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Bruxelles, 2 feb. (askanews) – Per il momento, “la Commissione europea non ha osservazioni o commenti sulla sostanza” della legge italiana che vieta la carne coltivata. Lo ha detto oggi a Bruxelles la portavoce per il Mercato unico della Commissione europea, Johanna Bernsel, rispondendo alla domanda di un giornalista sulla chiusura anticipata, comunicata il 29 dicembre, della procedura di notifica “Tris” da parte dell’Esecutivo comunitario.

In effetti, “la chiusura della procedura di notifica ‘Tris’ (‘Technical Regulations Information System’, ndr) è fondata su basi procedurali, perché la legge è stata notificata in violazione del periodo di sospensione (‘standstill period’, ndr) che si applica alla direttiva Tris”, ha precisato la portavoce.

La direttiva Tris (UE 2015/1535) prevede in effetti che le proposte di leggi nazionali che potrebbero introdurre delle barriere alla circolazione di prodotti e servizi nel mercato unico europeo, sotto forma di regole tecniche, siano notificate alla Commissione prima che siano adottati formalmente, e che sia sospesa la loro approvazione finale per tre mesi dopo l’invio della notificaprima che arrivi la risposta da parte di Bruxelles e le eventuali osservazioni da parte di altri Stati membri. Nel caso in questione, invece, l’Italia ha notificato la legge che proibisce la carne coltivata subito dopo la sua approvazione, avvenuta in via definitiva il 30 novembre scorso.

Una precedente notifica del progetto di legge era stato inviata correttamente a Bruxelles prima dell’approvazione, ma era stata poi ritirata a metà ottobre, con la motivazione secondo cui il testo avrebbe potuto ancora subire modifiche durante l’iter parlamentare. Tuttavia, la direttiva Tris (art.5, par. 1) prevede che, in questo caso, la notifica non sia ritirata, ma completata con le informazioni aggiuntive riguardo alle modifiche intervenute.

La risposta della Commissione indica chiaramente non una “archiviazione” del caso, ma piuttosto l’impossibilità di procedere secondo quanto previsto dalla direttiva Tris, e quindi una bocciatura del comportamento dell’Italia, che ha violato la direttiva.

Compmetamente diversa appare l’intepretazione del ministro italiano dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Francesco Lollobrigida. In una nota ieri aveva affermato che la chiusura della procedura Tris “comporta che sia stata definitivamente accertata, da parte della Commissione europea, la compatibilità della legge con i principi del diritto della Ue in tema di mercato interno. Diversamente, la Commissione avrebbe proceduto con un parere circostanziato, a prescindere dalle modalità di notifica. Non ci sarà pertanto nessuna procedura di infrazione, né richiesta all’Italia di abrogare la legge”.

Al giornalista che chiedeva se l’Esecutivo comunitario potesse confermare o smentire questa interpretazione delle autorità italiane, il portavoce capo della Commissione, Eric Mamer, ha risposto oggi: “Noi vi abbiamo indicato le basi su cui abbiamo chiuso” la procedura. “Non commentiamo il modo in cui le autorità italiane interpretano la decisione presa dalla Commissione”.

La decisione di chiudere la procedura, ha concluso Mamer, “è stata presa senza fare alcun commento sulla sostanza” della legge italiana, “su basi procedurali correlate alla conclusione della procedura ‘Tris'”.

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