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Milano, 21 dic. (askanews) – Il presidente francese Emmanuel Macron ha difeso vigorosamente la controversa legge sull’immigrazione definendola “uno scudo che ci mancava”, nonostante le critiche. Ma in molti non sembrano d’accordo con lui: da esponenti del suo stesso governo, sino ai sindacati e persino il suo predecessore Francois Hollande. Il quadro è di un Paese spaccato con iter d’emergenza avviato: di questo testo, approvato con i voti del lepeniano Rassemblement National – e definito da Marine Le Pen una “vittoria ideologica” – si occuperà il Consiglio Costituzionale, organismo creato con la Quinta Repubblica che potrebbe cambiare il corso degli eventi, ma che in passato si è dimostrato poco propenso a cambiare il corso degli eventi. Entro un mese dovrà prendere una decisione.

Macron è stato ospite di “C à vous” su France 5 ieri mercoledì 20 dicembre. Ha definito la legge “utile”, ma ha diversificato il discorso spostandosi anche su altri temi come la fine della vita o le molestie informatiche. Per Macron alcune disposizioni della legge sui migranti “anche se non piacciono, non giustificano il blocco di tutto”. La Francia ha “un problema di immigrazione” ma non è “sopraffatta”, dice.

Il presidente però ha dovuto ammettere che non sia “falso” che il testo contenga “disposizioni da Rassemblement National”, lepeniane insomma, specificando che la legge mira “in modo molto chiaro” a scoraggiare l’immigrazione clandestina. E replica: “Penso che tutte le brave persone che mi spiegano: ‘quello che state facendo non è giusto’, queste siano tutte persone che hanno governato il Paese per 40 anni e chi ha fatto cosa?”, ha affermato il capo dello Stato.

Poi ribalta la frittata, e con un certo spregiudicato acume politico, risponde a chi lo accusa di aver ottenuto il sostegno lepeniano per approvare la sua legge sull’immigrazione: per evitare che RN salga al potere si “deve affrontare i problemi che la alimentano”, assicurando che l’adozione della legge sull’immigrazione costituisce “una sconfitta” per il partito di Marine Le Pen.

La questione non è secondaria e preoccupa anche una ‘mente’ della gauche come Aquilino Morelle: Le Pen ha buone probabilità di essere eletta alla presidenza della Repubblica nel maggio 2027, secondo l’ex consigliere di Francois Hollande ne “La parabola dei ciechi” (Grasset). Per evitare lo scenario di una presenza all’Eliseo del presidente del gruppo RN all’Assemblea nazionale, è necessario, secondo Morelle , combattere i flagelli che causano la sventura francese: deindustrializzazione, immigrazione “du fait accompli” e la deriva federalista dell’Unione Europea. Morelle ha spiegato più ampiamente il tutto in un’intervista qualche giorno fa, su Le Figaro, dal titolo “Il ‘razzismo sociale’ dei neoborghesi spinge i francesi tra le braccia della Rn”.

LA DESTRA E LA SINISTRA

“Abbiamo introdotto il concetto di priorità nazionale: questo è probabilmente ciò che più preoccupa la sinistra e i macroniani che hanno accettato tutte queste concessioni”, ha detto il vicepresidente dell’Assemblea nazionale e deputato del Rassemblement Sébastien Chenu all’emittente Bfm. “Questo testo è in linea con ciò che abbiamo sempre difeso”, ha sottolineato. “Se il Consiglio Costituzionale ‘disfa’ questa legge, significa che è la Costituzione che deve essere cambiata e andare verso un referendum”, ha aggiunto.

La questione è enorme, non soltanto per la politica francese. E mentre la stampa è sugli scudi, torna a commentare Francois Hollande l’ex presidente (e in passato ‘capo’ di Macron-ministro). Interrogato sui sondaggi favorevoli a questa legge, Hollande ritiene che la “missione” del capo dello Stato “è non cedere all’opinione pubblica”, consiglia. E anche i sindacati non sono d’accordo: ospite della Rmc, Sophie Binet, segretaria generale della CGT, ha annunciato che il sindacato “sta lavorando a grandi azioni” contro la legge sull’immigrazione, incitando alla “disobbedienza civile”.

Intanto Liberation apre oggi con questo titolo: “Legge sull’immigrazione. Istruzione superiore: ‘Abbiamo bisogno di studenti stranieri'”. Libé cita cinque rettori che si preoccupano per l’influenza della legge sulla ricerca francese e per l’attrattiva dei loro corsi. “Il disegno di legge sull’immigrazione, votato martedì 19 dicembre all’Assemblea nazionale, comprende due misure che colpiscono gli studenti stranieri, che in Francia sono stati circa 400.000 durante l’ultimo anno accademico” si legge. Tra queste tasse più alte di iscrizione universitaria per chi non proviene dall’Ue.

(di Cristina Giuliano)

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