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Roma, 17 ago. (askanews) – I colloqui di Doha per il cessate-il-fuoco a Gaza si sono conclusi senza una svolta significativa, ma non hanno neanche chiuso la porta a una possibilità di un accordo, tanto che è stata fissata una nuova data per il 21 agosto al Cairo.

Una dichiarazione della Casa Bianca, firmata anche dai co-mediatori Qatar ed Egitto, ha descritto una nuova proposta che si basa “su aree di accordo” e punta a “una rapida attuazione dell’accordo”.

In un’altra dichiarazione, rilasciata ieri sera, Joe Biden avrva affermato che la proposta offre la base per un accordo, aggiungendo: “Con l’accordo sul cessate-il-fuoco e la liberazione degli ostaggi ormai in vista, nessuno nella regione dovrebbe compiere azioni che possano minare questo processo.”

Il presidente americano ha definito accordo “mai così vicino”, che ha anche annunciato che il suo segretario di Stato, Antony Blinken, continuerà “sforzi intensi per concludere l’accordo”.

Un tono ottimistico, il suo, raffreddato però da Hamas, il movimento islamista al potere a Gaza. “Dire che siamo vicini a un accordo è un’illusione”, ha dichiarato Sami Abu Zuhri, membro dell’ufficio politico, all’AFP. “Non siamo di fronte a un accordo o a veri negoziati, ma piuttosto all’imposizione di diktat americani”.

Il linguaggio speranzoso di Biden, secondo il Guardan, potrebbe anche essere mirato a ritardare ulteriormente una ritorsione iraniana contro Israele dopo l’assassinio del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, avvenuto a Teheran il mese scorso.

La due giorni di Doha è arrivata mentre il bilancio delle vittime palestinesi a Gaza ha superato i 40.000, secondo le autorità sanitarie locali.

Parlando a Tel Aviv venerdì, dopo un incontro con il suo omologo israeliano, Israel Katz, il segretario agli Esteri del Regno Unito, David Lammy, ha detto che i funzionari israeliani gli hanno riferito di sperare di essere vicini a raggiungere un accordo. “Il momento per un accordo per il ritorno di quegli ostaggi, per far arrivare gli aiuti in quantità necessarie a Gaza e per fermare i combattimenti è ora”, ha detto Lammy.

Parlando accanto a lui, il ministro degli Esteri francese, Stéphane Séjourné, ha detto che questo è un momento chiave “perché potrebbe portare alla pace o alla guerra”.

Katz, dal canto suo, ha detto in una dichiarazione che Israele si aspetta che i suoi alleati non solo lo aiutino a difendersi da un attacco iraniano, ma anche che si uniscano a un attacco contro l’Iran. Segno che un’allargamento del conflitto è preso in seria considerazione dal governo di Benjamin Netanyahu.

Le aspettative erano comunque basse per questo ciclo di colloqui per il cessate il fuoco, iniziati giovedì. Hamas, che non ha partecipato direttamente ai colloqui, ha accusato Israele di aver aggiunto nuove richieste a una proposta precedente che aveva il sostegno degli Stati Uniti e della comunità internazionale e alla quale l’organizzazione islamista militante aveva acconsentito in linea di principio.

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