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Monaco di Baviera, 15 feb. (askanews) – La guerra nella Striscia di Gaza, le tensioni per gli attacchi Houthi al traffico commerciale sul Mar Rosso, l’invasione russa dell’Ucraina, i conflitti nel Corno d’Africa, la possibilità di uno scontro armato tra Cina e Taiwan nell’Indo-Pacifico, i rischi legati all’immigrazione e al terrorismo islamico, la gestione dell’Intelligenza artificiale (IA). In altre parole, le gravi preoccupazioni per un mondo che nel 2024 sarà sempre più ‘caratterizzato da un aumento delle tensioni geopolitiche e dell’incertezza economica’. Questi i principali temi della Conferenza sulla sicurezza di Monaco (Msc), che quest’anno celebra la sua 60esima edizione. Circa 60 di capi di Stato e di governo, oltre 100 ministri, centinaia di esperti di diplomazia, difesa e sicurezza, rappresentanti di organizzazioni internazionali e alleanze transnazionali, si riuniranno in Baviera, da domani al 18 febbraio, per un dibattito le cui linee generali sono state anticipate dalla pubblicazione dell’annuale Report della Msc. Il tentativo è quello di trovare un difficile equilibrio tra due specifiche esigenze: ‘prepararsi per un ambiente geopolitico molto più competitivo’, in cui l’obiettivo di successi parziali e a breve termine ha preso il sopravvento su programmi e ambizioni statali a lunga scadenza, e ‘il rilancio di un tipo di cooperazione più inclusiva’, senza la quale molto ‘difficilmente’ potranno verificarsi le condizioni per la ‘crescita’ e ‘la soluzione ai pressanti problemi globali’ di oggi e del prossimo futuro.
La conferenza sarà aperta dal segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. A fare gli onori di casa ci saranno il cancelliere Olaf Scholz e la ministra degli Esteri Annalena Baerbock. Il presidente di Msc, Christoph Heusgen, ha annunciato che il Sud del mondo avrà una maggiore rappresentanza rispetto agli anni scorsi, con più partecipanti provenienti da Asia, America Latina e Africa. Gli Stati Uniti saranno rappresentati dalla vicepresidente Kamala Harris, dal segretario di Stato Antony Blinken e dal segretario alla Sicurezza nazionale Alejandro Mayorkas. Per la Cina ci sarà il capo della diplomazia Wang Yi. Attesi, tra gli altri, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il presidente israeliano Isaac Herzog, il primo ministro palestinese Mohammad Shtayyeh, il premier libanese Najb Mikati, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Per, l’Italia il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che durante la sua permanenza in Germania firmerà una serie di accordi, che coinvolgono anche la Bers, sul sostegno al settore energetico ucraino. Non invitate Russia e Iran.
Venerdì, il programma principale inizierà con un focus sulle sfide della sicurezza globale, compreso il futuro della governance mondiale e del multilateralismo, la resilienza democratica, la sicurezza climatica, la sicurezza nucleare, la migrazione e il futuro dell’intelligenza artificiale. Sabato le discussioni si concentreranno sullo stato dell’ordine internazionale, nonché sui conflitti e le crisi regionali, dall’Ucraina al Sudan e al Medio Oriente. Al mattino, a margine dei lavori, Tajani presiederà una riunione dei ministri degli Esteri del G7, la prima della presidenza italiana del Gruppo. Ai colloqui, secondo quanto appreso da askanews, sarà presente in qualità di ospite anche il capo della diplomazia di Kiev, Dmytro Kuleba. Domenica la conferenza si concluderà con un dibattito sul ruolo dell’Europa nel mondo e sulle sue relazioni con i partner.
L’aggressione russa all’Ucraina sarà tra i principali temi dibattuti in sala e dietro le quinte. Nel 2007, proprio da Monaco, Putin annunciò di fatto lo strappo con l’Occidente. Ora, Mosca ‘ha minato tutte le visioni di un ordine di sicurezza cooperativo per il prossimo futuro’, si legge sul Report di Msc. Ma secondo Heusgen, il calcolo di Putin secondo cui i paesi occidentali ridurranno lentamente e inesorabilmente il loro sostegno a Kiev non farà quadrare i conti del Cremlino. E non si tratta solo di una convinzione del presidente della Conferenza. Sarà lo stesso Stoltenberg a chiarirlo senza lasciare spazio a dubbi di sorta. La Nato continuerà a sostenere l’Ucraina per tutto il tempo necessario, con risorse ed equipaggiamenti militari, è il messaggio che lancerà da Monaco il leader dell’Alleanza. Un impegno assicurato a dispetto delle recenti dichiarazioni di Donald Trump, che hanno sollevato una diffusa indignazione. L’ex presidente americano ha minacciato, se rieletto, di non sostenere più gli alleati europei della Nato che non destineranno alla spesa per la Difesa almeno il 2% del Pil, in caso di attacco da parte della Russia. Affermazioni condannate con forza dalla stessa Nato, che ha replicato rafforzando i ranghi: già 18 Paesi hanno raggiunto o superato la soglia del 2%, ha annunciato il segretario Stoltenberg.
A ciò di aggiungono anche le ampie preoccupazioni sulla capacità degli Stati Uniti di continuare a fornire miliardi di dollari in assistenza alla difesa dell’Ucraina. I finanziamenti aggiuntivi americani per Kiev sono bloccati al Congresso, dove i repubblicani della Camera si sono schierati con Trump, che si oppone agli aiuti militari. E toccherà alla vicepresidente Harris e al capo della diplomazia Blinken rassicurare gli alleati: a Monaco, ha fatto sapere la Casa Bianca, il messaggio sarà univoco ed entrambi confermeranno che Washington resterà saldamente ancorata alla Nato e alla difesa dell’Ucraina dall’aggressione russa. Una posizione che – ribadirà Tajani – è anche quella italiana. Il nostro Paese, con la guida del G7, esplorerà ogni via possibile per una soluzione politica e diplomatica del conflitto, fino a giungere a ‘una pace giusta’ tra Kiev e Mosca.
Al centro delle discussioni di sabato ci sarà naturalmente anche la guerra a Gaza. Hamas – si legge sul Report di Msc – ‘ha causato immense sofferenze in Israele’, ma la risposta dello Stato ebraico ha fatto ‘precipitare Gaza nella disperazione’. Il numero di vittime civili nell’enclave palestinese ha raggiunto livelli inaccettabili e le distruzioni causate dalle operazioni aeree e terrestri israeliane hanno determinato una vera e propria catastrofe umanitaria. Diversi paesi hanno definito sproporzionata la risposta di Israele agli attacchi del 7 ottobre e hanno lanciato numerosi appelli alla moderazione. Il ministro Tajani ne discuterà, a margine della Conferenza, con gli omologhi del G7. E non solo. Il titolare della Farnesina, infatti, ha in agenda una serie di colloqui anche con alcuni ministri dei Paesi del Mediterraneo allargato, con cui affronterà anche il tema del controllo dei flussi migratori. Durante la conferenza e in occasione delle riunioni a margine, il ministro confermerà inoltre la decisione di incrementare il contributo italiano di assistenza alla popolazione civile palestinese di altri 10 milioni di euro, nonché la disponibilità a partecipare alle attività di sminamento dell’enclave, una volta raggiunto un accordo di cessate il fuoco duraturo e sostenibile.
Al centro dei colloqui nella città della Baviera ci saranno infine altri due temi caldi: le tensioni nell’Indo-Pacifico, dove molti osservatori temono un’escalation di violenza, e il controllo e la gestione dell’Intelligenza artificiale. Su entrambi questi dossier, un occhio di riguardo sarà rivolto alla Cina. La crescente militarizzazione della periferia marittima cinese sta già facendo temere che Pechino stia cercando di convertire l’Asia orientale in una sua sfera di influenza esclusiva. Di conseguenza, molti Stati della regione stanno cercando legami di sicurezza più stretti con gli Stati Uniti, tentando di ridurre al contempo la loro dipendenza economica dal gigante asiatico. Che, da parte sua, sta giocando la sua partita con Washington anche per il dominio della sfera dell’IA e dei microchip. Una sfida, è l’allarme lanciato dal Report della Msc, che rischia di ‘frammentare il settore tecnologico’, determinare importanti ‘perdite di welfare’ e trasformare il progresso tecnologico, ‘un tempo motore di una globalizzazione reciprocamente vantaggiosa’ in ‘una corsa per il dominio geopolitico’.
Anche quest’anno, durante i tre giorni di conferenza, in città sono state annunciate alcune manifestazioni di dissenso, con raduni previsti a Stachus, Konigsplatz, Odeonsplatz e Marienplatz. Le autorità hanno stabilito una zona di sicurezza allargata intorno alla sede dei lavori. Saranno in vigore alcune limitazioni al traffico e al parcheggio e lo spazio aereo sopra la città entro un raggio di 5,5 km attorno alla Sedlinger-Tor-Platz sarà chiuso al traffico aereo, compresi i droni, dalle 7 del mattino alle 19. L’apparato di sicurezza prevede il dispiegamento di ameno 5.000 agenti aggiuntivi, allo scopo di proteggere alcuni siti ritenuti sensibili, come stazioni ferroviarie e fermate di mezzi pubblici. Rafforzati i controlli anche all’aeroporto internazionale di Monaco.
(di Corrado Accaputo)
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