoro e crescenti rischi di frammentazione geoeconomica globale”.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE