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Milano, 5 giu. (askanews) – Il partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party (BJP) di Narendra Modi, per la prima volta da quando è salito al potere dieci anni fa il premier indiano, porta a casa una vittoria poco agevole per governare l’economia in più rapida crescita al mondo. E si prepara anche a una piccola rivoluzione interna. Oggi il premier incontra gli alleati, utili per raggiungere la maggioranza in Parlamento. Ma non è tutto. Nel partito si delinea una gran voglia di gestione “meno centralizzata”: una possibile svolta per la più grande democrazia al mondo, che sinora era apparsa sempre più autoritaria.
TONFO NEI NUMERI
Come spiega bene ‘Times of India’ il tonfo nel Lok Sabha (camera bassa) sembra minimo ma è notevole: “Il Bjp ha registrato un leggero calo nella sua quota di voti nazionali, passando dal 37,3% del 2019 al 36,6% del 2024. Tuttavia, questo piccolo calo ha portato a una flessione significativa nel numero dei seggi, che sono scesi di 63, da 303 a 240, lasciando il partito sotto la metà (dei seggi in parlamento, 32 in meno rispetto alla metà del Lok Sabha, composto da 543 membri, ndr). Nel frattempo, il Congresso ha registrato un modesto aumento della sua quota di voti, passando dal 19,5% delle ultime elezioni al 21,2”.
Dopo il lungo scrutinio di queste elezioni oceaniche, i risultati elettorali per tutti i 543 seggi sono stati annunciati questa mattina presto dalla Commissione elettorale indiana: il Bjp non riesce a raggiungere il numero magico e deve fare affidamento sui suoi alleati per formare il prossimo governo. Insomma ha bisogno di quella che il segretario generale del Congresso Jairam Ramesh ha definito la ex “squadra B del Bjp”, convocando oggi una riunione partiti dell’alleanza nazionale democratica (NDA) nella residenza di Kharge a Nuova Delhi.
Sommando i seggi conquistati dagli alleati, la NDA si è assicurata comunque un’ampia maggioranza, ma questo evidentemente limita l’autonomia di cui godeva Modi sinora. Allo stesso tempo, nessuno dei membri del fronte opposto, l’Indian National Developmental, Inclusive Alliance (India) ha superato la soglia della maggioranza: la coalizione, che ha ottenuto oltre 200 seggi, terrà anch’essa una riunione oggi per definire i prossimi passi. Ma non è là che si consuma il vero intrigo di queste elezioni.
Le facce soddisfatte degli alleati di Modi si vedono bene in un foto che impazza un po’ ovunque sulla stampa indiana: “Mentre il capo del Telugu Desam Party (Tdp) Nara Chandrababu Naidu ha confermato che parteciperà all’incontro della NDA a Nuova Delhi, casualmente, il primo ministro del Bihar Nitish Kumar e il suo ex alleato dell’INDIA e leader di Rashtriya Janata Dal (Rjd) Tejashwi Yadav ha preso lo stesso volo per la capitale nazionale”. Sullo sfondo di uno scatto evidentemente immortalato con telefonino si vede un sorridente Nitish Kumar a bordo, seduto dietro a Tejashwi Yadav in rotta verso Delhi.
Ma Chandrababu Naidu – con la sua storia controversa e la sua nomea ‘antipoveri’ – sembra avere non soltanto un biglietto per la capitale in mano, ma anche carte da giocare in futuro. Come nota ‘Hindustan Times’ “il mercato azionario indiano è salito dopo che il leader del Tdp Chandrababu Naidu ha espresso il sostegno e l’impegno del suo partito nei confronti della Nda”. Aspetto non secondario, visto che le sue precedenti affermazioni, secondo le quali non era sicuro del suo appoggio a Modi, avevano avuto l’effetto opposto.
C’è poi una questione ben diversa, non esterna al Bjp. Nella capitale indiana infatti si parla già di un partito in subbuglio, con la richiesta di una gestione meno centralizzata di Modi. “Dopo che gli elettori hanno negato al Bjp la maggioranza assoluta per un terzo mandato, fonti del partito hanno detto all’Indian Express che la nuova realtà politica potrebbe anche preparare il terreno per un tumulto all’interno del partito nei prossimi mesi con mormorii contro lo stile di gestione della leadership centrale”, si legge. “La leadership non è più immune da domande o critiche”, ha detto all’Indian Express un esponente senior della fazione. Insomma più che una debole vittoria, sembrerebbe quasi il cambio di un’epoca.
(di Cristina Giuliano)
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