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Roma, 23 ago. (askanews) – Una politica estera non accondiscendente, che punta a mantenere il primato Usa e non intende lasciare margini a sistemi autoritari. E che dice senza mezzi termini: “L’America, non la Cina vincerà la competizione per il XXI secolo”. Queste le tracce di quale sarà l’approccio al mondo esterno di Kamala Harris, se diventerà presidente degli Stati uniti.

Nel suo discorso di accettazione della nomina presidenziale del Partito democratico alla Convention di Chicago, Kamala Harris ha dedicato una parte del discorso alla politica internazionale, ribadendo il sostegno all’Ucraina nel conflitto con la Russia e il sostegno al diritto alla difesa di Israele, definendo però “devastante” quanto accaduto a Gaza dopo il 7 ottobre e confermando la richiesta di arrivare a un cessate-il-fuoco.

E’ la prima volta che Harris mette sul piatto in maniera complessiva le sue idee di politica estera in questa campagna elettorale, visto anche che in precedenza il compito era sostanzialmente assolto dal presidente Joe Biden, il quale ha una lunga esperienza sul campo, e visto che temi come Israele e Palestina sono considerati divisivi nel campo democrartico.

Certamente urticante per Pechino è stata l’affermazione di Kamala Harris, secondo la quale farà in modo che “l’America, non la Cina, vinca la competizione per il XXI secolo”, facendo riferimento ai settori più avanzati delle tecnologie e al tema della leadership internazionale.

Una smentita – di fatto in diretta – di Donald Trump, che mentre Harris parlava, postava furiosamente sul suo social media Truth Social che la rivale “non ha menzionato la Cina, non ha menzionato il fracking, non ha menzionato l’energia, non ha menzionato in maniera sensata la Russia e l’Ucraina, non ha menzionato i tanti temi che stanno distruggendo il nostro paese”.

Invece il discorso di Harris sulla politica estera è stato molto più aggressivo di quanto non si prevedesse. Aggressivo e caustico nei confronti di Trump, accusato di aver flirtato nel suo mandato con i regimi autoritari. “Non mi avvicinerò ai tiranni e ai dittatori come Kim Jong Un, che tifano per Trump,” ha detto Harris. “Perché – ha aggiunto – sanno che è facile manipolarlo con l’adulazione e i favori. Sanno che Trump non giudica severamente gli autocrati, perché vuole essere egli stesso un autocrate”. Invece, suo obiettivo da presidente sarà quello di stare dalla parte dei valori della democrazia, perché “nell’eterna lotta tra democrazia e tirannia, so da che parte stare e quale sia la parte degli Stati uniti d’America”.

Una parte che è anche quella degli alleati della Nato, ha chiarito ancora Harris, ribadendo che continuerà a sostenere fermamente l’Ucraina e gli alleati. In questo senso sa di colpire duro Trump, che sul tema del rapporto con Vladimir Putin finora nella campagna è stato ambiguo e, rispetto alla Nato, nel suo mandato precedente ha creato una situazione non particolarmente favorevole.

Forse il punto più delicato per Harris è proprio quello del Medio Oriente, stretta com’è tra le proteste dei pro-Palestina del suo partito (e fuori dalla Convention era in corso un sit-in mentre parlava) e le accuse di essere anti-Israele che arrivavano dallo stesso Trump (“Lei ODIA Israele”, ha postato l’ex presidente su Truth Social). Il tutto mentre l’amministrazione Biden cerca di sostenere l’ipotesi di un cessate-il-fuoco in cambio della restituzione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas dal blitz in Israele del 7 ottobre.

Harris ha detto che, da presidente, farà sempre in modo che Israele possa difendersi, “perché il popolo di Israele non deve mai più affrontare l’orrore causato dall’organizzazione terroristica Hamas il 7 ottobre, inclusa la violenza sessuale indicibile e il massacro di giovani a un festival di musica”. Nello stesso tempo, però, ha detto che “ciò che è accaduto a Gaza negli ultimi 10 mesi è devastante”, riferendosi all’attacco israeliano contro Gaza per sradicare Hamas, in cui sono morti finora più di 40mila palestinesi,secondo il ministero della salute di Gaza controllato da Hamas.

La candidata ha detto che lei e Biden stanno lavorando per porre fine alla guerra in modo che “Israele sia sicuro, gli ostaggi vengano rilasciati, la sofferenza a Gaza finisca e il popolo palestinese possa realizzare il suo diritto alla dignità, sicurezza, libertà e autodeterminazione”.

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