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Roma, 16 apr. (askanews) – Sulla carta il patto regge ancora.
Allo scadere del termine, sul ddl autonomia in commissione Affari Costituzionali cade una pioggia di emendamenti, oltre 2400, ma tutti dai gruppi di opposizione. Nessuno dalla maggioranza, nessuno da Fi, in particolare. L’ala meridionalista del partito di Antonio Tajani, quella che fa capo al governatore della Calabria Roberto Occhiuto, però, esce allo scoperto e avverte che valuterà in commissione le proposte della minoranza senza escluderne la presentazione di proprie una volta in aula. “C’è un patto e i patti si rispettano”, è la replica a stretto giro del capogruppo del Carroccio in commissione Igor Iezzi.
Il patto – ridimensionato rispetto alla richiesta di approvazione entro le elezioni europee – è che il testo arrivi in aula il 29 aprile per la discussione generale. Poi l’ok definitivo della Camera può anche arrivare dopo il voto dell’8 e 9 giugno, l’importante è che sia quello definitivo. Tradotto: testo blindato, nessuno spazio alle modifiche. È Tajani in persona, tuttavia, a far vacillare ogni certezza: “Noi riteniamo che l’Autonomia debba essere una riforma che favorisce tutta l’Italia, da Bolzano a Pantelleria. Non deve essere una riforma a vantaggio dell’uno a danno l’altro. Vigileremo su questo, lo abbiamo già fatto e continueremo a farlo nel corso del dibattito parlamentare che ci sarà nelle prossime settimane. Anche se ritengo che il voto ci sarà più in là. Vigileremo perché ci sia grande equilibrio”. Gli risponde dal Vinitaly il governatore del Veneto, Luca Zaia: “Mi dà un po fastidio sentir dire che bisogna vigilare. Non è che qui qualcuno scappa con la refurtiva.
Stiamo parlando di un processo serio di responsabilità e di modernità per l’Italia”.
Parole cui rispondono piccati i deputati azzurri Cannizzaro e Patriarca: “Zaia rispetti il Parlamento, giusto approfondire la riforma”. Gli stessi deputati che hanno affondato il colpo nel pomeriggio: “Per quanto riguarda possibili emendamenti di Forza Italia, se non sono stati presentati in Commissione ciò non vuol dire che non possano essere portati in Aula”, hanno avvisato. E soprattutto “avremo modo di valutare i tantissimi emendamenti presentati dall’opposizione”, dicono avvertendo sulla possibilità di maggioranze alternative. Dalla Lega mantengono la calma: “C’è un patto da rispettare. Vediamo cosa succederà in Aula, ma il fatto che alcuni deputati presentino emendamenti non vuol dire che Fi li voti…”. Tace oggi Fratelli d’Italia, ma ieri la premier Giorgia Meloni si era detta “fiduciosa”, sottolineando che non contra “un giorno prima o un giorno dopo”, ma il fatto che la maggioranza stia dimostrando di “andare avanti”.
Rimandando all’ostruzionismo dell’opposizione eventuali ritardi.
L’obiettivo resta comunque che il 29 si faccia la discussione generale. La data è stata difesa dal Carroccio con le unghie e con i denti anche di fronte alle pressanti richieste delle opposizioni che hanno denunciato una strozzatura dei tempi chiamando in causa a più riprese il presidente della Camera, Lorenzo Fontana. Ma l’esame in commissione non entrerà nel vivo prima di lunedì 22, visto l’ostruzionismo in Aula sul Dl Pnrr per impedire la convocazione, e la pausa per le elezioni in Basilicata.
In ogni caso, “dopo il 29 inizia un’altra partita”, ragiona un parlamentare di Fi. Una partita che non finirà prima dell’esito delle elezioni europee. Se i rapporti di forza all’interno del centrodestra dovessero cambiare non potrebbe non risentirne anche il ddl Calderoli”. Tanto che i timori cominciano a serpeggiare anche nel Carroccio: sabato, alla festa dei 40 anni della Lega Lombarda a Varese, tra i toni trionfalistici dei leghisti c’è stato anche il monito di Giancarlo Giorgetti: “Oggi l’Autonomia sembra vicina, ma è successo anche altre volte e siamo rimasti disillusi”.
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