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Roma, 28 ott. (askanews) – Aperti al dialogo “con tutti” in nome del “pragmatismo” ma senza rinunciare “di una virgola” alla “costruzione di un grande fronte riformista, liberal-democratico e popolare” che “superi gli steccati della seconda Repubblica” e chiuda con il “bipolarismo che ha distrutto il Paese”. Così Carlo Calenda tratteggia il percorso di Azione in vista delle elezioni europee, affidando al passato la memoria del “campo largo” e definendo archiviata “ormai da mesi” l’esperienza del terzo polo con Matteo Renzi di cui resta la coda velenosa dello scontro sui gruppi parlamentari e l’inevitabile e scomoda comune ‘appartenenza’ a Renew Europe.

All’assemblea di Azione, sono stati invitati a intervenire esponenti del governo Meloni (i ministri Nordio, Casellati e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Mantovano) e tra le opposizioni: la segretaria del Pd Elly Schlein e Riccardo Magi di +Europa. “Il lavoro che facciamo sempre è quello di cercare di far sedere attorno a un tavolo per parlare di problemi concreti, dal salario minimo alla sanità, perché la politica non può essere solo rumore dell’uno contro l’altro”, tiene a spiegare. Azione sta “rifacendo i congressi per la seconda volta, ha una classe dirigente di 900 amministratori, alcuni vengono dal Pd, altri dalle liste civiche e altri ancora dal centrodestra”, rivendica Calenda, sottolineando come nel partito “persone con storie politiche diverse possono stare insieme: può stare insieme la Carfagna con Richetti, posso stare insieme io con Enrico Costa”. Insieme a Elena Bonetti che con Ettore Rosato, dopo l’addio a Renzi, hanno fondato ‘Per’ (Popolari europeisti e riformatori).

Calenda si ispira “all’allenatore di pallavolo che diceva ‘io non perdo mai: o vinco o imparo’ e io – assicura – ho imparato che non si fa un partito con chi non condivide l’etica dei comportamenti, i valori e gli obiettivi” altrimenti si rischia di essere “un partitino di centro qualsiasi e se qualcuno ha pensato di iscriversi in un partito che è disponibile a costruire il centro dell’intrallazzo che va a destra se vince la destra e con i 5 stelle se vincono i 5 stelle, si è sbagliato”, puntualizza con un pensiero rivolto a Renzi.

Avanti quindi sulla strada del “pragmatismo”. Il voto favorevole dunque ai provvedimenti del governo Meloni “che riteniamo giusti” come “lo stop all’abuso d’ufficio” voluto da Nordio e le ‘prove’ di dialogo con le opposizioni, a partire dal Pd con la battaglia comune sul salario minimo, sulla Sanità (su cui Calenda invita la Schlein a mollare i 5 Stelle: “se non sono d’accordo ma che i 5 stelle andassero a quel paese”), sulle riforme con il ‘no’ all’elezione diretta del premier o del capo dello Stato. Ma il perimetro di convergenza resta stretto. Come le posizioni sulla guerra in Ucraina e ora sulla crisi in Medio Oriente o pure i diritti civili perché “dove c’è un diritto della minoranza lo si tutela ma non deve essere imposto agli altri”.

E con +Europa ci sono scintille durante l’intervento di Magi che ricorda il fallimento del patto pre-elettorale con il Pd di Enrico Letta quando Calenda si è sfilato. A Magi che gli dice “è possibile Carlo che tra te, Matteo e noi dobbiamo sempre essere noi a fare il ruolo degli adulti nella stanza?”, replica: “la scelta che avete fatto è politica e come tale va rispettata. Potete voi rispettare la nostra che è stata quella di andare nell’alto mare aperto, rinunciare al 30% dei collegi già assegnati e cercare una soluzione che fosse più coerente sul piano dei contenuti?” per poi aggiungere tuttavia che sugli Stati Uniti d’Europa Azione è della partita perché la condivide al “100%”.

Ma basta evocare il campo largo. Quando Schlein afferma che “al di là delle differenze tante sono le questioni su cui possiamo lavorare insieme” per costruire “un’alternativa nel merito delle cose” e cita Foggia dove “con un programma coerente comune e una candidatura credibile, noi siamo in grado di tornare a vincere insieme”, Calenda le risponde dal palco che non si può fare.

“L’opposizione, tutti i partiti di opposizione, non può essere un’alternativa perché oggi se ci trovassimo a governare con il cosiddetto campo largo (a prescindere da come dicono gli inglesi: on my body dead, sul mio corpo morto) ci troveremmo a non riuscire ad avere un accordo sulle armi all’Ucraina, non ci troveremmo d’accordo su nulla” come sul fatto “che a Roma piena di monnezza non si può fare un termovalorizzatore, io ve lo dico, ho affetto per Schlein ma nella gara a fare il populista Conte vince dieci a zero su di voi”.

“Noi – conclude Calenda – andremo per l’alto mare aperto a prendere i voti e ci andremo finché non saremo talmente grandi e forti da dire noi agli altri non con chi dobbiamo andare ma chi deve venire con noi. Io voglio che finisca il bipolarismo e voglio cambiare la politica in Italia”.

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