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Karlskrona (Svezia), 2 mar. (askanews) – (di Cristina Giuliano e Serena Sartini). Il luogo comune sulla Svezia è che sia un paradiso di imparzialità e non belligeranza. Ma arrivando a Karlskrona, nel sud del paese e al centro del mar Baltico, la vibrante fortezza, con i suoi secoli di storia, racconta qualcosa di diverso. La distanza aerea con la russa Kaliningrad e le testate nucleari dislocate da Mosca è di soli 348 chilometri. L’arcipelago antistante alla base navale spiega i motivi per i quali Carlo XI (1655-97) decise di fondarla: la marina era all’epoca lo strumento principale con cui la Svezia poteva esercitare un controllo effettivo sui suoi nuovi territori dall’altra parte del mar Baltico e a differenza di Stoccolma, questa base navale era libera dai ghiacci per gran parte dell’anno.
Oggi Karlskrona e la contea di Blekinge è sede anche di una base aerea e ha una posizione geostrategica che, una volta parte del sistema difensivo della Nato, potranno offrire una significativa centralità sul Baltico. “All’inizio nel Parlamento svedese c’erano pochissimi partiti che sostenevano l’adesione alla NATO, ma sono diventati sempre di più, e ora sono la maggioranza” afferma in una intervista ad askanews Annicka Engblom, presidente del Consiglio Atlantico svedese, già parlamentare per i Moderati del parlamento con un passato come analista presso la FRA, i servizi segreti della difesa svedese. “Abbiamo visto l’invasione illegale e totale della Russia in Ucraina due anni fa, l’opinione pubblica e l’opinione politica, nonché la percentuale dei partiti, sono cambiate da un giorno all’altro”, aggiunge. “E insieme a ciò, naturalmente, è arrivata anche la consapevolezza del popolo svedese su quale sia la posta in gioco”.
L’antica città militare situata sulla terraferma e sulle isole più orientali dell’arcipelago di Blekinge conserva tutto il suo fascino e anche una posizione avanzata. La Russia, spiega Engblom, ha dimostrato con l’invasione dell’Ucraina che “non accetta accordi, non tiene conto dei diritti delle persone, delle leggi di guerra”. E la dimostrazione ha portato al “punto di svolta” per la Svezia.
Proprio in queste ore un nuovo sondaggio ha mostrato un chiaro ed evidente sostegno da parte degli svedesi per l’adesione alla Nato, che nonostante le numerose difficoltà incontrate sul cammino – a differenza della Finlandia – il Paese vuole con sempre più convinzione. Secondo un’indagine demoscopica condotta dalla società di analisi Indikator per l’emittente svedese SR, il 55% degli svedesi ritiene che il Paese scandinavo “abbia fatto troppi sacrifici per aderire alla Nato” ma, il 77% ritiene che “la sicurezza della Svezia sarà rafforzata” dalla sua adesione. L’indagine ha intervistato 2.413 persone nel mese di febbraio. “Il sondaggio di stamattina vede che la quota ha superato il 70%” spiega Engblom. “Il Consiglio Atlantico svedese è stato fondato nel 1996 con uno dei suoi obiettivi principali: promuovere l’adesione della Svezia alla NATO, quindi in qualità di Presidente dell’organizzazione da 4 anni, sono ovviamente felice che l’obiettivo principale sia stato raggiunto e dell’alta percentuale pro-NATO, a favore dell’adesione del popolo svedese. Sono anche, a livello personale, ovviamente molto felice che ora siamo finalmente membri della NATO, dopo aver combattuto per questo durante tutti i miei 16 anni in Parlamento”.
Quanto è stato veloce e quanto è stato storico in un certo senso il cambio di opinione degli svedesi? “Ebbene, penso che per spiegarlo dobbiamo andare un po’ più indietro nella storia” risponde Engblom. “Come sapete, sin dalla fine della II guerra mondiale, la Svezia ha mantenuto una posizione neutrale e non allineata in materia di politica di sicurezza estera. Ma da quando siamo entrati come membri del Parlamento Europeo, non siamo più stati neutrali, da quando facciamo parte dell’Unione Europea (1994, 1995 in effetti)”. Ma negli anni “la neutralità ha portato la Svezia a costruire un’industria della difesa molto forte”.
Si legge e si sente dire spesso che i russi cercano di influenzare l’opinione pubblica svedese: come lo fanno? come possono influenzare le persone dalla TV, dai media? “Come fanno in Italia, presumo, facendo disinformazione, facendo dei reportage che stravolgono le storie vere. E questo è una sfida molto importante non solo per la società e ovviamente per i governi e le autorità, ma anche per i media. Serve l’accertamento dei fatti. E penso che questo lo riconosciate anche in Italia. E c’è una disinformazione continua, non direi programmatica, ma quotidiana, e anche attacchi costanti quando si tratta di IT. Tenete conto che la Svezia è un Paese molto digitalizzato. Quindi siamo molto vulnerabili in questo senso”, aggiunge.
Un altro aspetto che talora viene dimenticato, è che a queste latitudini la visione del mondo è allargata. “La politica estera è sempre stata una parte molto importante della discussione politica in Svezia” afferma l’ex parlamentare. “Ciò ha a che fare anche con la politica europea. Ora, insieme con l’adesione alla NATO, che in un certo senso si allarga, con lei si ampliano anche le nostre politiche, la politica di sicurezza dei paesi europei, ma anche il legame transatlantico con gli Stati Uniti, con il Canada e con tutti i Paesi membri”. Un segno distintivo per questa parte di Europa e di mondo: “se si guarda, ad esempio, alla campagna in corso negli Stati Uniti, i temi chiave non hanno molto a che fare con la politica estera. Questo è esattamente il contrario nei paesi nordici, come abbiamo potuto osservare anche nelle recenti presidenziali finlandesi”.
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