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Milano, 11 mar. (askanews) – Dopo l’aborto, garantito dalla Costituzione, il presidente francese Emmanuel Macron si dedica a un’altra spinta sui diritti che appare come una volontà per riequilibrare la rotta e rispondere a chi nelle scorse settimane lo accusava di una virata a destra (con l’arrivo a capo del governo del giovane Gabriel Attal). Il leader dell’Eliseo, dopo lunghi mesi di riflessione e diversi rinvii, ha annunciato in un’intervista nel week end la presentazione, per il mese di aprile, di un disegno di legge sulla “morte assistita” – una delle sue promesse elettorali – in “condizioni rigorose”: ai pazienti interessati verrà prescritto un prodotto letale da somministrare da soli o con assistenza, ha spiegato a Libération e La Croix. “Un diversivo”, a tre mesi dalle elezioni europee, secondo la destra francese. E nel Paese è un crescendo di forti polemiche. “Il Presidente della Repubblica crea un po’ di rumore, proponendo dibattiti sociali”, ha reagito su Franceinfo il deputato Laurent Jacobelli, portavoce del Rassemblement National.
E mentre anche il suo stesso campo rischia di essere diviso sulla questione del fine vita, Macron vuole concedere tempo ai deputati, il che è raro e fa riflettere sui complessi rapporti di forza in Francia. Questo disegno di legge del governo, che conterrà anche una componente di rafforzamento delle cure palliative, sarà presentato ad aprile al Consiglio dei ministri per un esame in prima lettura all’Assemblea nazionale a maggio, prima delle elezioni europee di giugno. L’iter parlamentare si preannuncia lungo e i risultati probabilmente non arriveranno prima del 2025.
Il testo sarà esaminato nella sessione dell’Assemblea nazionale dal 27 maggio. E a conferma che l’argomento è ancora più caldo e divisivo dell’aborto, il primo ministro invita in questa occasione ad un “dibattito pacifico, informato, rispettoso delle posizioni di tutti”. Precisando: “la morte non può essere un argomento tabù, silenzioso”. Da notare la scelta delle parole: il Presidente della Repubblica si era pronunciato a favore della “morte assistita”. Attal sui social mette anche l’accento sulla necessità del provvedimento: “Nonostante i notevoli progressi compiuti negli ultimi anni, alcuni nostri concittadini a volte si ritrovano impotenti di fronte alla malattia e al dolore”, scrive.
LA REAZIONE DELLA CHIESA
Vescovi e arcivescovi cattolici sono intervenuti oggi, 11 marzo, per condannare il disegno di legge sulla “morte assistita”. “Una brutta sorpresa”, “un inganno”. La Chiesa di Francia non manca di aggettivi negativi per discutere la bozza, presentata da Macron . Sui media si sono succeduti diversi vescovi, evocando sia “un inganno”, sia promesse “vaghe”, sia “un’assenza di fraternità”. “Chiamare ‘legge della fraternità’ un testo che apre sia al suicidio assistito che all’eutanasia è un inganno”, ha dichiarato Éric de Moulins-Beaufort, presidente della Conferenza episcopale di Francia, in un’intervista a La Croix .
Da notare che il disegno di legge doveva passare “entro la fine dell’estate 2023”. A metà settembre, Olivier Véran annunciava “progressi significativi” entro la fine del mese. Poi visitando allora Marsiglia, papa Francesco aveva messo in guardia contro “la prospettiva falsamente dignitosa di una morte dolce”. Il disegno di legge venne rinviato al 2024.
IN COSA CONSISTE
L’accesso sarà soggetto a numerose condizioni, ha spiegato Macron. I pazienti adulti, “capaci di pieno e completo discernimento”, affetti da una “malattia incurabile” con “prognosi vitale a breve o medio termine” e affetti da sofferenze “refrattarie” (non alleviabili) potranno “chiedere di poter essere aiutati a morire”, ha detto il capo dello Stato ai due quotidiani. Saranno quindi esclusi i minori e i pazienti affetti da malattie psichiatriche o neurodegenerative che compromettono la capacità di discernimento, come l’Alzheimer.
In caso di parere collegiale favorevole dell’equipe medica, alla persona verrà prescritta una sostanza letale, che potrà somministrarsi da sola, o con l’aiuto di terzi se “non ha il controllo” fisico delle sue azioni: potrà essere “un volontario da loro designata quando nessun vincolo tecnico lo impedisca”, oppure “il medico o l’infermiere che li accompagna”, a seconda del testo che dovrà essere trasmesso di qui a dieci giorni al Consiglio di Stato. La somministrazione potrà avvenire a domicilio o in una struttura sanitaria.
LE CRITICHE
Numerose le critiche rivolte al Presidente della Repubblica. In primo luogo, riguardo alle “condizioni per l’elaborazione del testo”: quindici organizzazioni di operatori sanitari ritengono che Emmanuel Macron “abbia annunciato un sistema molto lontano dai bisogni dei pazienti e dalla realtà quotidiana degli operatori sanitari”. I firmatari accusano l’esecutivo di aver fatto “una scelta brutale ignorando le parole degli operatori sanitari che non vengono consultati dallo scorso settembre”.
Macron ha sostenuto il contrario nella sua intervista, dichiarando: “In modo molto pragmatico, abbiamo consultato i pazienti, le famiglie, le équipe sanitarie, la società per constatare che la legge Claeys-Leonetti, che fissa l’attuale quadro giuridico, aveva portato a un progresso ma non ha permesso di affrontare situazioni umane molto difficili”.
EUTANASIA O FINE VITA?
“La scelta delle parole va nella direzione, in un certo senso, di ciò che la Convenzione ha proposto”, ha stimato al microfono di Franceinfo Claire Thoury, sociologa e presidente del comitato di governance della Convenzione dei Cittadini, sulla fine del vita. Ciò è in linea con le proposte avanzate dalla Convenzione, anche se “è più strutturata, più prudente, ci sono molte garanzie messe in atto”, ha osservato. “Non stiamo parlando di eutanasia o di suicidio assistito, ma sicuramente c’è un’apertura verso l’assistenza alla morte che è possibile”, ha proseguito.
Su France Culture, Jean Leonetti teme “enormi difficoltà nell’applicazione della legge”. L’ex deputato e coautore della legge Claeys-Leonetti del 2016 sul fine vita ritiene che questo disegno di legge sia “la dimostrazione di una certa prudenza” e che sia quindi “positivo”, anche se i termini di questa legge sono “sfuocati”, perché il presidente della Repubblica “dice che non si tratta né di eutanasia né di suicidio assistito, ma un po’ di entrambi”, ha precisato.
L’EUTANASIA VICINO ALLA FRANCIA
I Paesi Bassi sono stati il primo paese al mondo a legalizzare l’eutanasia attiva, ovvero l’atto di ridurre intenzionalmente la sofferenza di una persona, ad esempio iniettandole un prodotto letale, nel 2001. L’atto può avvenire solo a determinate condizioni.
Dall’altra parte dei Pirenei, la Spagna ha seguito le orme dei Paesi Bassi diventando nel 2021 il sesto Paese al mondo a legalizzare l’eutanasia attiva. Possono usufruirne solo i pazienti di nazionalità spagnola o residenti in Spagna da almeno 12 mesi, adulti, coscienti e affetti da una malattia “grave e incurabile” o “grave, cronica e invalidante”, facendone richiesta scritta.
(di Cristina Giuliano)
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