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Roma, 31 ago. (askanews) – “Favorita per lo scudetto? La Juventus, poi tutto può succedere…”. Parola di Francesco Totti intervenuto da Abu Dhabi, in quanto testimonial della Serie A alla nuova emittente radiofonica targata Lega Serie A. La Roma non è attrezzata per lo scudetto “Perché non è attrezzata per farlo, bisogna essere realisti. Ci sono squadre più forti, l’obiettivo primario è tornare in Champions perché la Roma lo merita”. Sull’avvio di campionato tutt’altro che spddisfacente dice: “Non ho vissuto bene queste due giornate, noi romanisti siamo abituati a certe situazioni. Ma siamo all’inizio, il campionato è lungo e l’obiettivo è tornare in Champions”. Però l’arrivo di Lukaku ha rivoluzionato la scena. “Questa è la bellezza di noi romanisti, quando c’è una cosa un po’ più grande la facciamo diventare grandissima. La passione che ci mettono i tifosi della Roma è difficile trovarla in giro. Lukaku è un grande acquisto, che fa la differenza sperando che con Paulo riescano a trovare subito una grande sintonia. Vedremo delle cose belle però un giocatore non può fare una squadra, per centrare degli obiettivi devi avere un organico più completo”. Sulla coppia Dybala-Lukaku: “Sono due top player, speriamo possano trovarsi nel migliore dei modi il prima possibile”. Alla Roma serve un vcambio di passo: “Devono cambiare i risultati innanzitutto ma il mister e la squadra sanno già come comportarsi, come giocare. Con gli acquisti fatti ultimamente daranno qualcosa in più”. La 10 a Dybala? “Io non sono il proprietario di quella maglia. È normale che il prossimo deve portare rispetto non al numero alla società, alla Roma, ai tifosi. Deve essere uno che sta alla Roma per vent’anni, darla ad un giocatore per un anno o due la maglia numero 10 non è significativo ma non converrebbe neanche al giocatore che sarebbe riempito di responsabilità. Paulo, per rispetto, non me l’ha mai chiesta e mai me la chiederà. È un professionista e un uomo esemplare e non è stupido…”. Mourinho è entrato in sintonia con l’ambiente: “È il numero uno in questo, come allenatore, come gestore, come parla. Averlo in un club è la cosa ideale, dove è andato ha vinto: è l’arma in più di questa Roma, va seguito e gli va data fiducia al 100%”. Questione Matic: “Non pensavo potesse succedere questa cosa all’improvviso. Prima che succedesse, con Paulo, facevano tutti siparietti che poche volte si vede in uno spogliatoio. Non so cosa sia successo, non conosco la realtà quindi non posso parlare di cose che non so”.
Un ricordo su Mazzone: “Mi spiace non essere stato al suo funerale, ero dall’altra parte del mondo e non sono riuscito a trovare un volo. Volevo salutarlo, è come se lo avessi fatto da lontano. Per me è stato padre, mi ha dato tanto, troppo in questo modo. Mi ha gestito nel migliore dei modi. Un aneddoto è difficile, perché ogni giorno faceva cose inaspettate. I modi, i suoi sguardi, il suo amore che trasmetteva a noi giocatori. Troppo diverso da tanti altri allenatori. Non lo dico per il rapporto che avevo con lui, ma è stato un signore in tutto. La corsa in Brescia-Atalanta è significativa. Sul 3-1 pensa ai cori contro i romani e non a recuperare la partita. Sono cose istintive. Quello che pensava diceva e al 99% era tutta verità. Lo hanno rispettato tutti, vuol dire che qualcosa di grande ha fatto”.
Un Totti a Frosinone: “Non credo che il nome possa pesare. Ovunque andrà il nome sarà sempre quello, non potrà essere cambiato. Dovrà essere bravo lui a metterlo da parte e gestire le emozioni quando scendi in campo. Gli haters sono persone inesistenti per me, che sicuramente avranno anche dei figli e questa è la buona educazione che danno ai giovani di adesso. Uno che si esprime così contro un ragazzo di 17 anni c’è da rispondere? No, non c’è nemmeno da leggere”.
Alla nuova nazionale di Spalletti l’in bocca al lupo: “Certo che sì, è la Nazionale di tutti. Adesso che l’ha presa in carica mister Spalletti sicuramente farà una grande Nazionale e vedremo della belle partite. Un grande in bocca a lui e a tutti i ragazzi”.
Infine una battuta sul caffè in sospeso con Friedkin: “No, ancora non lo abbiamo bevuto. Sono ancora chiusi i bar (ride, ndr)”.

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